Cari lettori,
è con entusiasmo che vi presento un nuovo autore, Diego Mo, il cui romanzo d'esordio si intitola "Il riparatore del tempo". Giorgio, protagonista della trama, si immerge in una straordinaria scoperta nel vecchio casale di famiglia in Calabria durante l'estate del 2020. Tra libri dimenticati, foto e un manoscritto, il passato si svela in una narrazione che promette di lasciare un'impronta duratura nella mente di noi lettori. Personalmente, non appena ho letto la quarta, sono rimasta catturata dai temi trattati, sia da lettrice che da autrice (periodo nazista e viaggi nel tempo... un invito a nozze!)
Scopriremo insieme il processo creativo che ha dato vita a "Il riparatore del tempo" e ci immergeremo nella prospettiva di Diego su come l'abbraccio del passato possa modellare il futuro. Un viaggio affascinante che ci svelerà i retroscena della mente creativa di un autore che merita tutta la nostra attenzione.
Buona lettura!
DESCRIZIONE
Giorgio, nell’estate del 2020, lascia il Piemonte in cerca di pace nel vecchio casale di famiglia in Calabria. Qui tra riposo e ricordi riscopre nella cassaforte del nonno tre libri, una scatola di foto e un manoscritto. Inizia a leggere il primo libro “Storia della seconda guerra mondiale” e ne resta confuso. Lui non ha mai sentito parlare di questi avvenimenti. Incuriosito prosegue la lettura con “Il diario di Anna Frank”... Anna sarebbe morta nel 1942, ma lui sa che Anna è viva e Nobel per la letteratura. Prosegue con il terzo libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Resta sconvolto da ciò che legge. Cerca su internet ma trova poco su Levi e nulla sul libro. Tocca ora alla scatola di foto: ecco l’orrore dei lager, dove riconosce un volto che nel suo mondo è uno scienziato, padre di una grandiosa cura. Infine il manoscritto… Ecco la verità, la storia pazzesca di suo nonno, il viaggio nel tempo, nel 1908 alla ricerca di Adolf Hitler, la sua missione era ucciderlo. Hitler in quegli anni era un ragazzo poco più che allo sbando e suo nonno visse una lotta interna tra dovere ed etica. Compì la sua missione costruendo nel passato il suo futuro.
BIOGRAFIA
Mi chiamo Diego Mo, sono nato ad Asti il 17 maggio del 1979 e vivo nella provincia astigiana da sempre. Dopo il diploma di agrotecnico ho iniziato a lavorare in Coldiretti, presso l’ufficio zona di Vesime, un piccolissimo comune della Valle Bormida astigiana. Qui la storia si fa sentire e vedere, attraverso le mistiche pietre “totem”, gli imponenti resti del castello e l’aeroporto partigiano. A questo piccolo paese mi sento inevitabilmente legato: dopo tanti anni mi sento anche un po’ vesimese. Sono da sempre appassionato di piante, fiori e natura. Da quando non c’è più mio padre a occuparsene ho scoperto una nuova passione: l’orto. Proprio nell’orto lascio liberi i pensieri e le idee che hanno preso forma nel mio primo romanzo.
INTERVISTA
Domande sul romanzo
1. Come hai avuto l'idea di mescolare elementi storici, come la seconda guerra mondiale, con elementi fantastici come i viaggi nel tempo nel tuo romanzo?
E’ nato tutto per caso diciamo, fantasticando su aspetti separati e riuscendo poi a cucire il tutto insieme. Da ragazzino ero molto preso dall’ufologia, molti anni dopo avevo seguito l’affascinante storia di John Titor l’uomo venuto dal futuro, mettiamoci il mio affetto per la terra dei miei nonni materni e poi i tanti documentari e i libri letti sulle vicende della seconda guerra mondiale. Bene, ho miscelato il tutto insieme e ha preso forma nella mia mente il romanzo, riuscendo a collegare tutto.
2. Cosa ti ha ispirato a scegliere la Calabria come ambientazione per il casale di famiglia di Giorgio e quale ruolo gioca questo luogo nella trama?
Nel mio libro, per quanto di fantasia, sia i luoghi che i personaggi prendono spunto dalla realtà. Mio padre era astigiano, la mia famiglia affonda le sue radici in queste colline poste tra Langhe e Monferrato fin dalla fine del 500. Poi arriva mia mamma dalla Calabria, conosce e sposa mio padre e quindi arrivo io. Inutile dire che amo entrambe le regioni perché entrambe fanno parte di me. Il casale nella realtà è una piccolissima casa rurale posta in quella valle chiusa tra due fiumare, quella di cui racconto nel libro, la casa dei nonni materni dove trascorrevo le mie vacanze e dove ho vissuto davvero pagine belle della mia vita. Pertanto la scelta della Calabria è un rendere omaggio a questa terra e ai mie nonni, era il luogo di tanti sogni e avventure. Il ruolo del casale è fondamentale in quanto nasce tutto da lì e prende forma in quel luogo, non avrei immaginato questa storia senza il casale.
3. Come hai affrontato la ricerca e la costruzione dei dettagli storici nel tuo romanzo, specialmente per quanto riguarda la figura di Adolf Hitler e gli eventi della seconda guerra mondiale?
In un certo senso il libro è venuto dopo e ha attinto ai dati che avevo precedentemente conosciuto. Infatti da ragazzo ho sempre avuto una sorta di attrazione, di voglia di conoscere ciò che è stata la seconda guerra mondiale. Tutto era iniziato da un documentario sui lager nazisti visto alle medie, poi attraverso la TV, ricordo non perdevo un’intervista fatta da Maurizio Costanzo a un sopravvissuto dei lager. Sono arrivati i film e poi Youtube, dove ho seguito ore e ore di documentari. Qui cercavo non tanto la storia intesa come cronologia dei dati e fatti accaduti, quanto le vicende vissute dalle persone, dalla gente comune, fino alle biografie dei criminali nazisti. In uno di questi documentari ho scoperto tanti dettagli della vita di Hitler, il suo amore per gli animali, che aveva gli occhi azzurri, fino a quella data il 1908 in cui la storia ha perso le sue tracce. E quella data è una punto fondamentale nel mio libro. Pertanto ho accumulato una serie di conoscenze che hanno preso posto da sole nel libro.
4. Quali temi principali hai voluto affrontare attraverso la storia del nonno di Giorgio e il suo viaggio nel tempo? Ci sono messaggi o riflessioni che desideravi trasmettere ai lettori?
In effetti mi sono sempre chiesto come sarebbe il mondo di oggi senza la seconda guerra mondiale di ieri. Il male perpetrato dai nazisti ieri ci colpisce ancora oggi, come dico nel libro, per una sorta di effetto collaterale? Immaginate i milioni di esseri umani messi a morte dalla follia nazista, immaginate se tra quei milioni di essere umani ci fosse stato un luminare uno scienziato che poteva cambiare davvero il mondo. Se il mondo intero non dedicava anni energie per autodistruggersi il mondo di oggi come poteva essere? Il mio libro in un certo senso vuole lasciare questo punto di riflessione: come sarebbe oggi il mondo se non sarebbe esistito ieri Hitler?
5. Puoi condividere la tua riflessione sul ruolo dell'etica e del dovere nella lotta interna del nonno di Giorgio, specialmente considerando la sua missione di uccidere Adolf Hitler?
Hitler è stato responsabile della morte di milioni di persone e regista di orrori incancellabili, questo è sempre da tenere presente, non si possono avere particolari scrupoli o riguardi per lui. Tuttavia se Hitler sarebbe diventato un dittatore sanguinario, un assassino c’è da considerare che John, il nonno di Giorgio non era un assassino, se Hitler non dava peso alla vita umana John si e quindi la sua lotta interiore tra etica e dovere è comprensibile, io direi dovuta. Non dimentichiamoci poi che nel 1908 Hitler era un ragazzo e non ancora il demone del 900. Alla fine John compie con un aiuto il suo dovere, o così crede. Hitler ragazzo o no è sempre Hitler e non fermarlo sarebbe stato davvero eticamente scorretto dal mio punto di vista.
Conosciamo meglio l'autore
1.C'è un libro in particolare che ti ha ispirato nel diventare uno scrittore?
Il libro è nato quasi per scommessa con me stesso, non posso lontanamente paragonarmi ad altri scrittori e lo dico con convinzione e non per modestia di rito. Se dovessi scegliere un autore a cui vorrei somigliare nello stile direi Primo Levi o Moravia. Il libro che maggiormente mi ha colpito e ispirato è senza dubbio “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Lui da una testimonianza di ciò che ha vissuto senza giudizi, una pura testimonianza raccontata con una scrittura chiara, scorrevole e posata. Quando ci domanda se una madre, sapendo che il proprio figlio dovrà morire domani, smetterebbe forse di prendersi cura del proprio figlio oggi… Bene, credo che tutta la drammaticità sia trasmessa in quelle poche parole. Quel concetto non si cancella dalla mente, le madri che stendevano i panni dei figli sul filo spinato è toccante.
2. Preferisci pianificare attentamente o lasciarti guidare dalla tua creatività durante la scrittura?
Mi definisco uno scrittore acerbo e principiante, quindi devo ancora maturare uno stile o almeno collaudarlo. Per l’esperienza che riguarda questo mio primo lavoro posso dire di non aver pianificato niente, la storia è scaturita dalla mia mente passo dopo passo, in modo fluido e senza seguire alcuna regola.
3. In che modo i tuoi romanzi riflettono la tua visione del mondo o le tue esperienze personali?
In questo mio primo romanzo c’è tantissimo delle mie esperienze personali. I fatti accaduti nella fiumara sono reali e accaduti a me. Gli stessi personaggi sono tutti ispirati a persone conosciute. Tutti tranne Mister Smith, hanno un origine reale. Anche la parte del capitano che armeggia con la spada non è del tutto inventata. Dopo aver conosciuto i tanti orrori della seconda guerra mondiale ho maturato un senso di profonda rabbia, quasi a dover dare giustizia a milioni di vittime innocenti e mi sono chiesto come sarebbe stato un mondo senza Hitler. In questo racconto c’è tanto della mia vita reale, in particolare nella prima parte del romanzo.
4. Ci sono personaggi nei tuoi libri che rappresentano aspetti specifici della tua personalità o delle tue relazioni?
Diciamo che ho dato molto del mio carattere al nonno di Giorgio, John. L’essere abitudinario e il trovare rassicurazioni nella routine rispecchia molto la mia personalità, come andare in ansia se questa quotidianità viene sconvolta o solo modificata. L’appetito, anche quello è molto mio. Trovare piacere nelle camminate o dare importanza alle regole e al loro rispetto. Potrei sembrare troppo “bacchettone” ora, ma sono aspetti di me che non sono negabili.
5. Oltre alla letteratura, quali altre forme d'arte influenzano il tuo lavoro? (Musica, cinema, pittura, ecc.)
Senza ombra di dubbio il cinema. Nel maturare e concepire la mia storia, ci sono a monte tanti film visti, come “Schindler’s List”, “Il pianista”, “Fuga da Sobibor” e “Storia di una ladra di libri”. Ci sono poi film che guardavo da bambino con mio papà e che mi danno forse un’impronta un po’ più ironica, come i mitici e favolosi film di Don Camillo rigorosamente quelli con Gino Cervi e Fernandel. Nel complesso comunque senza dubbi il cinema.
Grazie, Diego, per aver accettato di condividere la tua storia e il tuo mondo con noi in questa intervista.
Il tuo impegno e la tua passione per la scrittura emergono chiaramente, e sono certo che i lettori saranno entusiasti di addentrarsi nel tuo romanzo alla luce delle informazioni condivise oggi.
In bocca al lupo per tutti i tuoi futuri progetti letterari!
E noi, cari lettori, ci diamo appuntamneto alla prossima "Intervista Autore".
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IL RIPARATORE DEL TEMPO di Diego Mo