INTERVISTA INTEGRALE:
Ciao Elisa e grazie per essere qui nel nostro gruppo. Parlaci di te.
Sono laureata in Lettere e filosofia con indirizzo demo-etno-antropologico e specializzata in Conservazione dei Beni Culturali. Mi occupo di progettazione museologica (creo percorsi didattici e scrivo i relativi pannelli). Ho da sempre avuto una grande passione per la lettura e la scrittura creativa. A quattro/cinque anni i miei mi fecero fare la primina e mi si aprì un mondo, quello della lettura e della scrittura. Presi a scrivere dei libercoli intitolati "Maniaci" (in riferimento alla mania di scrivere). Mi facevo pagare 3000 lire e mi firmavo "editrice Elisa Averna". Praticamente sono stata una pioniera del Self Publishing! Scherzi a parte, oggi pubblico opere di saggistica e di narrativa esclusivamente con case editrici che non chiedono forme di co-investimento agli autori. Aborro difatti l’editoria a pagamento (il che si traduce con un bel “se mi paghi, ti pubblico”). Ritengo che questo tipo di “editoria” non si dovrebbe neanche definire tale, ma più onestamente “tipografia con servizi aggiuntivi” o qualcosa di simile. C’è una sostanziale differenza tra un autore pagante e un autore che semmai è selezionato e retribuito. Trovo che sia giusto che il lettore lo sappia.
Il titolo del tuo romanzo è davvero accattivante, ci spieghi cosa significa?
Se spiegassi che cosa significa o di che cosa si tratta farei uno “spoilerone” pazzesco perché è proprio ciò che deve scoprire il lettore, insieme a Freddy. Un bel rompicapo!
Cosa ti ha spinto a scrivere un romanzo così atipico?
Un po’ di follia . Il nucleo narrativo di “Prisma” (un uomo chiuso in un prisma, solo con se stesso e con i suoi ricordi verso una cammino di redenzione) è nato da una pièce teatrale che avevo scritto a sedici anni. Con l’età matura, ho deciso di tirarla fuori dal cassetto e di trasformarla in un romanzo che fosse folle, fuori dalle righe e dai classici schemi narrativi, insomma un romanzo sperimentale da proporre a un editore coraggioso.
Chi è Freddy?
Freddy, come lo definiscono i suoi amici, è un “fottuto edonista”. In effetti, Freddy è un’egoista senza eguali che conduce una vita fatua, tra macchine e lussi di vario genere. Inoltre è un dongiovanni impenitente. Insomma ha tutti i requisiti per suscitare una forte antipatia. Freddy è stato un bambino plus dotato con il QI molto alto. Fin da ragazzino ha applicato il suo genio per congegnare truffe sempre più raffinate. Però, forse è meglio che ti faccio descrivere Freddy da Freddy stesso. Aspetta che te lo chiamo. “Freddy, vieni qui e presentati!”. “Ti sia chiaro, io non mi definisco un delinquente, ma una persona che sa vivere in un mondo di lupi. Non mi considero né buono né cattivo. Bontà e cattiveria per me sono gli ingredienti base con cui è fatta la specie umana. C’è poi chi condisce con la dolcezza o con il perbenismo, chi con la furbizia e la scaltrezza e chi con altro. La dolcezza non fa per me. Io ho sempre preferito la stronzaggine, come i sapori forti a quelli delicati. Non sono un tipo da budino e miele, ma da peperoni e tartufi. In ogni caso, non esistono incasellamenti netti, nessuno è totalmente buono o cattivo, quindi neanch’io.” (p.14) Freddy è dunque quello che definiremo un grande, un grandissimo str… Eppure, nel corso della storia, egli sa rimettersi in discussione con un’analisi introspettiva tale da auto-condursi a un processo catartico, che va dalla liberazione da se stesso e dai suoi eccessi fino alla redenzione.
Come mai hai scelto di rendere il lettore coprotagonista?
Volevo un romanzo che coinvolgesse il lettore fino a farlo diventare parte attiva nella storia, fino a regalargli un bel grattacapo da risolvere. Volevo che il romanzo fosse un concentrato di paura e di coraggio, una prova di pazienza e di affezione tra il protagonista della storia e il suo lettore.
Perché l’hai ambientato a New York?
In realtà la vera ambientazione è il prisma dove Freddy è racchiuso, che potrebbe essere qualsiasi posto del mondo. New York è semplicemente la città dove Freddy, di famiglia italo-americana, si trovava a vivere prima di essere chiuso nel prisma. Volevo un personaggio forgiato dall’anima di una grande metropoli, ma che allo stesso tempo fosse legato alle sue origini italiane.
A quale target è rivolto?
Forse più a un target maschile, dai sedici anni in su. In realtà è stato letto anche da donne che si sono volute cimentare nella soluzione del “caso Freddy”.
C’è qualcosa di te o della tua vita nel romanzo?
Certamente per alcuni personaggi mi sono ispirata a persone che realmente conosco, che ho avuto modo di “osservare” e studiare.
Perché dovremmo leggere il tuo libro?
Perché Freddy ha davvero bisogno di aiuto per capire dove si trova e perché. Lasciarlo solo in quella situazione sarebbe davvero crudele.
Che messaggio vuoi lasciare ai lettori?
Di credere nell’ “impossibile” ed è ciò che è esattamente scritto nell’epigrafe del romanzo, che poi è una dedica fatta a Blue, ossia il nome che Freddy dà al lettore.
Hai incontrato difficoltà nella stesura?
La difficoltà è tornare di nuovo su un lavoro che ai tempi ritenevo finito, cosa che non è mai semplice. Inventare una storia e scriverla è un attimo, renderla leggibile, pulirla dal superfluo fino a raggiungere la sua essenza è il lavoro più complicato.
Progetti futuri?
Leggere accanitamente e scrivere con eguale passione, due azioni che per me sono vitali come respirare. Amo tutta la letteratura classica, italiana ed estera. Adoro alla follia i “drammoni” con grandi conflitti interiori dei personaggi, sia leggerli che scriverli. Credo che in futuro, dopo essermi messa alla prova con diversi generi, mi “specializzerò” in narrativa d’ambientazione storica. Soprattutto agli inizi, è bene che un autore dia prova di una certa versatilità. Per ora su sei romanzi editi, solo due sono “drammoni” ambientati nell’Ottocento.
QUARTA DI COPERTINA
Freddy Moore vive a New York, ha un QI sopra la media e ha sempre usato il suo intelletto per escogitare truffe. Fino a quando non è stato reclutato dall'intelligence. In una giornata come le altre si sveglia imprigionato in un prisma trasparente e infrangibile. È un ambiente claustrofobico senza alcuna apertura, grande quanto la cameretta di un bambino. Freddy non sa da chi e perché sia stato rinchiuso lì dentro, ma scopre ben presto che chi lo ha fatto vuole comunicare con lui: ogni faccia laterale del prisma è uno schermo sul quale, di tanto in tanto, viene proiettata una fase della vita di Freddy. L'unico modo per scoprire la verità, sei tu, lettore. Freddy ha solo te per capire chi lo ha chiuso lì dentro e perché. "So che i miei pensieri tu li stai leggendo. Tu, mio caro lettore, sei il mio unico legame con il mondo fuori di qui. Io posso comunicare solo con te. Posso farlo grazie a uno spazio-ponte di dialogo che termina con un libro. Io non sono allineato al tuo tempo e questo è evidente. Tu hai davanti a te un testo scritto in carta stampata o in formato elettronico, poco importa, perché in ogni caso contiene la mia storia. La tua lettura servirà a me per allinearmi al tuo tempo e quindi tornare alla mia vita nel mio mondo e a te per allenarti all'impossibile."