GRUPPO DI LETTURA “SOLO EDITORIA NON A PAGAMENTO”
DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
Bruna, una donna realmente esistita, è ormai in pensione quando riceve inaspettatamente una lettera dalla Svizzera. All’improvviso è costretta a riportare a galla i ricordi più duri e veri legati alla sua vita: quando da bambina curava le mucche sull’Altopiano di Asiago, il lavoro in pasticceria, il primo matrimonio, ma soprattutto l’eccidio della sua famiglia durante la strage nazifascista. Bruna è una delle tante eroine che, in silenzio, ha subito la Storia senza mai farsi annientare. Appartiene a quella generazione di persone che ha costruito l’Italia e che è doveroso ricordare.
RECENSIONE
PREMESSA
Con grande gioia mi trovo a recensire un romanzo breve (o racconto lungo) di cui ho apprezzato… tutto (come si evince dal messaggio sopra riportato da me inviato all’autrice). Non posso fare mistero che il genere (narrativa/biografia familiare/drammatico) tocca particolarmente le mie corde emotive per i temi trattati e gli scenari. Da qualche tempo, desideravo concedermi una lettura che trasformasse i miei occhi in nuvole piovose, con una storia travolgente e drammatica e, finalmente, con questo romanzo è potuto accadere. Sandra Del Pra, con grazia e semplicità, racconta una storia di una tenerezza incredibile, a tratti davvero molto dura, ma lenita dalla speranza del riscatto.
Ghe jera na toseta (C’era una bambina) prende il titolo da una favola che il nonno di Bruna (la protagonista femminile), raccontava alla nipote Ida (sorella minore di Bruna), quando questa era piccola. Il lettore entra fin da subito in una dimensione intima, familiare, dove la dolcezza degli affetti si alterna alla crudezza di una vita di stenti.
In apertura del romanzo incontriamo Bruna anziana, fumatrice affetta dalla “malattia delle vetrine”.
“Le sue arterie si chiudevano e lei non ce la faceva a camminare per lungo tempo, doveva aspettare che la circolazione riprendesse e così fingeva di “guardare le vetrine”.
La storia prosegue poi con una retrospettiva sulla vita passata della donna, in cui il lettore è immerso in una biografia familiare di amore (legami forti e saldi) e sangue (i lutti causati dalla guerra).
TRAMA
Dopo una vita di duro lavoro, tra guerra e gravi lutti, Bruna, madre di due figlie, è finalmente in pensione, pronta a godersi quel riposo tanto meritato. Un giorno le viene recapitata una lettera. Mittente: Schweizer Arbeitssamt (Ufficio del Lavoro Svizzero). Chissà… forse è il momento di raccogliere qualche soddisfazione?
PERSONAGGI
Tutti i personaggi sono descritti nelle loro peculiarità e resi indelebili nella memoria, grazie alla penna vellutata e incisiva dell’autrice, che senza dubbio possiede l’arte del racconto.
I personaggi si muovono nel loro universo in modo compatto e con un preciso spazio d’azione. L' unico loro antagonista è il fato avverso.
Bruna
"Era sempre costantemente affamata...
Decise però in quel momento che non avrebbe mai fatto patire la fame ai suoi figli, che avrebbe fatto di tutto per potere avere del cibo."
...
“La morte l’aveva sfiorata tante volte e non le faceva più paura”
Bruna è una donna “energica e volitiva”, determinata a offrire il suo contributo per aiutare la famiglia.
La famiglia di Bruna, composta da un padre affettuoso e geloso, dalla moglie, madre dolce e comprensiva, due fratelli e la sorella Margherita, è coesa e unita, sa vivere con poco e gioire delle cose semplici.
Fin da piccola, Bruna dimostra un grande senso di responsabilità. Si affaccia al mondo del lavoro con abnegazione e sacrificio, prima, a soli dieci anni, badando a una mandria di mucche e dopo, diciasettenne, come dipendente in una pasticceria, da adulta, come domestica presso una famiglia svizzera e successivamente come bidella in una scuola. Precisa e affidabile, svolge le sue mansioni con solerzia ed è benvoluta dai suoi datori di lavoro.
La vita di Bruna è costellata da sofferenze e traumi, purtroppo in tempi di guerra ricorrenti, ma la donna è sostenuta dalla fede in Dio e dall’amore per la sua famiglia. Bruna si rialza ogni volta, non perdendosi mai d’animo e mantenendo grande dignità. La sua forza non le permette di arrendersi a un destino che prima le dà e poi le toglie, un destino ingiusto che pare accanirsi senza pietà contro di lei. La donna impara a difendersi dalla follia distruttiva della malasorte, dai giudizi della gente e va avanti, dispensando amore ai suoi cari.
Arturo
Amico d’infanzia di Bruna, alto, biondo e
“l’unico che accarezzasse con gentilezza le mucche”.
Bepi
Venditore di farina e sementi, generoso e altruista. Figura che accompagna Bruna nei viaggi di distacco e di ritorno, munito prima di carro e poi di camion a motore.
Famiglia Signorini
Proprietari della pasticceria, dove Bruna lavorerà come inserviente e dove passerà “gli anni più felici della sua vita”, nella soddisfazione di sé, tra persone cordiali e gentili e tra i profumi più godibili.
Giovanni Marangoni
Primo marito di Bruna, mandato al fronte in Russia, ferito in guerra e tronato a casa, sarà ineluttabilmente segnato dalle dinamiche del periodo bellico.
Antonietta
Primogenita di Bruna e Giovanni
Sandra
Figlia del secondo marito di Bruna, un regalo, un risarcimento della vita per Bruna, prima che il destino tornasse a inveire contro di lei. Bambina studiosa e riflessiva, somatizzerà un grosso dispiacere con l’inappetenza.
Mamma di Bruna
“Le persone cative le vole el mal dei altri, vardate dai cativi, Bruna...” (Le persone cattive vogliono il male degli altri, guardati dai cattivi, Bruna).
AMBIENTAZIONE
Ci troviamo in Italia a Pedescala, una frazione del Comune veneto di Valdastico, dove, il 30 aprile del 1945, ci fu una strage da parte dei nazifascisti.
Ci spostiamo poi a Thiene (comune sempre veneto), quindi in Svizzera e infine torniamo in Italia, sul lago di Como, nel paesino Dervio e poi a Calico.
La storia si svolge nell’arco di tempo che va dal pre al post guerra, fino al boom economico e all’epoca contemporanea. In tempo di guerra (seconda guerra mondiale), tra la fame, la povertà e i tanti disagi tipici dell'epoca, è ambientata la parte più drammatica della storia.
TEMI
- Guerra
La Germania sta per invadere la Polonia e tutto sta per cambiare: padri, fratelli e fidanzati saranno chiamati alle armi. Chi sopravvivrà?
- Autodeterminazione della donna
Bruna impara presto il valore dell’indipendenza e dell’autodeterminazione, in tempi in cui le madri potevano consigliare alle figlie solo una cosa:
Varda, Bruna, che na dona non xe gnente sensa una fameja, sensa un marìo... Ricordete... Gheto capio?” (Guarda, Bruna, che una donna non è niente senza una famiglia, senza un marito... Ricordati... Hai capito?) Ma come faceva sua madre a leggerle nel pensiero? Avrebbe voluto risponderle che non era vero, che lei conosceva donne che lavoravano e se la cavavano da sole ma disse solo: “Sì, mama, gho capio” (Sì, mamma, ho capito).
- L’arte di sopravvivere
La povertà di cui parla il romanzo è quella che percorre la via del coraggio, della forza di lottare contro i mali che essa genera.
STILE LETTERARIO
L’autrice racconta con uno stile chiaro e pulito una storia che, proprio per la potenza dei suoi contenuti, non ha bisogno di essere arricchita da fronzoli e artifici retorici. La narrazione nei dialoghi presenta preziosi inserti dialettali che rendono il tutto ancora più vero.
Un unico benevolo e personale “appunto”: da lettrice avrei preferito ricevere il colpo di spada finale, apprendendo solo all'epilogo del romanzo di aver letto una storia vera, ossia quella della madre dell'autrice... 😥
Consiglio il libro a tutti coloro che amano le storie intessute di vita quotidiana, di relazioni umane forti e senza divagazioni narrative urticanti e, soprattutto, lo consiglio a chi non ha paura di entrare nelle storie fino a sentirsene parte.
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"Ghe jera na toseta" di Sandra dal Pra