Carissimi,
benvenuti in questa nuova rubrica dedicata agli autori della microeditoria No Eap. Chi di voi già mi segue sa che nelle interviste tendo a essere irriverente e dissacrante, ma in questa sede cercherò di fare la brava e di limitarmi a domande mirate a conoscere meglio l'ospite della giornata. Dalle risposte certamente avrete agio di conoscere meglio la persona che si nasconde dietro un'opera letteraria o poetica. Molto, infatti, anche di inaspettato può emergere da una semplice chiacchierata.
E ora pronti a conoscere un po' meglio Rino Salvati come persona e come autore? Sì? E allora vamos! Eh no! Prima vi ricordo di iscrivervi al gruppo Facebook che amministro ("Solo editoria non a pagamento"), sempre che siate curiosi di scoprire nuovi autori della microeditoria No Eap.
Chi si nasconde dietro l’autore di “Ti amo da morire”? Puoi parlarci un po’ di te, delle tue passioni e dei tuoi interessi?
Chi si nasconde dietro l’autore…
È una scelta di parole interessante e particolarmente appropriata. In effetti mi sono sempre sentito più notturno che solare: ho sempre trovato affascinate l’ombra e ciò che vi si cela. Penso che l’oscurità riveli la vera essenza delle cose e le metta in qualche modo a nudo.
Per quanto riguarda gli interessi, ne ho parecchi, probabilmente troppi: la lettura, la scrittura, il cinema, il teatro, le mostre d’arte, le serie TV, la palestra, i viaggi…
Quel che mi manca è il tempo per coltivarli tutti, ma cerco sempre di ritagliarmene un po’, lavoro permettendo. Sono infermiere coordinatore e lavoro in Malattie Infettive, attività cui affianco l’insegnamento in diversi corsi di infermieristica dell’Università La Sapienza di Roma.
Che bambino era Rino? E che adolescente?
Ero un bambino magrolino con tanti capelli e almeno altrettanta fantasia. Facevo spesso un gioco molto particolare, di cui penso di detenere l’esclusiva: tagliavo una strisciolina da un foglio di cartoncino, mi sdraiavo sul letto e la muovevo nell’aria. Non so se hai presente quel gioco della Settimana Enigmistica in cui partendo da un paio di linee già tracciate si deve disegnare una vignetta, credo si chiami “Questo l’ho fatto io”. Ecco, io facevo qualcosa del genere usando l’immaginazione. La strisciolina di carta diventava la gamba di un robot, la coda di un’astronave o un’arma futuristica di qualche tipo, e intorno a questi particolari costruivo delle storie che proiettavo nella mente in una sorta di film.
Allora non riuscivo a spiegare bene in cosa consistesse il gioco, probabilmente capirlo risulta ostico anche oggi, ma so che mi faceva sembrare parecchio strano.
Mia zia mi prende ancora in giro, nonostante siano trascorsi decenni.
Da piccolo passavo tutte le estati a casa della mia nonna materna, a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, e in genere non andavo molto in giro. Preferivo leggere, allora ero un fedelissimo di Topolino, di cui aspettavo con ansia l’uscita tutti i mercoledì. Quasi sempre però andavo in edicola già il martedì, nella speranza che uscisse in anticipo. Ricordo che il giornalaio si trovava nel rione accanto al nostro e che il negozio era stato ricavato da un appartamento al primo piano di un palazzo, cui si accedeva per mezzo di una scala di metallo esterna aggiunta successivamente la quale, per il cucciolo che ero allora, rappresentava un ponte magico tra il mondo reale e quello molto più affascinante della carta stampata.
Con queste premesse, se tu immaginassi il Rino adolescente come un ragazzino allampanato con una smodata passione per la lettura, sempre un po’ fuori posto in mezzo ai suoi coetanei appassionati di calcio, non saresti molto lontana dalla realtà.
Se dovessi raccontarti con un quadro, quale sceglieresti e perché?
Sceglierei I Nottambuli (Nighthawks) di Edward Hopper, un notturno malinconico e agrodolce. Si adatta molto bene al modo in cui vedo il mondo.
Ci vuoi raccontare qualche aneddoto legato al tuo romanzo “Ti amo da morire”? Com’è nata questa storia? Dove hai tratto ispirazione?
Il nucleo della storia si è sviluppato attorno a un’immagine, una corsa in macchina a tarda notte. Sono partito da lì, chiedendomi chi fosse alla guida, dove stesse andando e per quale motivo.
Come vedi, la notte ritorna sempre.
Un aneddoto simpatico riguarda invece il modo in cui è nata Giusi Lamento, la proprietaria del bar in cui Luca passa molto del suo tempo. Hai presente la canzone di Simone Cristicchi, l’Italia di Piero?
Più o meno a metà del testo c’è un verso che fa “Piero si era dato fuoco lì davanti al Parlamento, poi ha cominciato a diluviare e lui si è spento”.
Ogni volta che la ascoltavo avevo l’impressione che dicesse “Piero si era dato fuoco lì davanti al Bar Lamento” e in qualche modo quel nome, e quell’episodio, sono rimasti in attesa fino al momento in cui Luca Guerra ha avuto bisogno di un posto in cui rifugiarsi.
Un po’ come il “The catcher in the rye” di Salinger, il Bar Lamento è nato da un errore di comprensione. Quando poi mi sono chiesto chi mai chiamerebbe un locale Bar Lamento, Giusi si è presentata all’appello già con il rossetto, le Merit, il video poker e il bicchiere di Martini Rosso posato sulla console.
La tua location ideale per scrivere?
Nessuna in particolare. Quando leggo o scrivo mi estranio quasi completamente da ciò che mi circonda e mi immergo nella storia.
Sto buttando giù queste parole sulla tastiera virtuale dell’iPhone, per dire, ma ne ho anche una Bluetooth che uso di tanto in tanto.
In linea di massima però scrivo al PC, nel mio studio.
Ora sei Luca Guerra, ci dici che cosa pensi del tuo autore?
Se fossi il Lazzaro Santandrea di Andrea G. Pinketts, un grande che ci ha lasciato troppo presto, ti direi che potrebbe essere un buon personaggio per il libro che sto scrivendo, anche se non ho ancora deciso quale ruolo assegnargli. Forse quello di un antagonista, un cattivo che finisce male. Se lo meriterebbe dopo tutto quello che mi ha fatto passare.
C’è un personaggio nel tuo romanzo con il quale “hai litigato”? Un personaggio ribelle nei confronti della tua penna? E se sì, alla fine chi ha vinto, tu o lui/lei?
Quasi tutti i miei personaggi sono “ribelli”. Spesso ho l’impressione di essere un semplice spettatore della storia, una sorta di cronista che si limita a trascrivere ciò che succede. Mi capita soprattutto con i dialoghi. Di solito parto con un’idea abbastanza precisa di come portarli avanti, ma quasi sempre i personaggi finiscono con il fare di testa loro. È un meccanismo che trovo affascinante e che mi sorprende ogni volta.
Se magicamente il tuo Luca apparisse davanti a te, che cosa gli diresti o chiederesti?
Nulla, perché probabilmente litigheremmo e lui sa essere parecchio sgradevole quando è arrabbiato. Magari gli offrirei una Camel, anche se a differenza sua io non fumo.
Hai qualcosa in comune con Luca?
Il gusto per i dettagli, i luoghi che frequenta, parte del background, qualcuno degli amici… Condividiamo anche alcune zone d’ombra. A volte ho la sensazione di essere una granata cui sia stato tolto lo spillo di sicurezza. Il mio stato di Whatsapp è una citazione di Bill Bixby / David Banner tratta dalla serie sull’Incredibile Hulk degli anni ’70: «Mr McGee... non mi faccia arrabbiare: non le piacerei se perdessi il controllo.»
Come me, Luca è abbastanza empatico, ma lui di solito usa questa dote per colpire duro chi ha di fronte, cosa che io tendo a non fare.
Quali sono gli autori contemporanei che preferisci?
Il mio autore preferito è William Gibson, l’americano naturalizzato canadese che ha inventato il genere cyberpunk. Amo immensamente i suoi primi lavori, la trilogia dello Sprawl e l’antologia “La notte che bruciammo Chrome”, tanto che “Ti amo da morire” è disseminato di citazioni delle sue opere.
È un creatore di mondi assolutamente geniale, un vero mago per i dettagli, e i suoi personaggi lasciano sempre il segno. Luca Guerra deve molto al Case di Neuromante e al Johnny Mnemonico del racconto omonimo.
Tra gli italiani mi piacciono Manzini, Camilleri, Malvaldi, Pinketts e Sandrone Dazieri, che occupa un posto speciale nella mia classifica personale.
Hai 1000 caratteri per sfogarti su ciò che non ti piace o non sopporti. Faccene sentire quattro!
@&€$£¥##@@!!! Quack!
Scherzi a parte, tendo a essere molto tollerante con i difetti altrui nella speranza che la cortesia sia ricambiata, ma la cosa che davvero non sopporto è la stupidità, che spesso va di pari passo con l’arroganza.
Quali generi letterari ti appassionano di più?
Come ormai avrai capito il mio primo amore è la fantascienza, a pari merito con il thriller, ma sono piuttosto eclettico. Ho letto libri di tutti i generi: classici italiani e stranieri, tragedie di Shakespeare, Harmony, romanzi di Liala, saggi di fisica, filosofia e psicologia, biografie, volumi di enciclopedia, romanzi erotici e chi più ne ha più ne metta.
Fisica quantistica, storia medievale e diritto civile. Se fossi costretto a studiare approfonditamente una di queste tre materie, quale sceglieresti e perché?
Tutt’e tre, perché sono molto curioso e mi piace approfondire. Attualmente sto frequentando un master in gestione delle risorse umane. Non c’è quasi nessun argomento che per me non presenti un qualche spunto di interesse, a parte il calcio.
Un caso di abduction. Purtroppo gli alieni ti hanno rapito. Hai tre minuti per parlare loro della nostra civiltà (o inciviltà… come preferisci).
Mi giocherei un «Klaatu Barada Nicto» mentre porgo loro il saluto vulcaniano, nella speranza che siano in gita turistica e non alla testa di un’operazione militare speciale interplanetaria in stile Mars Attack.
Al di là delle battute, ci sono giorni in cui sentendo il telegiornale o navigando in rete, soprattutto nel secondo caso, mi viene da chiedermi quanto Sapiens sia davvero l’Homo e se un’eventuale civiltà aliena ci vedrebbe come una specie senziente.
Se avessi l'opportunità di viaggiare nel tempo, dove andresti e perché?
Se avessi a disposizione il Tardis del Doctor Who probabilmente andrei nel futuro: da cultore della fantascienza sono molto curioso di sapere cosa ci aspetta da qui a qualche migliaio di anni.
Potendo, però, darei un’occhiata anche ai grandi avvenimenti del passato, più che altro per rendermi conto della distanza che intercorre tra gli eventi reali e la narrazione che è giunta fino a noi.
Questa discrasia mi affascina perché è l’essenza stessa della letteratura. Se ben descritto anche un avvenimento banale può diventare interessante o perfino epico. D’altronde non sei veramente fregato finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla.
Sei davanti a Montezuma. Quali oggetti del nostro tempo (escluso armi) porteresti con te per dimostrargli che provieni dal futuro? Ne puoi scegliere solo tre e c’è in gioco la tua vita.
Credo basterebbe un visore VR o lo schermo di un iPad. Una volta convinto, però, dovrei dirgli cosa lo aspetta e non sarebbe molto divertente. È il dramma dei viaggiatori del tempo.
Che cosa vorresti far sapere ai tuoi lettori?
Soltanto questo: «Benvenuti nel mio mondo: allacciate le cinture di sicurezza, godetevi il viaggio e per favore cercate di non vomitare sulla tappezzeria. ;-)»
Hai un episodio della tua vita o legato alla scrittura che ti piacerebbe condividere con noi?
Quando facevo le elementari scrissi un romanzo in cui narravo le avventure di Alì, un ragazzino che viveva in un mondo fiabesco in stile Mille e una notte.
Lo rilegai usando dello spago e del cartoncino marrone ricavato da una vecchia scatola di scarpe.
Un film che consiglieresti perché all’altezza del romanzo dal quale è stato tratto?
Blade Runner, tratto da “Ma gli androidi sognano pecore elettriche” di Philip K. Dick. Penso sia uno dei pochi casi in cui il film è superiore al libro da cui è tratto. Lo considero un capolavoro assoluto, una storia semplicissima raccontata in modo magistrale. Sai che quando William Gibson vide il film gli prese un colpo perché il suo mondo, il mondo di Neuromante, che allora era in via di pubblicazione, era già lì, sullo schermo?
Nella lista inserirei anche “Il nome della rosa” di Jean Jaques Annaud e “La leggenda del pianista sull’oceano” di Giuseppe Tornatore, di cui ho citato una battuta poco fa.
Rino, grazie per la tua disponibilità. È stato piacevolessimo intrattenermi con te e sono certa che sia stato molto gradevole anche per i tuoi lettori. Ti auguro di realizzare ogni tuo sogno.
Noi, cari lettori, ci vediamo alla prossima con un nuovo autore o autrice da conoscere!
LINK PER ACQUISTARE