Carissimi,
benvenuti in questa nuova rubrica dedicata agli autori della microeditoria No Eap. Chi di voi già mi segue sa che nelle interviste tendo a essere irriverente e dissacrante, ma in questa sede cercherò di fare la brava e di limitarmi a domande mirate a conoscere meglio l'ospite della giornata. Dalle risposte certamente avrete agio di conoscere meglio la persona che si nasconde dietro un'opera letteraria o poetica. Molto, infatti, anche di inaspettato può emergere da una semplice chiacchierata.
E ora pronti a conoscere un po' meglio Laura come persona e come autrice? Sì? E allora vamos! Eh no! Prima vi ricordo di iscrivervi al gruppo Facebook che amministro ("Solo editoria non a pagamento"), sempre che siate curiosi di scoprire nuovi autori della microeditoria No Eap.
Ammetto che per Laura ZC Costantini ho un particolare debole, per affinità elettive, interessi, gusti letterari e l’amore viscerale per l’epoca vittoriana. Quindi sono davvero molto felice di questa intervista.
Chi si “nasconde” dietro l’autrice Laura Costantini?
Non mi sono mai nascosta. Ci metto la faccia in tutto quello che faccio. Magari non paga, anzi, di sicuro non paga. Però non indosso maschere e mi pongo esattamente per come sono.
Puoi parlarci un po’ di te, delle tue passioni e dei tuoi interessi?
La mia caratteristica principale credo sia la curiosità. Unita a un’inguaribile volontà di non disturbare. E sì, le due cose non vanno d’accordo perché per “impicciarsi” un po’ di disturbo lo si crea sempre. Sono timida e solo il mio lavoro mi ha portata a superare questo difetto (sì, credo sia un difetto) e ad affrontare cose e persone con una certa grinta che, comunque, mi costa parecchia fatica. La mia passione suprema è la scrittura. Le storie mi hanno, nel tempo, salvata da delusioni e dolori. E continuano a farlo. I miei interessi spaziano parecchio (sono curiosa, appunto): leggere, viaggiare, visitare musei e mostre, frequentare il teatro per opere liriche e balletti, leggere saggi sugli argomenti più disparati, dare il mio contributo (per come so e posso) per iniziative benefiche, sostenere la ricerca, sostenere chi lotta contro le discriminazioni, sostenere chi difende l’ambiente.
Che bambina era Laura? E che adolescente?
Una bambina talmente obbediente, educata e silenziosa da essere pressoché invisibile. Un’adolescente timida, ombrosa, sostanzialmente una nerd ante-litteram, bastevolmente bullizzata per look, per gli occhiali da vista, per il tipo di interessi.
Se dovessi raccontarti con un quadro, quale quadro sceglieresti e perché?
“Alcuni cerchi” di Vassily Kandinsky. Non amo molto l’arte astratta, ma ho avuto la fortuna di vedere questo quadro esposto a New York. Sfondo totalmente nero e un fiorire di cerchi estremamente luminosi. Ma al centro del più grande, comunque, c’è l’oscurità, il mistero. Ecco, io mi sento così, piena di zone d’ombra che neanche io riesco a interpretare.
Ci vuoi raccontare qualche aneddoto legato alla stesura di uno dei tuoi romanzi? Da questo punto di vista non sono un “personaggio” particolarmente brillante. Mi metto alla tastiera (o sul tablet) e scrivo. La cosa più strana, legata alla scrittura, riguarda il modo in cui collimano le ricerche, sempre molto ampie, che svolgo per documentarmi. Se cerco una specifica location, se cerco eventi legati al periodo, perfino se cerco notizie sulla situazione meteorologica o sulle fasi lunari, finisco sempre per scoprire delle coincidenze che agganciano la storia che voglio raccontare a qualcosa di realmente accaduto. E questo lo trovo affascinante.
La tua location ideale per scrivere?
La mia casa, il mio tavolo, il mio note-book, quando scrivo da sola. La cucina di casa della mia socia, quando scriviamo insieme. Ne ha sentite di storie, quella cucina.
C’è un romanzo che hai scritto al quale sei particolarmente legata?
Una madre non dovrebbe mai avere dei figli prediletti. Ma io sono visceralmente legata alla serie “Diario vittoriano” perché mi ha portato nell’epoca vittoriana, che adoro, e perché mi ha consentito di raggiungere una mole di lettori appassionati che, sebbene i quattro volumi siano usciti ormai da qualche anno, continuano a scoprire Kiran e Robert, ad amarlo e a consigliarli.
Tre aggettivi per definire il tuo romanzo “Il Varcaporta”?
Epico, corale, struggente.
C’è un personaggio di un tuo romanzo con il quale “hai litigato”? Un personaggio ribelle nei confronti della tua penna? E se sì, alla fine chi ha vinto, tu o lui/lei?
C’è e si trova ne “Il Varcaporta”: Zachary Tucker, il binomio designato di Devereux Willoughby. Nella mia mente aveva un ruolo e un atteggiamento diverso da quello che ha poi assunto nella storia. Forse più lineare e semplice. Ma Zac mi ha fatto capire di essere tutt’altro che lineare e semplice. E, alla fine, ha vinto lui, anche se non avrei voluto che andasse com’è andata.
Il tuo incubo peggiore?
Subire un danno fisico (incidente o malattia) che mi tolga la capacità di immaginare e raccontare. Preferirei morire.
Come ti capisco...
Quali sono gli autori contemporanei che preferisci?
Stephen King, Ann Rice, Margareth Atwood, Ursula K. LeGuin. Due in vita, due scomparse. Un solo uomo. Per quanto riguarda gli stranieri. Se parliamo di italiani, ne ho molte (sì, sono soprattutto donne) e, purtroppo, sono misconosciute: Laura MacLem (scrive favolosi retelling che pubblica da autrice indipendente), Federica Soprani (la poesia assoluta di una scrittura superba), Lucia Guglielminetti (il miglior vampiro in circolazione), Amalia Frontali (scrive romanzi storici favolosi), Sonia Morganti (qualunque cosa scriva, lo fa benissimo). Aggiungerei la miglior divulgatrice storica presente, Galatea Vaglio, autrice di saggi e romanzi imperdibili almeno quanto la sua pagina FB (ma è anche su IG) “Galatea Vaglio – Pillole di storia”.
Hai 1000 caratteri per sfogarti su ciò che non ti piace o non sopporti. Faccene sentire quattro!
Lo dico fuori dai denti: scrivere non è per tutti. Quando leggo sui social post del tipo: “Ho deciso di scrivere un (mettere genere a caso). Qualcuno sa se vende il genere? Qualcuno conosce CE che lo pubblichi? Qualcuno può darmi un’idea per l’incipit?” a me sale l’omicidio. Come ti capisco bis! Se hai intenzione di scrivere un romanzo, devi avere una storia in testa. Se hai una storia in testa, puoi chiedere consiglio, certo, ma non manifestare che non sai da che parte cominciare. Soprattutto non puoi, prima ancora di aprire il file, informarti se vende o se c’è una CE che stia aspettando a braccia aperte il tuo capolavoro. Il problema è che scrivere è un verbo che indica un’azione ben precisa, ovvero tracciare simboli codificati per trasmettere un messaggio comprensibile. Ma c’è una differenza abissale tra scrivere l’elenco della spesa e raccontare una storia. Nessuno mai si sognerebbe di mettere sullo stesso piano i ghirigori che traccia mentre è al telefono con una tela di Picasso. Ma chiunque abbia la capacità di estendere frasi di senso più o meno compiuto ha la convinzione di poter scrivere nel senso più alto del termine. Ebbene, no! Non è così.
Quali qualità ti affascinano di più di una persona?
Intelligenza, sensibilità, umiltà.
Di quali argomenti detesti parlare o quali argomenti trovi particolarmente noiosi? Non amo il gossip, non amo i dibattiti che hanno il solo scopo di dare al relatore la possibilità di apparire figo, non amo chi vuole “evangelizzarmi” in qualsiasi contesto. Trovo noioso sparlare degli altri e frequentare i salotti che contano. Non prendete esempio da me, perché ciò che io trovo noioso è utilissimo per farsi un nome.
Quali generi letterari ti appassionano di più?
Thriller, horror, fantasy, storico.
Botanica, diritto penale e fisiologia animale e vegetale. Se fossi costretta a studiare approfonditamente una di queste tre materie, quale sceglieresti e perché?
Botanica, perché le piante sono un mondo sconosciuto ai più, sono esseri viventi che provano emozioni, hanno elaborato strategia di difesa e di sopravvivenza (non sul mio balcone, ahimè) e, da quel che dicono gli ultimi studi, sono in grado di comunicare tra loro, mentre noi le consideriamo oggetti d’arredamento.
Un caso di abduction. Purtroppo gli alieni ti hanno rapito. Hai tre minuti per parlare loro della nostra civiltà (o inciviltà .... come preferisci).
Purtroppo? Sarebbe fantastico. E userei i tre minuti per tempestarli di domande sulla loro civiltà. Se poi dovessi convincerli a non distruggerci, chiederei loro di accedere alla mia mente e ai miei ricordi e di visualizzare/ascoltare opere d’arte, musica, balletti, spezzoni di film. Ritengo che Bach e Beethoven sarebbero sufficienti a salvarci, comunque.
Se avessi l'opportunità di viaggiare nel tempo, dove andresti e perché?
Amo i romanzi storici, ma se avessi la possibilità vorrei conoscere il futuro e vedere cosa ne sarà stato di tutti noi (intesi come umanità) tra un migliaio di anni.
Sei davanti ad Alessandro Magno. Quali oggetti del nostro tempo (escluso armi) porteresti con te per dimostrargli che provieni dal futuro? Ne puoi scegliere solo tre. Inoltre hai la possibilità di porgli due domande. Che cosa gli chiederesti?
Porterei con me uno strumento che consenta di vedere film, connettersi alla conoscenza, leggere libri (un tablet o uno smartphone). Userei la connessione Internet per dimostrargli che con la scienza medica attuale sia Efestione che lui stesso avrebbero potuto essere salvati. Per quanto riguarda le domande: come immagina il mondo se, invece di ascoltare le richieste del proprio esercito, avesse proseguito nella marcia di conquista oltre l’India? E poi una curiosità mia personale: come faceva coesistere l’amore per Efestione con quello per lo schiavo Bagoa?
Che cosa vorresti far sapere ai tuoi lettori?
Che ci sono tante belle storie e tanti bei personaggi che attendono solo di incontrarli per regalare emozioni. Basterebbe che fossero un po’ più curiosi e un po’ meno devoti alla loro confort zone narrativa.
Hai un episodio della tua vita o legato alla scrittura che ti piacerebbe condividere con noi?
Ho volato a bordo di uno dei jet delle Frecce Tricolore. Ho provato emozioni meravigliose, adrenaliniche. Ho anche rischiato di vomitare l’anima, va detto. Ecco, quando scrivo cerco di trasmettere sensazioni come quelle: l’immensità del cielo, la consistenza delle nuvole, la paura di cadere e la bellezza del volo.
Un film che consiglieresti perché all’altezza del romanzo dal quale è stato tratto? Il nome della rosa nella versione di Annaud, con Sean Connery e Christian Slater. Quando l’ho visto non avevo ancora letto il capolavoro di Eco. L’ho acquistato subito dopo e ho adorato ogni pagina. Il film era degno della storia.
Grazie Laura! È stato un piacere averti ospite. Ti auguro una carriera letteraria sempre più luminosa!
Noi, cari lettori, ci vediamo alla prossima con un nuovo autore o autrice da conoscere!
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Grazie a te, Elisa, per l'attenzione e per la splendida vignetta a tema cucina :)