Cari amici lettori, autori, editori e curiosi,
in questa nuova “Intervista al recensore di libri”, avremo modo di conoscere Donato Bevilacqua del blog letterario (e non solo) “La Bottega di Hamlin”, un blog davvero molto interessante e ben organizzato. Tengo a ringraziare fin da subito Donato per la meticolosità con cui ha risposto a tutte le domande, anche a quelle più insidiose, dove ha dimostrato grande moderazione e diplomazia, che io, “iena della savana”, bonariamente invidio (vedi risposta sull’editoria No Eap). Su questo tema, vi ricordo che è disponibile in rete una petizione a favore dell’editoria, affinché questa sia distinta dall’ “editoria a pagamento” (se mi paghi, ti pubblico). È importante che i lettori e i recensori sappiano distinguere se un libro proviene dall’editoria o dalla pseudo editoria (meglio qualificabile come “tipografia con servizi aggiuntivi”). In calce all’intervista, troverete il link della petizione.
Ora lascio la parola a Donato, non prima però di invitarvi a visitare il suo blog, di cui vi lascio in calce il link. Vi basterà leggere una sua recensione per avere conferma delle qualità di critico letterario di Donato, intellettualmente onesto, acuto nei giudizi e dalla profonda capacità analitica. Vi innamorerete subito de “la Bottega di Hamlin”!
Leggi l'intervista e visita il blog!
Ciao Donato, ti vuoi presentare a chi ci legge? Parlaci un po’ di te e del tuo blog. Mi chiamo Donato Bevilacqua, ho 38 anni e sono laureato in Scienze della Comunicazione. Sono da sempre appassionato di libri e letteratura, e nella vita mi occupo di comunicazione ed organizzazione eventi. La Bottega di Hamlin è un progetto nato più di 10 anni fa. All’inizio ero un semplice collaboratore, poi nel 2018 ho deciso di acquistare il sito e tutto ciò che gli ruota attorno, dando nuova linfa a questa bellissima idea. Il sito, che curo personalmente grazie anche all’aiuto di alcuni amici e colleghi (Claudia Brazzoni, Giorgio Cipolletta, Marta Lilliù, Silvia Valli, Steve Fortunato) , si occupa di letteratura, editoria, cinema e serie tv. Col tempo abbiamo stretto collaborazioni con tutte le più importanti case editrici italiane, e ad oggi pubblichiamo 2 contenuti nuovi ed originali ogni giorno. Nel blog è possibile trovare news, recensioni, interviste, approfondimenti. Collegati al sito ci sono una serie di canali social dove riproponiamo tutti i contenuti del blog: una pagina Facebook, un profilo Instagram (@bottegadihamlin), un profilo Twitter (@bottegadihamlin). Da novembre scorso è nato anche uno shop online dove poter trovare tanti gadget e prodotti a tema letterario.
Quando e perché hai deciso di diventare, se così si può dire, lettore di professione? Non credo di potermi definire un lettore di professione perché, come detto, nella vita mi occupo anche di altro. Di sicuro il progetto della Bottega mi impegna molto e sta diventando sempre più presente nelle mie giornate. Ho deciso di dare alla mia passione per i libri una spinta diversa, volendo condividerla con più persone possibili.
Recensisci solo libri da te scelti o anche quelli che ti sono segnalati? Entrambe le cose. Molto spesso le case editrici ci propongono letture specifiche. In altri casi proponiamo ciò che ci ha colpito nel mercato editoriale. Ogni membro della redazione si occupa di tematiche diverse, e questo rende tutto più dinamico. Il punto di partenza però è sempre la passione personale, non ci sono obblighi. Nel sito poi è presente una sezione dedicata ai comunicati che ci arrivano direttamente dalle case editrici che riguardano nuove uscite, eventi o libri che magari non leggeremo mai di cui riteniamo utile dare informazioni.
Se accetti proposte di lettura, le accetti solo dagli editori o anche dagli stessi autori? Ci arrivano segnalazioni da molti autori che propongono il loro romanzo per una recensione. Accettiamo sempre molto volentieri!
Su cinquanta proposte, in media quanti libri accetti di recensire? Di solito cerchiamo di accettare tutte le proposte che ci arrivano. I libri che vengono rifiutati sono solamente molto lontani dai generi che trattiamo solitamente (libri per bambini, manuali scientifici di materie specifiche ecc.)
Pubblichi solo recensioni positive e se sì perché?
a) Non vuoi demolire nessun autore
b) Non gradisci le eventuali conseguenze in rete della demolizione
c) Strategia segreta
In tutte le recensioni cerchiamo di dare una visione positiva, cercando di inserire il pezzo in un insieme di consigli di lettura che vogliamo dare ai lettori. Io poi personalmente ammiro sempre molto chi ha il coraggio di scrivere un libro e mettersi in gioco. Il fatto poi di concentrarsi su ciò che appassiona me e la redazione rende tutto molto più facile.
Recensisci solo libri di case editrici NoEap o sei disposto a recensire anche libri autopubblicati o editi a pagamento? La maggior parte dei libri recensiti arriva da case editrici NoEap, ma qualche volta ci capita di occuparci anche di scrittori che hanno scelto un percorso di auto pubblicazione. Ne teniamo conto poi nel pezzo, nel senso che in questo caso non può esserci quella visibilità o quella promozione dell’editore che invece è sempre presente nelle nostre recensioni.
Che cosa pensi della cosiddetta “editoria” a pagamento? Ho pensieri contrastanti devo dire. Da una parte credo che abbia abbattuto molte barriere e molti confini, e che abbia spinto molte persone a mettersi in gioco, a raccontare, a confrontarsi con quella che reputo una forma d’arte. Dall’editoria a pagamento molto spesso possono nascere percorsi molto interessanti. Bisogna essere bravi a scovare il talento giusto, e credo ancora che poi il mercato applichi una sorta di selezione naturale. Dall’altro lato però devo ammettere che l’editoria a pagamento non tiene conto dell’immenso lavoro che c’è in un processo editoriale, che è fatto di scelte, di sviluppo, di accompagnamento. Sento parole molto dure a volte contro gli editori, ma ce ne sono moltissimi che meritano rispetto per il lavoro che fanno.
Recensisci autori esordienti? Sì, e con molto piacere! Alcune case editrici si occupano quasi esclusivamente di esordienti. Nell’ultimo periodo ci arrivano un sacco di proposte di questo tipo, il che, a mio avviso, è molto positivo.
Quali generi preferisci? La Bottega di Hamlin ha due grandi macro-sezioni: la narrativa (sia italiana che straniera) e la saggistica. Ultimamente ci stiamo aprendo anche alla poesia. Personalmente mi occupo di narrativa, ed è questo il genere che preferisco. All’interno di questo universo mi piace qualsiasi cosa: avventura, thriller, gialli, narrazione del reale. Forse le saghe familiari mi attirano meno, mentre il reportage e la non-fiction sono generi che sto continuando ad approfondire anche nelle mie pubblicazioni scientifiche.
Come scegli i libri da leggere? Secondo alcune linee editoriali ben precise. La prima è la passione personale (mia e della redazione); poi cerchiamo di seguire sempre le novità del mercato editoriale e quello che le classifiche segnalano come ciò che “piace” ai lettori; infine accettiamo sempre le proposte che ci arrivano dagli editori. Seguiamo molto anche i più importanti premi letterari.
Che genere di libro non leggeresti mai? In questo momento storico non riuscirei a concentrarmi sulla manualistica.
Quali criteri di valutazione applichi nel recensiere un’opera di narrativa? Nella stesura dei pezzi abbiamo una sorta di modello che cerchiamo di rispettare, soprattutto per quello che riguarda le informazioni tecniche e il loro posizionamento. Per quanto riguarda invece il giudizio dell’opera, ogni redattore sceglie il proprio. Io mi concentro molto sulla collocazione della storia nel reale, penso a come la racconterei ad un amico/a, a quali personaggi restano impressi, al percorso che ognuno di loro compie dall’inizio alla fine. Cerco sempre di dare una lettura originale, personale, forse meno tecnica ma più “empatica”.
Se fossi costretto a scegliere tra un libro con un’idea originale ma con una scrittura non particolarmente valida e un libro con un tema banale ma scritto in modo eccelso, che cosa sceglieresti? Credo che lo Scrittore con la S maiuscola sia quello che riesce ad unire le due cose. Non è facile rispondere, ma posso dire di aver amato opere che fanno parte di entrambe le categorie. Poco tempo fa abbiamo ripresentato la recensione di Stoner: una storia semplice, di un uomo qualunque, ma che John Williams è riuscito a rendere un capolavoro proprio per lo stile. Un esempio all’opposto invece può essere forse l’ultimo di DonDeLillo (Il silenzio). Idea geniale ma forse raccontata non con il solito stile a cui DeLillo ci aveva abituati.
Per inquadrare un libro prima di farne una lettura completa ti capita mai, “di nascosto da te stesso”, di dare una sbirciatina a una pagina a caso o di leggerne l’incipit e addirittura la fine? La fine mai! La quarta di copertina invece sempre, è uno dei tanti metodi per capire se quel libro fa per me oppure no. Ogni tanto mi capita di leggere le prime righe. Credo che un buon romanzo debba “catturare” il lettore già dall’inizio.
Ti è mai capitato:
-di trovare in un’opera per te scadente qualcosa di valido e interessante? Sì molto spesso. Intanto il coraggio dell’autore, e poi, come dicevamo prima, ci sono idee davvero ottime che si nascondono anche dietro stili di scrittura non proprio accattivanti. Molte volte alcuni libri contengono riferimenti a storie realmente accadute, e ciò mi affascina sempre.
-di interrompere un libro perché proprio non hai trovato nessun motivo per terminarlo? Poche volte mi capitata di non terminare un libro. Quando accade di solito è perché non riesco a concentrarmi come dovrei. Io credo che la letteratura vista come “svago” sia uno dei mali di questo tempo. Non sopporto chi dice: “vorrei un romanzo che mi faccia divagare, che non mi faccia pensare a nulla”. Non funziona così. La letteratura invece è utile proprio lì dove riesce a far nascere un pensiero, un dubbio, un’azione. La letteratura migliore è quella “scomoda”, difficile, intensa.
-di leggere uno stesso romanzo per il piacere di rivivere le emozioni della prima volta che lo hai letto? Mi è capitato di rileggere più volte alcuni passi di libri che avevo già letto, ma mai per rivivere le stesse emozioni. Credo che la lettura sia molto contestualizzata nel presente, e il nostro modo di approcciare ad un libro cambi molto col tempo e con la nostra quotidianità. Alcuni libri che mettiamo da parte in passato possono essere ripresi dopo anni, scoprendo dei veri capolavori. La letteratura, appunto, non è mai per se stessa, ma è sempre in relazione a qualcosa o a qualcuno.
-di emozionarti nella lettura fino a commuoverti? Forse le lacrime non sono mai uscite, ma ci sono stati dei libri che mi sono rimasti dentro, e a cui ripenso ancora oggi, anni dopo averli letti.
-di aver valutato un libro negativamente e poi di tornare sui tuoi passi oppure il contrario? Il primo caso sì, succede, è uno dei rischi del mestiere! Nel senso che siamo portati ad esprimere un giudizio quasi immediato e invece poi, come dicevo prima, la vita a volte lascia il segno con qualcosa e crea un collegamento con un libro letto. Però devo dire che non mi è mai capitato di valutare un libro positivamente e poi pentirmi dopo un po’ di tempo.
-Che cos’è che proprio non sopporti, stilisticamente parlando, di un autore? Non amo molto il linguaggio arcaico, obsoleto, le infinite metafore. Mi piacciono molto di più stili diretti, sinceri, duri e ruvidi.
-Quanto tempo impieghi per leggere un libro che ti appassiona? Difficile dirlo, e il tempo per la lettura a volte è subordinato agli impegni professionali e personali. Ci sono stati casi in cui ho terminato un libro nel giro di poche ore, magari una nottata. Ultimamente ho divorato Il pane perduto, di Edith Bruck.
-Che cosa ti coinvolge di più in una trama? Il collegamento con fatti o eventi reali, di cui magari posso scoprire un po’ di più. Se capisco che c’è un nesso con la realtà, allora si crea un collegamento tra me e il libro che è difficile da interrompere. Ma amo molto anche storie che parlano della vita, nel bene e nel male. Soprattutto nel male direi. Perché il dolore e le esperienze negative riescono a modellare il nostro carattere molto più che quelle positive.
Per far capire meglio i tuoi gusti letterari a un autore o a un editore che ti propone in lettura un’opera, ti chiedo di dirmi tra i classici, di narrativa di qualsiasi genere, quali libri ti hanno più appassionato. Moby Dick è un libro che, a mio avviso, andrebbe letto da tutti almeno una volta nella vita. La sfida tra uomo e natura, la voce narrante che descrive il sé e il mondo, ma soprattutto le pieghe dell’animo di Achab sono da scoprire. Allo stesso modo ho amato Don Chisciotte: un’opera in cui ideale, eroismo e senso dell’avventura si uniscono alla perfezione. Ma i libri che ho amato sono tanti, e molti non li definirei classici.
Si dice spesso che un libro non si giudica dalla copertina, ma secondo la tua esperienza, quanta importanza ha realmente la copertina di un libro? La copertina ha un’importanza infinita. Secondo alcune ricerche, molti sono i lettori che approcciano ad un libro proprio grazie alla copertina, e in alcune classifiche le viene persino dato un punteggio. Amo molto però anche quegli editori che seguono una linea ben precisa, e in qualche modo riescono ad inserire scelte grafiche all’interno di uno stile già definito ed immutato nel tempo (Einaudi, Adelphi).
Ti sei mai sentito tradito da una copertina o da una bella quarta di copertina? Non direi, perché personalmente non mi fermo solo alla copertina ma amo spulciare il libro in altri particolari. Chi lavora nel settore poi impara anche a prendere con le pinze ciò che viene scritto in quarta o nelle fascette.
Si dice che non bisogna mai confondere l’autore con la sua opera, ti sei mai cimentato nel leggere un’opera di un autore per il quale non nutri particolare simpatia? Certamente, succede molto spesso quando si leggono e recensiscono tanti libri. In molti casi però devo dire che è proprio vero che esiste una notevole distanza tra autore ed opera. Ultimamente ho letto parecchi libri che reputo bellissimi ma i cui autori sono personaggi ritenuti un po’ spigolosi, schivi.
Preferisci libri in formato cartaceo o e-book? Assolutamente libri in formato cartaceo. Sarà un’idea sentimentale o una forma maniacale, ma nonostante legga anche libri in e-book faccio sempre molta difficoltà ad approcciarmi a questa modalità.
Qual è la tua più grande soddisfazione nell’attività che svolgi? Vedere che tantissime persone, appassionati e professionisti, apprezzano ciò che facciamo, seguendoci giorno dopo giorno. E anche aver capito che una passione può svilupparsi in qualcosa di più, forse non ancora in un lavoro, ma di sicuro in un progetto vincente che può crescere ancora.
Secondo te, quanto può influire nella scelta di un libro la lettura delle recensioni che lo riguardano? Molto. E se non pensassi che fosse così non gestirei un blog che recensisce libri! Io personalmente leggo molto le recensioni degli altri, sono la prima forma di orientamento, insieme ai comunicati stampa delle case editrici, nel mercato editoriale.
Che consiglio daresti a chi volesse aprire un blog di recensione di libri? Di partire sempre dalla passione per i libri e la lettura. Di darsi un minimo di organizzazione e di essere sinceri e trasparenti con i lettori.
Hai delle tue pubblicazioni? Le pubblicazioni che ho realizzato sono di carattere scientifico, per riviste di Letteratura italiana o Riviste universitarie. Sono stili e linguaggi diversi, ma se il punto di partenza è la passione per i libri e per la scrittura, mi trovo benissimo in entrambi i contesti.