Editore : Scatole Parlanti (11 novembre 2022)
Lingua : Italiano
Copertina flessibile : 216 pagine
ISBN-10 : 8832815397
ISBN-13 : 978-8832815399
DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
Estate 1966: Firenze non immagina la devastante alluvione che in autunno inonderà la città, e non lo immagina Paolo, tredici anni appena compiuti e la prospettiva delle vacanze colme di avventure con gli amici. Il caso lo farà inciampare in una conversazione misteriosa legata a suo padre, un uomo dalle ambizioni più grandi delle sue capacità. Indagando su questo segreto, Paolo innescherà una serie di eventi che culmineranno in un’onda di piena destinata a spazzare via la sua infanzia proprio come la furia dell’Arno travolgerà l’innocenza di un mondo.
PREMESSA
“Onda di piena” è il primo romanzo che recensisco per il GDL 2 “Solo Editoria No Eap”. Devo dire che speravo in una storia intrisa di vita vissuta, che mi tuffasse in una quotidianità di velluto e spine e, magia delle magie: il desiderio si è avverato! Me lo sono meritato? Sì, perché sono più le volte che esco dalla mia “comfort zone”, da lettrice onnivora quel sono, rispetto a quelle in cui mi siedo comoda (e con “Onda di piena” mi sono sentita adagiata su un morbido divano). Niente di più bello che vivere mille vite in una grazie ai nostri amici rettangolari. D’altronde un libro è un soggiorno provvisorio in un luogo che, se ben descritto, ci porteremo dentro all’infinito. La Firenze di “Onde di piena” mi rimarrà nell'anima oltre la pagina 216.
RECENSIONE
Onde di piena è il romanzo d’esordio di Alessandra Cardi, un romanzo viscerale, un affresco di una Firenze che non esiste più e che riporta alla luce un episodio indimenticabile della storia italiana: l’alluvione che colpì la città e le zone limitrofe nel novembre del 1966.
Fin dal titolo il lettore sa che la storia raccontata sarà segnata da un’“onda di piena”. Con un tale titolo, ma anche leggendo la quarta di copertina, l'immanenza della minaccia e la consapevolezza dell’arrivo del pericolo non abbandonano il lettore per tutte le pagine precedenti all’evento drammatico, pagine lontane da tutto ciò che dovrà ancora accadere, eppure attraversate da un conto alla rovescia ineluttabile. Ed ecco che l’attesa diventa gradualmente ansia. Il lettore potrebbe temere di affezionarsi ai personaggi, nel timore che qualcuno di essi possa non arrivare fino alla fine del racconto. L’ansia poi si tinge di “giallo/mistery” perché il racconto, nel suo snodo focale, con il vantaggio anche di velocizzare la lettura, assume i colori del mistero per via di certi accadimenti. (No, non ve li posso svelare… “Nulla saccio e nulla vidi” 😜)
Trama
Con Onda di Piena abbiamo un narratore autodiegetico, ossia che si identifica con il protagonista. Si chiama Paolo, di cui non ci è dato conoscere l’età al momento in cui espone la sua storia, ma certamente, esprimendosi egli al passato, è un uomo maturo, che ripercorre i ricordi della sua adolescenza, forse per restituire un senso al presente.
Era l’estate del 1966, avevo compiuto tredici anni ed ero appena stato promosso in terza media.
…, ma ancora oggi che sono passati tanti anni, il profumo dei tigli ha il potere di riportarmi indietro nel tempo a quando …
I fatti che Paolo racconta, dal punto di vista del sé fanciullo di allora, non sempre hanno una correlazione tra loro, sono come piccoli frame che si susseguono, il cui collante è il ricordo dell’anno 1966. Gli aneddoti sparpagliati seguono una cronologia divisa da un evento esterno, violento e inatteso: l’alluvione del 4 novembre, quando le acque melmose dell'Arno invadono Firenze e nulla sarà più come prima.
L’alluvione quindi si pone come lo spartiacque tra un”prima” e un “dopo”. Il “prima” è il fluire del tempo lento e uguale, come lo scorrere dell’Arno. Il “dopo” è tutto ciò che devia dal “prima”, che lo distorce, che lo viola e che accelera il futuro, imponendo ai fiorentini, insieme allo stravolgimento delle loro vite, una realtà alla quale non sono ancora pronti.
Nel 1966, Paolo è solo un ragazzino di tredici anni, che conduce una vita nella norma, nella spensieratezza tipica dell’età, tra impegni e svaghi: la scuola, il bar del padre Sauro in cui lavora la madre e Nives, le visite ai nonni in campagna, le ricorrenze da festeggiare, le marmellate fatte in casa, le partite di pallone, le gare con i tappini, le zuffe con i teppistelli di quartiere, le astuzie per rimediare i guai, le punizioni dei genitori, i giochi con il fratellino Tommaso, le amicizie, come quella complice del Mollino o quella infiocchettata di rosa di Rachele, i primi sussulti d’amore, i primi baci e le varie avventure fino a un qualcosa di oscuro. Questo qualcosa è ciò che porta alla svolta mistery del romanzo, una sferzata necessaria alla narrazione, un mordente essenziale affinché il romanzo non rischiasse di rimanere monolitico o un semplice memoriale/elenco di eventi vissuti da un classico tredicenne dei tempi. E così Paolo si trova ad ascoltare casualmente, un’indecifrabile conversazione tra il padre, uomo tanto ambizioso quanto mediocre, e Pispolo, inquietante figura dalla doppia vita. Per darsi una spiegazione rispetto a ciò che ha udito, Paolo decide di indagare, dando così l’avvio a una serie di dinamiche che finiranno per togliere la maschera agli adulti della sua cerchia e a scoprire le loro nefandezze. Nello scontro con la realtà degli adulti, Paolo dimostra quanto sia diverso, quindi la sua integrità morale. Nel frattempo, l’alluvione mette ko l’intera città. I fiorentini sono costretti a indossare stivali di gomma e a lavorare con i badili per liberare la città dall’acqua. L’onda di piena spazza via tutto, anche sogni e speranze. Come la vecchia Firenze, dopo la catastrofe si trova a fare i conti prima del tempo con la modernità e il rinnovamento, così Paolo da fanciullo entra prepotentemente nell’età adulta. L’onda di piena gli impone di crescere in fretta e di assumere nuove consapevolezze che, inevitabilmente, lo segneranno nel profondo.
PERSONAGGI
Eureka! Il cast del romanzo è moderatamente nutrito. Non ci troviamo in uno di quei romanzi dove, tra nomi complicati e orde di personaggi che entrano nella storia ed escono con pari facilità, ci sentiamo un po' disorientati. Per il lettore quindi non c’è il rischio di perdersi per strada qualche personaggio. I personaggi che gravitano attorno a Paolo sono tutti ben caratterizzati, spogli di ogni inutile sovrastruttura e pertanto riconoscibili. Spesso sono chiamati con i loro nomignoli e ciò permette di entrare meglio in empatia con loro, in un rapporto quasi confidenziale. La tenerezza di noi lettori si riversa non solo verso il protagonista, ma anche verso le figure secondarie benevole e protettive che gli ruotano attorno (la nonna, il nonno del Mollino detto “Il Mollone”) o che al contrario, ispirano più senso di protezione (Nives).
Paolo
Il tredicenne Paolo, promosso a scuola, agogna la sua meritata estate, all’insegna del divertimento in compagnia dei suoi affetti. Adora la nonna, ha la sua prima cotta e non rinuncia alle sue amicizie.
Il ragazzo non sospetta minimamente ciò che da lì a breve succederà. Vive, gioca e osserva il mondo degli adulti, nell’inconsapevolezza che la sua osservazione sarà la via della “verità”, la fine delle illusioni e delle certezze e l’approdo nella realtà, fatta di dubbi, timori e delusioni. Paolo si troverà di fronte a scelte difficili, a responsabilità che lo investiranno come le acque dell’Arno e dovrà trovare il coraggio di diventare adulto.
«La vita è teatro e mercato, ragazzi, lo imparerete».
E Paolo lo imparerà e ciò segnerà il passaggio dalla sua adolescenza all’età adulta.
-Ora vi porto a conoscere qualche personaggio, laddove possibile, con le stesse parole dell’autrice.
Il Tigna
Tigna, il bullo con cui Paolo arriva a fare scazzottate in chiesa, ha modi da smargiasso, ha la sua banda o claque, di cui fanno pare il Neri e il Colletti, ha “occhi grigi da carogna” ed è uno dal quale aspettarsi solo guai.
Rachele
Amica di Paolo, verso la quale Paolo appare particolarmente sensibile. È una ragazza forte, che non si fa intimorire neanche dal Tigna.
Non successe niente di più, ma ancora oggi che sono passati tanti anni, il profumo dei tigli ha il potere di riportarmi indietro nel tempo a quando Rachele non fumava, non pensava come una criminale e voleva stare seduta con me a bere una Roveta.
Progresso
Nato all’inizio del secolo, portava nel nome quella fiducia in un mondo migliore che si era infranta contro due guerre e un tir di miseria. Indossava abiti che erano stati fatti su misura molto tempo prima, e che gli erano invecchiati addosso.
Nives
Nives era una nuvola di ricci rossi montati sopra un sorriso talmente luminoso che quando arrivava sembrava portarsi dietro sempre il sole.
La sua storia, legata al torbido Pispolo, non la dimenticherete. Il suo personaggio ha messo a dura provo il mio impianto idrico oculare.
Pispolo
Lui si definiva poeta, ma per vivere di giorno faceva il tassista e di notte faceva cose complicate, così diceva la mamma. Negli ultimi tempi si faceva vedere di meno, perché era successo un problema serio con Nives.
Agnese
Personaggio forse neanche terziario, ma come dimenticarla:
Agnese, famosa nel quartiere perché aveva sempre il naso caccoloso
La nonna
Magari io avessi potuto passare la mia punizione a casa della nonna. Io e lei avevamo un’attrazione particolare, come le galline e il mais. Le potevo raccontare le mie cose e a lei sembrava interessare quello che pensavo. E anzi, spesso i miei pensieri li indovinava. Non mi considerava un intralcio. Mi mancava molto.
E poi c'è Mimosa, il personaggio che non ti aspetti, una neve estiva da guardare increduli, tra tenerezza e ammirazione. Mimosa è una pioniera che, nella Firenze degli anni Sessanta, ha il coraggio di sognare un concetto più alto di società, fatto di uguaglianza e di rispetto per la diversità.
..., i capelli lisci le ricadevano tutti intorno come le aureole degli angeli nei dipinti delle chiese. Il profilo severo sembrava scolpito nel marmo e il contrasto con il suo sorriso languido rivolto al sole a occhi chiusi mi fece pensare al freddo del polo nord e al calore di un vulcano mescolati.
TEMI
-Il repentino passaggio dall’adolescenza all’età adulta, attraverso un avvenimento drammatico.
L’adolescenza è la vera protagonista nel romanzo e diventa territorio di retrospettive. Attraverso il punto di vista dell’adolescente, che vive curioso le “stranezze” del mondo degli adulti, passa trasversalmente quello dell’adulto. Paolo rivive le emozioni de sé stesso passato, apre i cassetti della memoria per riportare in luce persone, avvenimenti e sensazioni con un’operazione piena di suggestioni, un’operazione non facile e una rischiosa procedura selettiva.
Avrei imparato anni più tardi a riconoscere lo sguardo di chi sa che sta per dirti qualcosa che segna il momento preciso tra il prima che rimpiangerai e il dopo.
-Il sogno americano
Il padre di Paolo sogna di fare la bella vita in America con la sua famiglia e sembra davvero disposto a tutto pur di realizzarlo.
-Prime pulsioni amorose
-Disforia di genere (definizione che usiamo solo oggi e infatti non è presente nel romanzo)
Come spiegare ai bambini, Paolo e Tommaso, questa particolare condizione? Le osservazioni e le domande di un bambino sono catturate dall’autrice perfettamente in tutta la loro spontaneità:
«Altro che signora. Quella è un travestito».
«Travestita da cosa? Ma se era nuda» dissi io.
[…]
«E come ve la spiego una cosa così» disse. «Allora. Dio ci crea maschi e femmine, giusto?».
«Giusto» confermò Tommaso.
«E invece no». E poi disse un’enormità che se l’avesse sentita don Bonardo gli sarebbe venuto un colpo secco: «Qualche volta anche Dio si sbaglia e mette una donna dentro al corpo di un uomo. E allora bisogna fare un sacco di fatica per farsi donna anche fuori».
(Ho trovato questo passaggio davvero molto tenero e buffo).
-L’alluvione e il cambiamento
L’alluvione del ’66 provocò una drammatica svolta nell’esistenza di molte persone, costrette a guardare attoniti una città distrutta e nel contempo a reagire per ricominciare.
Non c’era molto in dispensa perché quasi tutto quello che mangiavamo veniva dalla cucina del bar. Il bar era casa mia. Quel pensiero mi fece male, non riuscivo a immaginarlo sommerso dall’acqua.
Percorremmo una via de’ Neri insozzata, ma viva. Vidi gente che spazzava e spalava, recuperando quello che poteva. Qualcuno piangeva rigirandosi tra le mani il nulla che gli restava.
Tommaso accanto a me piangeva. Gli misi un braccio intorno alle spalle in maniera piuttosto goffa. Io non piansi. Non ci riuscivo. Era come se ci fosse una diga tra me e il mondo. Niente entrava e niente usciva.
Avrei tanto voluto arraffare un paio di parole rassicuranti dalle raffiche di pensieri che soffiavano nella mia testa, ma tutto vorticava intorno a un’unica immobile certezza: niente si sarebbe salvato.
Come il negozio di barbiere di Fausto, la bottega da ciabattino del Canacci, la macelleria di Nando, la bottega della sarta, l’edicola di Walterino con tutti i fumetti. Il fiume aveva inghiottito tutto. Premevo il pulsante della macchina fotografica in modo compulsivo mosso dall’ansia di perdere l’immagine più importante, l’unica cosa che non potei fotografare fu la mia paura.
I Fiorentini sono colti impreparati. Che cosa resterà della loro vita e che cosa sarà irrimediabilmente perduto? La consapevolezza della sciagura non implica la previsione degli esiti.
-Morte
La presenza più crudele per far crescere in fretta un individuo.
Non potevo sopportare di stare in quell’appartamento che XXXX aveva lasciato un giorno per non tornare mai più, solo che la casa non lo sapeva e ogni gesto lasciato a metà sarebbe rimasto come era, in attesa che lei rientrasse. E questo mi provocava un dolore pazzo.
AMBIENTAZIONE
L’Italia raccontata è quella del dopoguerra, dell’industrializzazione e del boom economico, ma che vede una Firenze ancora un po’ indietro, forzatamente costretta, dopo la catastrofe, a cambiare e a rinnovarsi. L’atmosfera toscana, la campagna, la natura, gli scorci storici di Firenze, sono colte dalla penna dell’autrice in tutte le sue sfumature.
STILE NARRATIVO
La lettura è scorrevole e il lessico curato. Lo stile narrativo di Alessandra Cardi è fluido, pulito, poetico e dolce. In una parola: impeccabile. L’autrice nelle parti narrative, descrittive, espressive, dialogate e riflessive segue uno schema tradizionale, come è sempre raccomandabile in un romanzo d’esordio, dove si deve dimostrare padronanza della lingua, senza inserire le cosiddette “licenze poetiche”. Una perfezione che, nel tempo, gli autori spesso si concedono di “sporcare” a favore di una scrittura meno accademica, ma anche molto meno facilmente fruibile. L’autrice, nel rigore delle regole tecniche di scrittura, non abdica alla spontaneità dei dialoghi. Non ci sono inserti dialettali, ma la toscanità si evince nei botta e riposta, dove per esempio il “te” è usato al posto del tu come soggetto, e soprattutto nei soprannomi dei personaggi.
I dialoghi dei giovanissimi sono colti in tutta la loro esilarante spontaneità:
«Sorella?» chiesi io. «Non sapevo che ne avessi una. Dove sta?». «Io l’ho persa». «Ma come si fa a perdere una sorella?» chiese Tommaso. «Zitto scemo, si dice così quando una persona muore!»
Un piccola osservazione dovuta a una mia personalissima preferenza: ho sentito la mancanza dei titoli dei capitoli, che aiutano a ricordare, soprattutto a distanza di tempo, la storia narrata in un libro. In generale il lettore, leggendo l’indice, è facilitato a memorizzare la trama di un romanzo e a non perderla nel tempo, anche riaprendo il libro dopo anni.
Romanzo consigliato a...
Romanzo consigliato a chiunque voglia tuffarsi in una storia che ha il profumo della vita vera, con le sue difficoltà, nell’atmosfera della vecchia Firenze, lontana dall’attuale globalizzazione, una Firenze quindi di una umanità che sopravvive con poco, che si muove in vie strette e umide o semplicemente consigliato a chi è sensibile alla buona narrativa.
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