Benvenuti nel mio blog, cari lettori e appassionati di letteratura fantasy! Oggi è un giorno speciale poiché segna un'incredibile prima volta per me. Sono entusiasta di presentarvi la mia prima intervista con un'autrice self-publishing, Miriam Di Noto.
Miriam è la mente creativa dietro al saggio "Un incontro inaspettato", un'opera dedicata a uno dei capolavori più iconici della letteratura fantasy, "Il Signore degli Anelli" di J.R.R. Tolkien. Questo libro è una profonda esplorazione delle tematiche, dei personaggi e dei mondi creati da Tolkien, un tributo alla sua straordinaria eredità letteraria.
Il mondo del self-publishing sta diventando sempre più rilevante e affascinante, offrendo una piattaforma per autori indipendenti talentuosi per condividere le loro storie e le loro passioni direttamente con il pubblico. Con "Un incontro inaspettato", Miriam Di Noto ha dimostrato che la passione per un genere letterario può essere fonte di ispirazione per un'opera critica e analitica di alta qualità.
In questa intervista, esploreremo il processo creativo di Miriam, la sua passione per Tolkien e il fantasy, nonché le sfide e le gioie dell'essere un'autrice self-publishing. Siamo pronti a scoprire il mondo affascinante che si cela dietro a "Un incontro inaspettato" e ad immergerci nelle profonde riflessioni dell'autrice su "Il Signore degli Anelli". Quindi, preparatevi per un viaggio nel cuore del fantasy con Miriam Di Noto, la prima autrice self-publishing ospite nel mio blog!
1. Puoi raccontarci come è nata l'idea di scrivere un saggio che connettesse la tua esperienza personale a Las Palmas de Gran Canaria durante il periodo del Covid-19 con la lettura de "Il Signore degli Anelli" di Tolkien? Qual è stata l'ispirazione dietro questa connessione?
MIRIAM :Nel settembre 2020 sono andata in pensione dopo tanti anni dedicati a cercare di appassionare (con discreto successo) i miei alunni alla cultura classica (ero prof di Latino e Greco al liceo). Desideravamo mio marito e io viaggiare e raggiungere un minuscolo ma luminoso monolocale che ci attendeva a Las Palmas. Li l'atmosfera era abbastanza serena (pur con le cautele anti COVID), invece le notizie dall' Italia erano drammatiche. In un'alternanza di sereno godimento della natura e angoscia per la sorte dei miei cari lontani, lessi per svago (per la prima volta nella mia vita) Il Signore degli anelli. Fu un colpo di fulmine! Prima mi prese la storia…i colpi di scena, gli incontri con esseri straordinari. Ma la tenebra che avvolgeva la storia, il lungo e difficile cammino dei personaggi, la loro tenacia ad andare avanti, anche quando non sembravano esserci speranze, corrispondeva perfettamente ai miei sentimenti in quel periodo. La lettura mi suscitò inoltre tante riflessioni che dovetti più avanti mettere per iscritto. Il titolo " Un incontro inaspettato" e la copertina del libro raccontano già quest' esperienza
2. Nel tuo saggio, hai menzionato che Tolkien è spesso considerato principalmente un autore fantasy, ma hai sottolineato le sue profonde implicazioni per il ventesimo e ventunesimo secolo. Puoi condividere con noi alcune delle chiavi per comprendere come Tolkien affronta queste tematiche contemporanee all'interno della sua opera fantasy?
MIRIAM :Con la sua opera Tolkien ha dato origine al genere fantasy, che però da tanti pur amanti della letteratura è considerato un genere inferiore che può interessare ragazzi o giovani nerd. Ho iniziato la lettura de Il Signore degli anelli per trovare un momento di svago, immergendomi in una bella storia. Ma via via che leggevo, (tra l’altro ho letto in spagnolo) delle frasi mi colpivano e mi fermavo a rileggerle e a rifletterci su. Furono queste frasi che mi fecero sentire la consonanza con tematiche vicine a noi. Ad esempio la frase di Gandalf a Frodo "Molti tra i vivi meritano di morire: E alcuni tra i morti meriterebbero di vivere…Non affrettarti a emettere sentenze capitali. Neppure i più saggi conoscono tutti i risvolti." Mi impressionò come l’autore toccasse un tema che sentiamo tanto nel difficile periodo che attraversiamo, quello della giustizia e della forte tentazione di farsi giustizia con le proprie mani. I personaggi del romanzo si trovano a compiere scelte difficili e di fronte a tali scelte si chiedono cosa sia giusto fare. Ad esempio il personaggio di Eomer chiede ad Aragorn:"In tempi come questi un uomo come può giudicare il da farsi?" " Come ha sempre fatto" risponde Aragorn "Il bene e il male non sono cambiati dall' anno scorso…Distinguerli spetta a ciascuno di noi, sia nel Bosco d' oro sia in casa propria." Mentre leggevo queste parole erano i giorni in cui ricordavamo il giudice Falcone, qualcuno che ha scelto senza tentennamenti ciò che era bene. " Vorrei che non fosse successo nel corso della mia vita" dice Frodo a Gandalf, lamentandosi della difficile situazione che si trova ad affrontare. Come tanti di noi che si lamentano di aver dovuto fronteggiare una pandemia o gli effetti del riscaldamento globale o una terribile guerra alle porte dell’Europa. La risposta di Galdalf è disarmante nella sua saggia semplicità: "Tutto ciò che possiamo decidere è disporre del tempo che ci è dato." Ancora una volta un invito ad impegnarsi e scegliere il bene.
3. Hai menzionato diverse tematiche importanti trattate nel tuo saggio, come la giustizia, la pace, la condizione della donna, il destino dell'uomo, l'inclusione, la libertà, l'uso del potere e la difesa della natura. Quali sono le connessioni più sorprendenti o significative che hai scoperto tra queste tematiche e il mondo creato da Tolkien?
MIRIAM : Ho già fatto riferimento alla frase sul tema della giustizia, che mi ha sorpreso all’interno di un racconto, che immaginavo, di pura fantasia. La versione cinematografica del romanzo ne ha sottolineato l’aspetto epico e eroico. Scene quali la carica dei cavalieri, avvolti in lucenti armature, accompagnati da una colonna sonora trascinante sono entrate nell’immaginario collettivo. Tuttavia l’autore esprime una forte critica nei confronti dello spirito bellico fine a sé stesso o meglio tutto teso alla conquista della gloria anche attraverso la “bella morte”, così come si trova esaltata nell’epica norrena, che tanto ispirò e affascinò l’autore, ma che possiamo ritrovare anche nella letteratura classica dall’epica omerica alla lirica di argomento guerresco di Callino e Tirteo. Ma c’è un passo che mi ha impressionato: il personaggio di Sam assiste ad una scaramuccia tra i Sudron e gli uomini di Gondor e così commenta Tolkien: “Per Sam era la prima scena di battaglia di uomini contro Uomini e non gli piacque molto. Era contento di non poter vedere la faccia del mortosi domandò come si chiamasse e da dove venisse; e se era davvero d’animo malvagio, o quali menzogne o minacce lo avessero indotto a compiere la lunga marcia lontano da casa:” Sembrano parole tratte dal diario di un combattente delle guerre del ventesimo e ventunesimo secolo. Il discorso sulla propaganda usata in guerra per demonizzare l’avversario o per spingere a combattere con minacce, mi ricorda gli ultimi eventi bellici che stanno sconvolgendo l’Europa e in cui sembra difficile scoprire la realtà tra i fumi di opposte e interessate narrazioni. Non sono molti i personaggi femminili nel romanzo, ma tutti hanno un ruolo importante. La principessa Eowyn, nata da stirpe di guerrieri e sofferente ad accettare il ruolo di attesa delegato alle donne, si lancia in battaglia travestita da uomo e compie un’impresa eroica. Ma il suo è un percorso di consapevolezza, troverà l’amore e un nuovo ruolo né housewife né guerriera:” Sarò una guaritrice, e amerò tutto quel che cresce e non è sterile. “Afferma quando l’ombra si è ritirata e la terra di mezzo può iniziare una nuova vita. Nel mondo tolkeniano le varie razze: uomini elfi, nani, hobbit, pur con qualche difficoltà iniziale, convivono e si aiutano fra loro, uniti da uno scopo comune. Un bell’esempio di inclusione, non c’è che dire. Tra l’altro sono proprio gli hobbit, esseri umani di piccola statura e nient’affatto votati all’eroismo che salvano la terra di mezzo. L’anello motore di tutta la storia rappresenta la seduzione del potere e per l’autore questo (l’anello, ma anche il potere indubbiamente) non va usato neppure a fin di bene, anzi proprio questa è la terribile tentazione: credere di poterlo utilizzare per fini nobili. Tutti i saggi della terra di mezzo, infatti, da Gandalf agli Elfi più illustri, se ne tengono assolutamente alla largala cura per la natura stava molto a cuore a Tolkien e sottolinea spesso nella sua opera l’azione distruttiva dell’uomo per i suoi fini di potere e dominio. Per proteggere e difendere i boschi egli introduce nel suo mondo gli Ent, i pastori di alberi, esseri a metà tra l’umano e l’arboreo, lentissimi a prendere decisioni ma terribili quando si tratta di attaccare chi ha minacciato e distrutto il bosco.
4. Puoi condividere con noi alcune delle citazioni o passaggi specifici tratti dal romanzo di Tolkien che hanno particolarmente influenzato le tue riflessioni e le tematiche che hai esplorato nel tuo saggio
MIRIAM: Ho già citato alcuni passi che mi hanno colpito, ma quello che esprimeva i miei sentimenti di quel soggiorno a Las Palmas lo ritrovo nelle parole che Sam pronuncia trovandosi insieme agli altri membri della compagnia dell’anello, nell’incantato reame elfico di Lotlorien, in cui tutto vive di un’eterna primavera: “È come essere a casa e al tempo stesso in vacanza…non voglio partire.” Lì a las Palmas mi sentivo in un mondo sereno che non avrei voluto lasciare. Ho intuito subito la profondità di uno scrittore come Tolkien, che visse in prima persona i drammatici eventi del Novecento, che traspose nel suo mondo immaginario, ma perfettamente e coerentemente costruito in un’insieme assolutamente verosimile. Alla ricerca di una spiegazione della mia prima sensazione, ho cercato di approfondire il pensiero dello scrittore, attraverso il lavoro di vari studiosi e soprattutto leggendo il suo ricco epistolario. Le sue lettere, infatti, gettano luce sulla sua concezione della vita e dell’arte. Particolarmente interessante e imprevedibile mi è apparsa la dichiarazione di Tolkien che il tema del romanzo sia morte e immortalità, cioè l'aspirazione dell'uomo ad acquisire l’immortalità attraverso costruzioni monumentali o la poesia celebrativa delle vittorie militari Mentre gli Elfi sono immortali, gli uomini non lo sono e l’autore sembra rivolgere un invito a guardare oltre i cerchi del mondo, dove si compie il misterioso destino degli esseri umani. A questo riguardo particolarmente significative le parole di Aragorn in punto di morte alla sposa “Dobbiamo lasciarci con tristezza ma non con disperazione. Guarda! Noi non siamo eternamente confinati entro i cerchi del mondo e, al di là c’è più che il ricordo.” Apre quindi un varco ad una speranza che Qualcosa o Qualcuno aspetti gli uomini oltre i cerchi del mondo. Sono stata anche estremamente colpita dall’approccio quanto mai vario dei lettori e dei critici nei confronti del romanzo. Questo è soggetto, infatti, ad interpretazioni quanto mai varie e addirittura diametralmente opposte e a volte ideologicamente orientate. Non mi stupisco di tale varietà di interpretazioni, anzi la vedo come prova della ricchezza polisemica di ogni testo letterario. In particolare per quest’opera ogni lettore vive nel contatto, con questo testo in particolare, un’esperienza tutta sua personale, che non è solo culturale ma soprattutto esistenziale.
5. Alla fine del tuo saggio, hai incluso una breve trama del romanzo e schede sui personaggi per chi non ha mai letto l'opera. Come hai cercato di rendere l'opera di Tolkien accessibile a un pubblico più ampio? Quali sono i messaggi chiave che desideri che i nuovi lettori traggano da "Il Signore degli Anelli"?
MIRIAM: Il mio target di lettori è costituito da chi, pur amando leggere, non si è mai sentito attratto da quest’opera Una difficoltà del lettore non "iniziato”, è orientarsi tra la miriade di personaggi e luoghi dai molti nomi inconsueti. Le appendici dovrebbero aiutarli a comprendere meglio e la condivisione delle mie riflessioni e della mia esperienza personale coinvolgerli. Inoltre i confronti e riferimenti ad altre opere, dai classici antichi a Manzoni ad esempio, dovrebbero attirarne l’attenzione su un terreno più familiare. Effettivamente è questo l’effetto che la lettura del saggio sta avendo nei lettori che mi hanno riferito le loro impressioni. Il mio primo pubblico sono stati i colleghi docenti e i miei ex alunni, con cui ho avuto anche dei momenti molto belli di scambio di impressioni e riflessioni. Vorrei che i miei lettori cogliessero il messaggio di fraternità, amicizia, comprensione e inclusività che Tolkien ci trasmette e di cui penso abbiamo tanto bisogno in questo periodo storico particolare.
6. Quali sono stati i momenti più gratificanti o illuminanti durante la scrittura di questo saggio? C'è una particolare parte del tuo lavoro che hai trovato particolarmente significativa o emotivamente coinvolgente?
MIRIAM: Dopo la lettura del romanzo in lingua spagnola, ho fatto ricerche per conoscere l’autore e capire come mai fossi rimasta tanto colpita. Capii che tanti elementi mi erano familiari: i valori di vita innanzi tutto e poi l’amore per le lingue e l’interesse filologico, che fa parte della mia formazione di prof di Latino e greco. In seguito ho letto il romanzo in italiano e anche l’epistolario di Toljien,che getta luce sul suo mondo. Poi iniziai a scrivere le mie riflessioni, mentre ascoltavo la colonna sonora della trilogia di Peter Jackson, che sembrava mi aiutasse a entrare in quel mondo. E poi ci fu la gioia di condividere il file appena “sfornato” con gli amici. Le loro impressioni mi incoraggiarono. Così inviai il saggio al concorso letterario Caffè delle arti IX edizione. Mesi dopo, quale fu la mia gioia nel sapere che mi avevano assegnato il premio della critica, con una bellissima motivazione. Fu entusiasmante! Altra avventura emotivamente molto coinvolgente fu la pubblicazione con Youcanprint e poi l’organizzazione di una presentazione nella mia città, a cui hanno partecipato in prima persona la mia ex Dirigente, una collega e i miei “ragazzi” come interpreti di alcuni brani.
7. Come pensi che la tua esperienza personale a Las Palmas de Gran Canaria durante la pandemia abbia influenzato la tua interpretazione e comprensione del mondo di Tolkien? In che modo questa esperienza ha contribuito a plasmare il tuo saggio.
MIRIAM: Sicuramente il soggiorno a Las Palmas, in quel particolarissimo contesto personale e collettivo, ha influenzato il modo in cui ho recepito l’opera di Tolkien. Come dicevo mi ha confortato nei momenti bui e accompagnato in quelli sereni, offerto una speranza, dato un nuovo entusiasmo che ha acceso la mia fantasia e capacità di riflessione. Credo sia normale, per ogni lettore, quando un libro ti prende sentire come se fosse stato scritto proprio per te. Nella mia scrittura so che c’è in sottofondo il mare di Las Palmas, il soffiare degli alisei, gli azzurrissimi cieli invernali, di un inverno che non lo erase non per le nubi dell’angoscia generale.
8. Infine, hai intenzione di continuare a esplorare il rapporto tra la letteratura e le sfide contemporanee in futuro? Hai altri progetti legati a Tolkien o ad altri autori in mente per i tuoi futuri lavori?
MIRIAM: Il rapporto tra letteratura e problematiche contemporanee mi ha sempre interessato, nei miei anni a scuola cercavo di presentare gli autori classici ai miei alunni come portatori di valori eterni e capaci di dire parole di saggezza anche a noi. Ho già iniziato un altro saggio, che cerca di smontare quella che a me sembra un’assurda guerra che la modernità sta combattendo contro il mondo classico in nome della cancella culture. Inoltre mi piacerebbe anche raccontarmi. Mi ha molto colpito una frase di Isabel Allende in Paula: “La mia vita si realizza nel raccontarla e la mia memoria si fissa nella scrittura. Ciò che non diventa parola il tempo cancella.” Finora ho scritto un breve racconto autobiografico che potrebbe generare qualcos'altro.
9. Se avessi la possibilità di intervistare Tolkien, che cosa gli chiederesti?
MIRIAM: Il personaggio di Bar balberò (l’Ent protettore dei boschi) parla della perdita delle Entesse e di conseguenza della mancanza di Entini e quindi di eredi dei pastori di alberi, destinati all’invecchiamento. Egli si lascia andare ad una nostalgica rievocazione dei tempi in cui il mondo era giovane ed Ent ed Entesse procedevano insieme e insieme dimoravano. Poi Ent ed Entesse si occuparono di cose diverse, gli uni amavano i grandi alberi e le selve, le altre i prati, le piante più piccole e crearono giardini dove vivere, mentre gli Ent vagabondavano e raramente tornavano da loro. Poi la guerra distrusse i loro campi coltivati e gli Ent non le trovarono più, pur cercandole per ogni dove. Ebbene ho sperato fino alla fine del romanzo che gli Ent trovassero le loro compagne perdute. Così non è stato. Avrei proprio voluto chiedere a Tolkien che fine avessero fatto. Purtroppo in una delle lettere egli afferma che sono perite quando la guerra ha distrutto i loro campi. Ebbene se potessi intervistarlo lo pregherei di cambiare idea e farle ritrovare e chiedergli che cosa significasse la loro scomparsa, se come, ho pensato io, volesse indicare che la collaborazione, pur nella diversità, tra il maschile e il femminile è necessaria, pena la disgregazione, l’invecchiamento, la perdita di ogni speranza di futuro.
10. Quale personaggio de “Il Signore degli Anelli” inviteresti a cena e che cosa vorresti sapere da lui?
MIRIAM: I personaggi incantevoli e perduti delle Entesse, mi hanno particolarmente intrigato, se potessi inviterei a cena una di esse Fimbrethil, colei che viene revocata con nostalgia da Barbalbero in un canto elfico che ne celebra l’incontro. Vero che gli Ent più che mangiare cibi solidi bevono delle bevande particolari, penso che dovremmo andare in qualche locale che serve bibite salutari da coltivazioni bio. Le chiederei quale fosse stata la sua vita e quella delle sue compagne e perché si fossero allontanate dagli Ent.Penso che avrebbe qualcosa di molto interessante e inedito da raccontare.
"Ti ringrazio, Miriam, per il tempo che hai dedicato a rispondere a tutte le domande. A voi, cari lettori, do appuntamento alla prossima intervista!"
LINK PER L'AQCUISTO:
"Un incontro inaspettato" di Maria Di Noto