QUARTA DI COPERTINA
A Lisa la morte è sempre piaciuta. Prova a catturarne il colore e l’essenza nelle fotografie, cercandola tra le suggestioni di cimiteri e sepolcri. Ma nella sonnacchiosa Macerata non succede mai nulla, fino a quando la quiete della sua città non viene scossa da una serie di delitti, sempre più agghiaccianti, misteriosi e cruenti. Allora Lisa sente l’odore della morte e inizia a inseguirla: deve fotografarla a ogni costo. Quale sarà la prossima vittima? Lisa lo scoprirà rimanendo invischiata in un labirinto di lame arrugginite che riflettono proprio l’aspetto della Morte che tanto ha inseguito. Di chi avrà il volto?
PREMESSA
Questo è ciò che succede quando un libro reclama attenzione assoluta. Una volta iniziato il romanzo, non sono riuscita a interromperne la lettura, risucchiata nel vortice della concentrazione e alla disperata ricerca di cosa stesse realmente accadendo dietro le quinte. D’altronde, il libro di Marco Ghergo tuffa il lettore in un mondo allucinatorio, fatto di follia e di paura, in cui l’arte, più che il ponte tra il reale e l’irreale, tra il vero e il falso, diviene qualcosa di “altro”, un altro con cui bisogna sapersi destreggiare, perché ci porta nel buio della psiche umana.
“Sul filo della morte” è un romanzo sinistro e stimolante per le domande che i lettori sono costretti a porsi. Racconta una storia agghiacciante, con colpi di scena e rivelazioni scioccanti, una storia che forse, nella sua assurdità, è fin troppo plausibile, tanto da poter lasciare ai lettori un retrogusto amaro e ansioso. Tranquilli, è solo un libro... almeno per adesso!
A fine lettura, mi sono sentita una palla di cemento, ma con ali di farfalla: l'autore ha raccontato una storia dai temi importanti, ma con la cura di rendere la lettura leggera e veloce, mai sacrificando l'immaginazione del lettore, grazie al suo stile letterario equilibrato nei dettagli. Risulatato? Il lettore alla fine vola... con il suo fardello di domande, ma vola!
EPIGRAFE
«Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
Matteo 4.9
Delirium and madness
TRAMA
Una ragazza bipolare, instabile psichicamente e attratta dalla morte. Fotografa obitori, scende del crimine e cimiteri. Macerata: una città in cui gira un serial killer.
"La vita è una menzogna, Lisa, l’unica che non mente mai è la morte"
PERSONAGGI
Maria Elisa Randi detta "Lisa"
Lisa ha ventitré anni, capelli rossi, pratica kickboxing ed è “fin troppo bella per la media di qualsiasi ragazza”. Ha un’anima appesantita da “frotte di preoccupazioni”, vive con la "sensazione di essere il pezzo sbagliato negli ingranaggi del mondo." A volte le capita di sentirsi dissociata. Sente e vede cose che non ci sono. Nella sua vita, realtà e immaginazione tendono a sovrapporsi, creandole “non pochi problemi”. Non è finita qui. Lisa ha un “rapporto strano con la morte, tra odio e pericolosa attrazione”. Fotografa gli obitori, i monumenti funebri, “sperando di catturare qualche fantasma nell’obiettivo”.
A diciott’anni, dopo un lutto mai elaborato, alla ragazza viene diagnosticato il disturbo bipolare, quindi alterna fasi depressive (umore basso) e maniacali (umore elevato). La sofferenza psichica di Lisa la porta anche a praticare il cutting, una forma di autolesionismo che implica vari comportamenti tra cui il tagliarsi.
“Quando il mondo era troppo irreale, Lisa si tagliuzzava per provare dolore e sentirsi viva. All’inizio lo faceva solo nei momenti di disperazione. Poi aveva iniziato a farlo quasi per passatempo, come un hobby.”
È impossibile consolare Lisa nei suoi momenti di buio, perché la sua è “un’oscurità cronica, capace di inghiottire anche chi le" è "accanto."
Lisa dice di sé stessa: "Sembra strano, ma è stata la morte a tenermi in vita”
E così Lisa "trascina dietro la sua plumbea aura di morte."
Lisa è dunque una donna dalla stabilità psichica compromessa, che, a un certo punto della sua vita, riceve su WhatApp un video anonimo. Chi lo ha inviato e perché?
Anna
Coinquilina di Lisa, con la quale Lisa ha un rapporto conflittuale e molto complesso.
“c’era quando non la volevi, spariva quando la cercavi, sorrideva quando tutti intorno piangevano.”
Maria
La sua dipartita è il dolore inconsolabile di Lisa.
Paolo Giuliani
Bel ragazzo dagli occhi verdi che Lisa conosce in biblioteca. Dipinge “volti umani giganti in modo iperrealistico”.
Professor Morelli
Insegnante dell’Accademia, artista performer: fa a pezzi dei manichini per poi imbrattarli di sangue.
Antonio Bardi
Critico d’arte e talent scout, dal fare eccentrico, definito dal professor Morelli “uno dei più grandi teorici dei movimenti artistici degli anni duemila”.
Emma Hu
Preparatevi a commuovervi, da quando entrerà in scena questo personaggio.
Klàra e Miguel
Compagni di Lisa all’Accademia delle Belle Arti.
TEMI
BENE/MALE
"...bene e male non esistono: c’è solo il divenire delle cose che deve fluire e trasformare tutto".
GUERRA CONTRO SE STESSI
"Si trascorre la vita a inveire contro nemici di qualsiasi tipo e a serbare rancori che avvelenano le relazioni, dimenticando che la guerra peggiore è sempre quella contro se stessi."
TANATOMANIA
Lisa fotografa posti e luoghi intrisi di morte. Il suo professore è un performer che ama fare a pezzi i manichini per poi imbrattarli di sangue. Nell’anima dei personaggi, che ruotano tutti nel mondo delle arti visive, risiede un’evidente necessità di superare l’estetica comune, scivolando in qualcosa di non più decifrabile artisticamente. L’ossessione per la morte diviene un linguaggio espressivo dalle tinte fosche e oscure, un baratro in cui è contenuto tutto il male, la paura, la sofferenza della psiche umana.
LA VERITÀ NEL SUO LEGAME CON L’ARTE
Senza entrare troppo nel merito di quesiti ontologici sull’arte, che da sempre sono protagonisti delle migliori controversie sul concetto di arte, nel leggere “Sul filo della morte” è naturale che il lettore sia accarezzato dalla domanda su che cosa sia o non sia “arte”. L’arte di cui parla il romanzo è in relazione con l’essere, ma non attraverso la bellezza, quanto invece attraverso la verità: non una verità mistica e astratta, ma una verità fisica, che nasce dal reale e dal concreto, la verità della vita, o meglio della fine della vita, la morte. Così il bello non è più la categoria rappresentata, ma è l’orrore della fine. Se l’arte è vita e verità è anche morte, due aspetti dell’Essere e della sua verità che non si danno l’una senza l’altra. In questa prospettiva, fin dove si può spingere un artista? Questo è un altro quesito con cui il lettore dovrà fare i conti. Il rischio, nella follia umana, potrebbe far diventare la morte un limite da oltrepassare, il punto dove la perfezione può essere raggiunta, il passaggio agitato e orrorifico di uno stile nuovo? E se l’arte, unita alla morte, diventasse assenza di ordine, pura anomia motivata dall’urgenza di trovare un nuovo inizio? L’emergenza di trovare un linguaggio espressivo per rimanere indimenticati, famosi potrebbe nascondere il fondo abissale del non ritorno. Lisa avrà questa consapevolezza? Riuscirà a porre fine all’estremizzazione dell’eccesso? La risposta è solo nella fine del romanzo, in un racconto che diviene un film poroso ed elastico che ingloba sentimenti contrastanti.
FOLLIA
La follia entra in scena fin dall’epigrafe, per poi svelarsi con un certo modo di intendere l’arte.
“il genio non è che una particolare forma di squilibrio mentale”
Siamo tutti d’accordo, ma “attenzione a non precipitare e a non confondere il genio con la scempiaggine!”. Questo sembra il monito che emerge nelle pagine de “Sul filo della morte”.
BIPOLARISMO, CUTTING E DISAGIO PSICHICO
Viaggiare nella mente di Lisa non è una passeggiata di salute, ma certamente un modo per mettere a prova certi preconcetti in cui si può scivolare. La redenzione è davvero per tutti?
MENZOGNA/VERITÀ
“La vita può essere una menzogna. Intere esistenze vengono vissute all’insegna di una bugia continua dove le persone si convincono di essere quello che non sono mai state.”
AMBIENTAZIONE
Epoca contemporanea. Macerata è la città nella quale si svolge la storia, ma come spiega l’autore nella prefazione, a fare da cornice alla storia potrebbe essere stata qualsiasi altra città. Quindi a essere centrale non è tanto il “dove”, ma il “cosa” accade. Nel romanzo Macerata diviene simbolo di violenza e insicurezza.
STILE NARRATIVO
L’autore, con il suo stile pulito, ci fa esplorare, con sapienza e puntualità, un panorama di sentimenti contrastanti. Il tessuto narrativo è ricco di personaggi e situazioni, ma è impossibile perdere il filo… il filo della morte… morte che è, difatti, sempre dietro l’angolo. È sulle scene del crimine che il giallo diventa horror. L’autore non si è intimidito nell’elargire dettagli splatter, anche se dosati con abilità, che tuttavia potrebbero invadere i nostri sogni. L’esterno-libro potrebbe diventare interno-casa!
Gli espedienti della trama sono i pezzi del puzzle definitivo: il mistero assumerà un volto e un nome. Attenzione: forse la persona più folle è la più sana di tutti!
Ho apprezzato anche l’estetica del romanzo, le illustrazioni che accompagnano il lettore, senza nulla togliere alla sua immaginazione.
Consiglio il romanzo a un pubblico sufficientemente audace per provare una lettura che lo porrà di fronte a domande di non facile soluzione.
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"Sul filo della morte" di Marco Ghergo