Carissimi lettori,
benvenuti nella rubrica "Presenta libro". Qui potrete conoscere le nuove pubblicazioni della microeditoria non a pagamento dalle stesse parole degli autori. Sarà un po' come partecipare a una presentazione dal vivo, solo che anziché ascoltare, leggerete. E ora vi lascio in compagnia dell'autore GIACOMO POZZI che ci presenterà il suo romanzo "Un Baobab toccò il cielo dell'Africa", edito Tempo al libro.
DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
Per comprendere e rinascere è davvero fondamentale che la vita colpisca in maniera così violenta e travolgente? A quanto pare sì, e per i protagonisti di questa storia essa colpirà con tutta la ferocia che possiede. Dopo aver scelto un seme raro e prezioso dalla collezione di un vecchio del paese, il risveglio in una grotta gelida al di là della valle cambierà le loro vite. Hélène ha però un volo prenotato, e un villaggio attende di conoscerla. Sarà poi una sola promessa a riecheggiare nell’arsura del deserto, impetuosa come la rivendicazione di se stessi dopo aver subìto la peggiore violenza che quella stessa vita possa proporre a un essere umano per indirizzarlo a cambiare; per fargli comprendere di essere nient’altro che suo limitato amico. Una storia commovente, di un’intensità tale da riuscire a penetrare nell’animo del lettore e depositarsi come la poesia delle sue parole, incalzate da un ritmo narrativo sprezzante e delicato. Un libro nel quale bisogna chiudere gli occhi e fidarsi, come ha fatto Hélène con la sua vita.
PRESENTAZIONE
Un Baobab toccò il cielo dell’Africa è un romanzo sincero, onesto, libero, ma non ingenuo, anzi dotato di un coraggio e di un’audacia piuttosto sconvolgenti, d’una profondità così temeraria e animosa da rischiare l'imprudenza. La prefazione è a cura di Andrea Pagani, che lo definisce un romanzo di formazione "crudo per certi aspetti, ma anche un invito ad appropriarsi della propria vita per esserne protagonisti, non spettatori. Per altri aspetti, invece, è una storia immaginaria, visionaria in virtù di ambientazioni tra il reale e il non reale".
Per concludere questa prima opera ci sono voluti due mesi e mezzo, dedicandomi solo al libro. Ne sono nate 312 pagine, scritte in un primo momento quasi del tutto a mano, su infiniti foglietti, pezzetti di carta sparsi, poi ricopiati al computer. Questo è il mio ordine, anche perché spesso mi sono venute in mente parole da usare alla fine. Alla fine parole da usare all’inizio.
Il titolo è molto simbolico, molto metaforico e racchiude un po’ tutto il libro e lo si comprende solo una volta che si arriva alla fine. È un po’ come un cerchio che si chiude. Il titolo ha poi dato un impulso alla scrittura: mi è venuto in mente una notte, in un momento in cui sapevo dove volevo arrivare ma non capivo bene che direzione prendere. Una volta formulato il titolo, invece, non ho più avuto dubbi. Ho scritto tutto in base al titolo.
L’idea della trama è nata da quel punto nero, al centro di un foglio bianco. Tutto ha preso a evolversi velocemente, quasi esistesse già. Ero lo spettatore di fronte al film, puro strumento di canalizzazione nel raccontare gli accaduti. Sono stati mesi molto particolari… La mente in continuo movimento, guazzabuglio disordinato di concetti, parole e immagini. Eppure ogni singolo aspetto era in linea, nella complessità e nel complesso dell’opera. Sono processi incredibili, e farne parte a volte sembra quasi pericoloso: bisogna imparare a darsi una disciplina, trovare e mantenere un proprio equilibrio per non inciampare e farsi travolgere da tutta quell’energia.
Ho scelto come tema di fondo quello del viaggio come strumento di conoscenza di sé. Il viaggio – e lo dico per esperienza personale – è la base di tutto… Non inteso solo come viaggio esterno, ma un movimento interno molto ricco e variegato; questo è il vero viaggio: quello che ognuno compie dentro di sé, attraverso le prove e le sfide che la vita ci pone di fronte per aiutarci a crescere, a conoscerci, a realizzarci. Il punto nero, di cui sopra, mi ha fatto pensare a un seme, e al fatto che un seme dentro se stesso racchiude tutta la potenzialità inespressa della vita. Servono le condizioni perfette perché possa germogliare, e noi esseri umani in questo siamo molto simili. Perciò il collegamento e l’associazione sono stati rapidi strumenti di creazione per iniziare a scrivere pagina dopo pagina un racconto che avesse come tematica la scoperta di sé, attraverso la danza che si può decidere di compiere assieme alla vita stessa, e come fosse quindi un vero e proprio viaggio, al di là dell’esplorazione fisica del continente africano.
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