Cari autori e lettori,
Prisma è un romanzo che ho pubblicato per i tipi di Edikit. È un romanzo sperimentale. È stato definito dai recensori nei modi più disparati (“geniale” anima di drago; “folle”, sololibri.net ecc.) e soggetto alle più diverse critiche (“bello”, “originale”, “strano”, “boh, ma che è?”). C’è chi ne ha divinamente compreso la struttura interattiva (Pietro B. , vincitore del premio lettore di fantascienza, del blog fantascienza.com) e chi no. C’è chi non ha afferrato il senso del romanzo, ma lo ha apprezzato, e chi ancora lo ha disistimato. C’è chi ha stravisto per il finale e chi ne è rimasto invece perplesso. C’è ancora chi ha pianto e chi ha finanche sorriso. Credo che per un autore sia divertente raffrontare pareri discordanti, pareri agli antipodi. Quando propongo “Prisma” in lettura a un recensore, normalmente metto le mani avanti, perché sono consapevole che non è un romanzo per tutti e ha un suo target specifico (in altri tempi sarebbe stato definito più maschile che femminile). È certamente un libro ideale per chi ama i rompicapo e per chi è pronto a qualsiasi evenienza, anche a farsi “prendere in giro” con ironia o farsi deludere e irritare. Insomma, se amate rilassarvi con un bel romance, Prisma sta lontano da voi le mille miglia. Prisma ha una sua meccanica e una sua struttura che non fila lisca, ma è piena di dossi, curve e retromarce.
Con altri romanzi che proprongo in recensione o che sono spontaneamente commentati, di norma vado a colpo sicuro, nel senso che so che saranno capiti, anche se poi possono anche non piacere. Con Prisma, ogni volta, percorro la strada dell’incertezza. E come potrebbe essere diversamente? Prsima è un trip psichedelico, richiede attenzione e forse un po’ di follia per apprezzarlo. Chi ha capito “Prisma” sa che il protagonista, Freddy, è un personaggio disturbante con il quale non è necessario entrare in empatia. Prisma è dunque un romanzo che potrebbe essere tranquillamente demolito o messo tra i romanzi con “semafore verde”.
Perché vi ho voluto parlare del “caso Prisma”? Per dirvi che non bisogna prendersela per una recensione negativa o parzialmente negativa, a fronte soprattutto di recensioni positive. Anche grandi nomi delle letteratura non sono stati capiti e quindi recensiti negativamente. Io stessa rabbrividisco quando vedo mettere due stelle a Dostoevskij o quando mi “toccano” romanzi ai quali sono visceralmente legata. Però, a prescindere da tutto, il bello delle recensioni è proprio raffrontare pareri discordanti, nati da sensibilità diverse, talvolta davvero agli antipodi.
A noi autori: dobbiamo essere disposti a metterci sempre in gioco ed essere pronti a tutto. Nessun recensore ha in animo di nuocerci (almeno che non sia un hater!), ma semmai di esprimere liberamente un giudizio che comunque è soggettivo e perciò stesso insindacabile. Dobbiamo essere grati sempre e comunque a chi ha dedicato tempo alla nostra creatura di carta.
Ai lettori o recensori: sentitevi liberi di commentare. Non fatevi condizionare da nulla e nessuno. Troverete sempre chi non sarà d’accordo con il vostro pensiero, ma è il vostro pensiero. Anche se un libro non vi è piaciuto, siate soddisfatti di aver fatto comunque un nuovo viaggio, una nuova esperienza.
Con affetto
Elisa