Carissimi,
chi di voi già mi segue sa che nelle interviste tendo a essere irriverente e dissacrante, ma in questa sede cercherò di fare la brava e di limitarmi a domande mirate a conoscere meglio l'ospite della giornata. Dalle risposte certamente avrete agio di conoscere la persona che si nasconde dietro un'opera letteraria o poetica. Molto, infatti, anche di inaspettato può emergere da una semplice chiacchierata.
E ora pronti a conoscere un po' meglio l'affascinante autrice Mondadori TEA RANNO? Sì? E allora vamos!
Chi si nasconde dietro l’autrice Tea Ranno? Puoi parlarci un po’ di te, delle tue passioni e dei tuoi interessi?
Si nasconde un’appassionata di libri e storie, che ha fatto dei libri e delle storie il luogo abituale in cui vive.
Mi è sempre piaciuto leggere, entrare nei mondi che i romanzi propongono, andare altrove con la mente o radicarmi nella realtà attraverso narrazioni che indagano la vita da una prospettiva diversa dalla mia, o da un luogo mai visitato, o da un tempo che non mi appartiene.
Che bambina era Tea? E che adolescente?
Una bambina molto tranquilla, già allora abituata a vivere nel mondo delle favole e delle fiabe. Sono cresciuta in mezzo a donne “cuntatrici”: mia madre, mia nonna, le mie zie non facevano che portarmi nella meravigliosa atmosfera dei racconti, dove sono rimasta.
Anche l’adolescente è stata tranquilla, le sue battaglie le ha combattute tutte sulla carta.
Se dovessi raccontarti con una canzone, quale sceglieresti e perché?
Cirano, di Guccini. Canzone amatissima, che molto mi rappresenta. Quel “toccare” con la penna mettendo a nudo le pecche, gli arrivismi, le deturpazioni, la violazione della terra, ma anche quel sussurrare la tenerezza, l’amore silenzioso e ardente, la devozione a un ideale… Ecco, tutto questo mi appartiene.
Com’è iniziata la tua carriera in campo letterario?
Sono arrivata finalista al premio Calvino nel 2005, con Cenere, pubblicato nel 2006 dalle edizioni e/o
La tua più grande soddisfazione?
Aver creduto nella scrittura anche quando sembrava una follia, e aver perseverato fino a giungere, oggi, a una quindicina di libri pubblicati e a tanti personaggi che mi ruotano intorno e che chiedono di raccontarsi.
Ci vuoi raccontare qualche aneddoto legato alla stesura del tuo ultimo romanzo, L'amarusanza?
Aver inserito nel romanzo le orchidee trovate sulla spiaggia. Era lo scorso aprile, mi trovavo a Ostia (come quasi ogni giorno in tempo di Covid per trovare l’aria che a casa mi mancava), all’improvviso ho visto sulla battigia quello che mi è sembrato un pezzetto di plastica rosa, mi sono avvicinata e la plastica aveva la forma di un fiore, mi sono avvicinata di più e il fiore non era di plastica ma vero, e non era il solo: poco più avanti ne ho trovato un altro e un altro e un altro ancora, in tutto dodici, ed è stata gioia grande, sembrava un regalo del mare, poi mi hanno detto che la notte prima aveva tirato un forte vento che, probabilmente aveva strappato i fiori da uno dei giardini e li aveva portati in acqua, e il mare li aveva restituiti. Quei fiori hanno un valore emotivo molto forte nella storia di Luisa.
Tre aggettivi per definire il tuo ultimo romanzo?
Commovente, amurusu, sfrontato.
C’è un personaggio di un tuo romanzo con il quale “hai litigato”? Un personaggio ribelle nei confronti della tua penna? E se sì, alla fine chi ha vinto, tu o lui/lei?
Proprio Luisa, la protagonista. Ne “L’amurusanza”, dove compare per la prima volta, è davvero una lingua di serpe, un cuore imbottito di segatura. Quando si è manifestata, pretendendo parola, mi sono sorpresa: perché mi cercava? Cosa voleva da me? Che verità avrebbe potuto rivelarmi. Poi, quando ha cominciato a parlarmi, tra noi due è stato amore grande.
La tua location ideale per scrivere?
A mano, sul taccuino, dappertutto. A casa, quando trasferisco la scrittura dal taccuino a un file di word, il mio studio.
Lascia un messaggio per gli umani del futuro
Che la smettano di violare la terra, che la smettano di sfruttarla in maniera folle, che la smettano di succhiarle ogni risorsa.
Sì😢
La tua paura peggiore?
La mancanza di respiro.
Ricordi il primo romanzo che hai letteralmente divorato?
Piccole donne.
Hai 1000 caratteri per sfogarti su ciò che non ti piace o non sopporti. Faccene sentire quattro!
Non sopporto il pressappochismo, la supponenza, la mancanza di rispetto, la violazione dei diritti, la superficialità, un certo modo di fare politica in cui, agli interessi del singolo, vengono sostituiti quelli di un classe che persegue obiettivi propri, il malaffare in ogni sua forma.
Quale vizio capitale ritieni il peggiore e perché?
L’avarizia. Perché è la forma più eclatante di narcisismo, di egoismo, di negazione della fratellanza (pilastro che sostiene il mondo).
Quali argomenti trovi particolarmente interessanti?
Quelli di carattere sociale, di tutela delle minoranze, di tutela dell’ambiente, di tutela della bellezza, della poesia, della cultura, delle arti in genere.
Quali generi letterari ti appassionano di più?
I romanzi non di genere: storie ben raccontate, ben scritte.
Autori a cui sei grata per averti tenuto ottima compagnia con le loro opere?
Leonardo Sciascia, Stefano D’Arrigo, Tomasi di Lampedusa, Rosetta Loy, Irène Némirovsky, Magda Szabo, Cesare Pavese, Eugenio Montale.
Storia del Giappone, diritto internazionale e filologia. Se fossi costretta a studiare approfonditamente una di queste tre materie, quale sceglieresti e perché?
Filologia, perché sono, letteralmente, un’amante delle parole.
Un caso di abdaction. Purtroppo gli alieni ti hanno rapito. Hai tre minuti per parlare loro della nostra civiltà (o inciviltà .... come preferisci).
Direi che siamo un popolo che talvolta riesce a fare dei propri difetti dei grandi punti di forza, che siamo capaci di amore, che, se vogliamo, possiamo trarre bellezza anche da un mucchietto di fango.
Se avessi l'opportunità di viaggiare nel tempo, dove andresti e perché?
Vorrei visitare l’Atene di Pericle, vorrei andare alle fonti della democrazia.
Che cosa vorresti far sapere ai tuoi lettori?
Che ogni mia storia ha una genesi lunga e lungo processo di “cova”; che mai scrivo per caso, mai butto parole sulla pagina mirando a compiacere qualcuno. Le storie le scrivo per me, per farmi compagnia, per aiutarmi a ragionare sulla vita, sul mondo e i suoi disastri, i suoi pregi, le sue difficoltà; solo dopo le condivido, quando mi rendo conto che possono avere un valore anche per gli altri.
Hai un episodio della tua vita o legato alla scrittura che ti piacerebbe condividere con noi?
Quando Tatiana Alescio, regista siracusana, ha portato in scena, in teatro, Sentimi, e mi ha chiesto di interpretare “la signora col taccuino”. Lo spettacolo ha avuto numerose repliche, e sempre, immancabilmente, nel momento in cui le donne hanno cominciato a parlarmi, ho pianto.
Un film che consiglieresti perché all’altezza del romanzo dal quale è stato tratto?
In genere i film non sono all’altezza dei romanzi. Preferisco i libri.
Grazie, Tea, per esserti raccontata così amabilmente e in modo tanto puntuale qui nel mio blog. A te auguro di realizzare ogni progetto letterario e a noi lettori di beneficiare della loro realizzazione e di godere sempre della tua strordinaria penna!
Noi, cari lettori, ci vediamo alla prossima con un nuovo autore o autrice da conoscere!
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DESCRIZIONE:
Siamo in un piccolo borgo siciliano che, dall'alto di una collina, domina il mare: una comunità di cinquemila anime che si conoscono tutte per nome. Su un lato della piazza sorge la tabaccheria, un luogo magico dove si possono trovare, oltre alle sigarette, anche dolciumi e spezie, governato con amore da Costanzo e da sua moglie Agata. Sull'altro lato si affaccia il municipio, amministrato con altrettanto amore (ma per il denaro) dal sindaco "Occhi Janchi". Attorno a questi due poli brulica la vita del paese, un angolo di paradiso deturpato negli anni Cinquanta dalla costruzione di una grossa raffineria di petrolio. Quando Costanzo muore all'improvviso, Agata, che è una delle donne più belle e desiderate del paese, viene presa di mira dalla cosca di Occhi Janchi, che, oltre a "fottere" lei, vuole fotterle la Saracina, il rigoglioso terreno coltivato ad aranci e limoni che è stato il vanto del marito. Ma la Tabbacchera non ha intenzione di stare a guardare. Attorno a lei si raccoglie una serie di alleati: il professor Scianna, che in segreto scrive poesie e cova un sentimento proibito per la figlia di un amico, l'erborista Lisabetta, capace di preparare pietanze miracolose per la pancia e per l'anima, Lucietta detta "la piangimorti", una zitella solitaria che nasconde risorse insospettate... una compagnia variopinta e ribelle di "anime rosse" che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, di gesti gentili e di buon cibo: in una parola, di "amurusanze". Tra una tavolata imbandita con polpettine e frittelle afrodisiache e una dichiarazione d'amore capace di cambiare una fede, le sorti dei personaggi s'intrecciano sempre più, in un crescendo narrativo che corre impetuoso verso la deflagrazione...