Cari lettori,
oggi vi intratterrò brevemente su "Pezzi di vetro" di Michele Borgogni, la cui lettura ho appena terminato.
Un racconto che contiene in sé tanti elementi diversi. Un libro di formazione? Sí, all'inizio sembrerebbe così, con un personaggio femminile che si mostra nella sua vulnerabilità e che lascia intendere un'evoluzione. Una storia con elementi erotici/spicy? Sí, nella parte centrale, dove le scene hot sono descritte con minuzia di particolari, molto esplicite davvero. Un romanzo weird? Sí, le pagine assumono via via tinte oscure, surrealiste. Un body horror book? Sí, il finale, peraltro enigmatico e folle, garantisce una certa soddisfazione agli amanti dello splatter.
"Pezzi di vetro" è in perfetta linea con i libri del catalogo Dark Abyss, perché fuori dai canoni.
Non è certamente un libro per tutti: alcuni passaggi potrebbero, per un motivo o per l'altro, risultare eccessivi. In generale, se amate solo i "compitini con tutto a postino" questo romanzo potrebbe non fare per voi (sia chiaro: nulla contro i compitini, anzi tutt'altro... l'eccellenza si può trovare ovunque, anche, se non soprattutto, nei compitini), se invece vi piace anche sperimentare letture diverse e forse divisive, beh... questo romanzo potrebbe solleticare la vostra curiosità.
Anna è una ragazza all'apparenza normale, ma che gradualmente rivela il suo mondo interiore scombussolato, a tratti umana e gentile, a tratti triviale per certi suoi modi animaleschi e per il suo gergo. La dimensione onirica in alcuni punti sembra mescolarsi con la realtà della ragazza, una realtà ordinaria, fatta di lavoro in ufficio, shopping, amicizie, incontri erotici, interessi banali, ecc. Anna, in una sorta di dialogo interiore/diario (esclusa una sola occasione in cui si rivolge ai lettori) racconta le sue giornate, un crescendo di piccole disgrazie che appesantiscono il suo animo. La storia si snoda in un climax ascendente, contrassegnato da capitoli strutturati come in un conto alla rovescia (originalità che ho apprezzato tanto) e che conduce il lettore dal realistico all'assurdo.
Un libro che ho letto dall'inizio alla fine (e questo, credetemi, non è poco, perché sono più i libri la cui lettura interrompo e che di conseguenza non recensisco, che quelli la cui lettura porto a termine e dei quali dedico tempo anche dopo). Durante la lettura, volevo veramente capire dove l'autore volesse andare a parare. Ho avuto a che fare con diversi libri weird, fantasy-horror, che mi hanno infastidito soprattutto per il "finale supercazzola". Spesso gli autori del genere fantasy horror, non sapendo come finire in modo credibile le loro storie, pensano di poter schiaffare qualsiasi cosa, parandosi dietro all'elemento fantastico "che risolve tutto" e che interviene quando la storia non regge più sul piano logico. E così sparano finali con colpi di scena grotteschi che minano la razionalità...eh già perché surreale non significa "idiota" e anche il surreale deve seguire talune logiche coerenti con l'intreccio. Incontro troppo spesso finali "caciaroni", quelli usati dagli autori tanto per chiudere con effetti speciali, ma che di speciale non hanno nulla e che puzzano della domanda: "E ora come finisco la storia? Ma sí, tanto è un fantasy horror... Mi posso inventare di tutto ... Facciamo che lui non è neanche lui, ma xxx ...".
Ecco, nel romanzo di Borgogni, non ho provato il tipo di amarezza che mi accompagna in una certa narrativa di genere "forzata", ma semplicemente perché "Pezzi di vetro" non è forzato nei suoi eccessi, ma gradevolmente raccontato e ponderato nella sua stranezza.
Pezzi di vetro, forse metafora di un'identità da ricostruire, è disturbante al punto giusto, senza urticanti arabeschi montati sul no-sens e sull'assurdo. Il lettore è portato a viaggiare nella follia, nell'abisso di una psiche conrtorta. Dall'empatia iniziale con la protagonista sfortunata e simpaticamente ironica è condotto al distacco, trovandosi in compagnia di una donna dalla coscienza e dall'identità frantumata, che compie azioni dalle quali prendere le distanze. Quando Anna deraglia dalla realtà-normalità e inizia la sua metamorfosi non è facile seguirla: i conti forse sono destinati a non tornare e non tutti i perché sono destinati ad avere delle risposte.
Lo stile dell'autore è scorrevole e asciutto, impagabile per una come me che detesta fronzoli e digressioni "allunga brodo".
Allacciatevi le cinture e salite sulle montagne russe di una storia allucinatoria e allucinante, conturbante e birichina, nella consapevolezza che non tutto sia necessariamente da capire.
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