DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
“Libera” è una saga familiare che segue – nell’arco temporale che va dalla fine degli anni Trenta fino ai nostri giorni – il destino di quattro generazioni di donne in un mondo declinato al maschile. Le vicende personali di Elena e Vito si intrecciano con la Storia con la esse maiuscola. E non a caso la nascita di Maria Libera coincide con una data storica, che ne influenza simbolicamente anche il nome. Costretta a un matrimonio con un uomo narcisista e violento, le sue vicissitudini e il suo tentativo di smarcarsi dallo stesso destino della madre offrono al lettore una visione dettagliata dell’evoluzione civile e sociale affrontata dalle donne nel corso degli anni. Con Angelamaria l’emancipazione si fa ancora più concreta e con Elma si chiude il cerchio, nonostante anch’ella inciampi in un matrimonio pressoché fallace. Non manca un mistero incombente, la cui risoluzione si avrà solo alla fine. A far da scenario Villamare, un immaginario paese del Salento sul mar Ionio. Come in una pièce teatrale, la storia si conclude tornando lì dove è iniziata: in un presente difficile segnato da una pandemia mondiale che costringe tutti a profonde riflessioni e a perdonare errori che non sarebbero mai stati tali se si fossero fatte scelte diverse.
PREMESSA
Il primo sentimento provato per aver letto questo libro è stato RABBIA mista ad AMAREZZA, prima ancora che riconoscenza nei confronti dell’autrice per questo gioiellino della narrativa, che mi ha intrattenuto in modo sublime. Rabbia e amarezza perché? Per la condizione della donna fino a non troppo tempo fa? Sì, ma non solo. In realtà anche per un motivo che esula dalla trama e dai temi trattati, bensì legato alla situazione editoriale italiana. Mi spiego meglio: è molto triste pensare che i libri di questo calibro non siano esposti negli scaffali delle librerie, a favore anche di libercoli pubblicati dall’ultimo dei personaggi popolari sui quali i big dell’editoria preferiscono investire. Già, i big dell’editoria non sono interessati a scoprire nuovi talenti, ma danno al popolo ciò che il popolo evidentemente merita (mi astengo dal precisare cosa, ma credo che si possa intuire). Ok… gli editori sono principalmente imprenditori e quindi puntano su chi è conosciuto (non importa per cosa, l’importante è che lo sia… potrebbe anche aver vinto una gara di rutti su Tik Tok). Il numero dei follower è ciò che conta, quindi non la qualità del pubblico ma la quantità di persone che s’imbrancano a seguire il personaggio o i personaggi del momento, destinati a diventare futuri “scrittori”, a discapito di chi scrive davvero.
Quest’anno ho letto romanzi a dir poco meravigliosi, scritti da autori emergenti che un tempo sarebbero stati corteggiati dalla grande editoria e che invece sono destinati a essere letti da una ristretta cerchia di lettori (parenti, amici, conoscenti e lettori caparbiamente conquistati in una solitaria campagna promozionale. Fine.). È paradossale che i microeditori che non hanno fondi (data la crisi che regna sovrana anche, se non soprattutto, in campo editoriale) abbiano il coraggio di investire su autori non noti (anche se poi fanno poco o niente per promuoverli) e che le grandi case editrici, con possibilità economiche decisamente superiori, si defilino, scegliendo di giocare facile e di contribuire, non con tutte le pubblicazioni (e ci mancherebbe altro), ma con gran parte di esse, all’ottundimento cerebrale dei pochi lettori rimasti. A quanto pare funziona così: più le c.e. dispongono di risorse finanziarie e meno rischiano e meno hanno fondi e più rischiano. Un mondo al contrario! Credo che mai come in quest’epoca il far west editoriale abbia seminato tanto smarrimento nei lettori, tra aspiranti autori trasformati in venditori porta a porta, autori di talento non conosciuti, autori “ho stato io” che immettono nel mercato ciarpame grazie a tipografi che si fanno spacciare per editori e… chi più ne ha più ne metta.
Scusate lo sfogo, ma davvero è da tempo che incamero (come tanti altri lettori e autori) e per non “crollare” ho dovuto spendere due parole in questo senso, parole che chioso con questo appello: più ci inebetiamo davanti alla tv, più affosseremo il nostro senso critico e più l’editoria abbasserà la qualità (prima il personaggio e poi il libro) e non investirà tanto sulla cultura quanto sulla sottocultura e soprattutto continuerà a ignorare autori validi, solo perché non popolari e senza un giro di conoscenze adeguato. Tristissimo.
E ora veniamo alla recensione di questo bellissimo romanzo, che, come sempre, essendo una recensione piuttosto dettagliata (ma mai contenente spoiler), è indirizzata sia a chi ha già iniziato il romanzo, sia a chi non lo ha letto ma vuole davvero conoscerne di più, e sia agli "addetti ai lavori" (bookblogger che devono recensirlo).
RECENSIONE
Trama
“Libera. Il mare fatto di cielo e di lampare” è una saga familiare che dagli anni Trenta arriva fino ai giorni nostri, quindi attraversa un arco temporale in cui l’emancipazione femminile, sebbene in un processo lento e faticoso, ha fatto notevoli passi in avanti.
Quattro donne (Donna Elena, Maria Libera, Anegelamaria ed Elma) lottano strenuamente per affermare i propri diritti.
Donna Elena e Maria Libera (madre e figlia) vivono in un’epoca in cui le donne sono considerate ancora un “oggetto” da possedere, prima dal padre e poi dal marito. Angelamaria ed Elma rappresentano invece la generazione che spezza le catene del patriarcato.
La prima donna che incontriamo è Libera. La troviamo settantacinquenne, insofferente per la sua condizione di anziana cardiopatica che deve essere accudita, quando ancora lei sente di potercela fare da sola.
C’è sempre stato qualcosa, o qualcuno, che mi ha impedito di viverla pienamente. Una sensazione, quella della libertà, che senti in fondo al cuore, che sai appartenerti di diritto ma a cui troppo spesso sei costretta a rinunciare per non far soffrire gli altri. Ora che finalmente potrei essere libera, mi ritrovo prigioniera del mio corpo, che non mi dà un’autonomia sufficiente
Siamo in piena pandemia di Covid-19 e Libera convive con Rama, la sua badante senegalese, sorridente e fin troppo servizievole, tanto da essere mal tollerata da Libera, che non ne sopporta neppure i sorrisi. Libera, pur tenendo alla sua indipendenza e autonomia, accetta Rama per non dare preoccupazioni ai figli, Lele ed Elma, con i quali ha un rapporto conflittuale. È lei stessa a spiegarcene i motivi: ha nascosto loro una verità sul conto del loro padre, passando per una madre egoista e insensibile, quando invece…
Dal secondo capitolo, si apre la retrospettiva sulla vita di Libera. Conosciamo sua madre Elena, che sceglie di sposarsi con Don Vito Leo, un signorotto locale, fascista, che si rivelerà diverso rispetto a come lo aveva conosciuto. Vito è violento, prepotente e dalla natura malvagia. Elena resiste al marito padre padrone, che abusa di lei e la maltratta. Nasce il primogenito della coppia, Francesco.
A Giovanni, il fratello di Elena, partigiano che sorte toccherà? Elena, incinta di Maria Libera, diventa attivista antifascista. Porta avanti la gravidanza e rimane chiusa nel suo matrimonio per timore che Vito possa ucciderla insieme ai bambini, Francesco e M. Libera. Quest’ultima è ben consapevole delle nefandezze del padre e assisterà a un qualcosa che la sconvolgerà nel profondo. Che cosa? Preparate i fazzoletti.
Nel 1945 crolla tutto ciò in cui Vito ha creduto e si fa violenta la repressione contro chi ha sostenuto il fascismo (partigiani contro squadristi). Vito diventa sindaco di Villamare, paesino anticomunista. Libera, contro la sua volontà, sarà costretta a sposare Luigi Bianco, pupillo del padre. La storia si ripete. Libera subisce lo stesso destino della madre, un marito violento e brutale ed è costretta a dimenticare il suo grande e unico amore: Enea, ragazzo più grande di lei di tre anni, suo amico di sempre e che ha la fortuna di non provenire da una famiglia disfunzionale come la sua.
Luigi si rivela un buon padre con Lele ed Elma, ma rimane un pessimo marito.
Vito vorrebbe combinare il matrimonio anche al figlio Francesco. La candidata è Clara Altavilla. Che cosa succederà?
Angelamaria, la sorella di Enea, ha progetti con Giovanni. Siamo negli anni Sessanta, nel pieno della rivendicazione delle donne dei propri diritti. Angelamaria fa la volontaria in un consultorio. A causa di una decisione non condivisa da Giovanni, si dividerà da lui. I due si ritroveranno?
Nel 1968, la Corte Costituzionale abolisce il reato di adulterio per la donna, ma rimane il delitto d’onore. L’esito positivo del referendum sul divorzio infrange l’ipocrisia di tanti matrimoni di facciata e porta molte donne a liberarsi di mariti violenti e imposti dai loro padri. I rapporti familiari si complicano. Luigi scompare misteriosamente. Che cosa gli è successo e perché? Lele ed Elma crescono, instaurando con la madre un legame altalenante. Libera ed Enea avranno un’altra possibilità?
Elma si sposa con Paolo. Dalla loro unione nascono Alessio e Giorgia. Elma sarà felice con Paolo o anche lei, come la nonna e la madre, avrà sposato l’uomo sbagliato?
Tutte le domande avranno delle risposte che lasceranno il lettore sorpreso e scosso.
Un romanzo appassionante, che incolla alle sue pagine. Una saga che assume sul finale le tinte di un giallo, con un colpo di scena che metterà in ordine tutte le tessere del mosaico, lasciando il lettore in evidente stato di gestazione emotiva anche dopo pag. 232.
AMBIENTAZIONE
Cinzia Passaro conduce il lettore con grazia e sensibilità storica, dal periodo fascista al boom economico, in un’Italia del sud (Villamare è un paesino d’invenzione nel Salento) colta in tutta la sua bellezza, con le sue campagne, i suoi ulivi secolari, il suo mare sul quale si riflette il cielo e la luce delle lampare, i suoi piatti cucinati in casa, i suoi profumi e i suoi colori.
PERSONAGGI
I personaggi sono tutti ottimamente caratterizzati, da esseri vivi e palpitanti davanti a noi lettori. Quelli maschili sembrano usciti da un’ideale campionario di fallocentrici beceri e vigliacchi, prototipi perfetti di una società patriarcale che schiaccia le donne e le riduce alla stregua di oggetti. I personaggi femminili sono a tratti remissivi e a tratti combattivi per poi porsi in lotta contro le regole della società a favore quindi della sovversione dei costumi più retrogradi del patriarcato e dell’ideologia sessista che le priva di spirito decisionale.
Vito ed Elena
Lui l’essenza del male, lei l’essenza della dolcezza.
Maria Libera
Donna Elena sceglie per la figlia un nome di buon auspicio. Quanto amore e tenerezza per la sua creatura! La libertà per Libera diventa l’obiettivo supremo della sua vita. E così la bimba Libera, dai capelli ricci, è indomabile come la sua chioma, ama andare in bicicletta al mare (e purtroppo anche andare a caccia di povere lucertole). È mascolina e monella (si diverte a sostituirsi al parroco in confessionale). La ragazza Libera è persa d’amore per il suo Enea. Non vuole fare la stessa fine della madre, vittima delle prepotenze del marito. Vuole avere accanto a sé l’uomo che ama. Si ribella alle nozze impostole dal padre, ma purtroppo senza successo (i motivi dell’insuccesso saranno una frustata al cuore per il lettore). La donna adulta Libera è l’essenza del coraggio. Una donna da ammirare, che riprende in mano la propria vita, compie le sue scelte, pagandole a duro prezzo, mettendo a rischio la sua stessa esistenza, il rapporto con i figli, nella più ferrea convinzione, però, di essere nel giusto. L’anziana Libera, che incontriamo nel primo capitolo e negli ultimi capitoli, è insofferente per aver perso la sua autonomia e per essere controllata a vista dalla sua badante, ma è pronta, con estrema lucidità, ad abbandonarsi agli eventi, con maggiore fiducia nella vita, operazione complessissima per chi è cresciuta in un clima di sofferenza e dispotismo. Libera è una nonna affettuosa che adora i suoi nipotini, Giorgia e Alessio, che rappresentano il suo riscatto da una vita troppo spesso crudele.
La storia di Libera è la storia di molte donne del primo dopoguerra, testimoni di un radicale cambiamento nella società, che dal più bieco patriarcato conduce alla parità dei diritti, alla conquista di quella libertà prima negata alle donne.
Enea
Cresciuto in una famiglia sana e serena. Enea è l’unico vero e solo amore di Libera. L’amore tra i due è straziante, puro ed eterno.
Luigi Bianco
Il marito toccato in sorte a Libera. Un omuncolo vile che la mortifica e le manca di rispetto, proprio come Don Vito faceva con Donna Elena, con la differenza però che Luigi è un buon padre, amato dai suoi figli, cosa che impedisce a Libera per molto tempo di mettere fine a quel rapporto.
"«Non è capace di fare ragionamenti troppo elaborati, lei è la classica moglie di paese, soddisfa tutte le mie voglie, presto mi darà dei figli, mi sarà devota e nulla più»."
Marisa
Madre di Luigi, è una suocera perfida. Un personaggio detestabile quanto basta, almeno quanto il figlio Luigi.
Nicola
Personaggio inquietante, factotum al servizio di Vito e suo protetto. L’iniziale tenerezza per il suo disagio fisico (semina terrore a causa della sua paralisi facciale) è annullata dalla sua bestialità (chiedendo scusa alle bestie).
Lele
Figlio di Libera. Vive un’adolescenza difficile a causa dell’aria che respira in famiglia. Dopo la sparizione del padre, va fuori controllo e farà cose di cui in seguito si vergognerà.
Beppe
Amico di Lele, elargitore di un’infame consiglio, un personaggio terziario che non si dimentica per la sua anima nera.
Sara
Sara è la dolcezza, l’arte del perdono. Un personaggio di grande impatto emotivo. La sua storia mi ha profondamente commossa.
Paolo
Marito di Elma, un’insegnante con una vita parallela molto discutibile. Ogni tanto esce con un amico per fare le cose che facevano da giovani. Quali “cose”? Preparatevi al peggio, quando sarà il momento di scoprirlo.
Marco
Padre di Claudia (amica di Giorgia). Marco è un barlume di luce nella vita di Elma.
Rama
La colf senegalese di Libera. La sua storia, cui sarà dedicato un capitolo verso la fine del romanzo, è una pugnalata al cuore tanto è straziante.
Clara Altavilla
Moglie di Francesco, fratello di Libera. L’incontro tra i due ha del magico.
Angelamaria
Sorella di Enea, rappresenta la donna che ha acquisto piena appartenenza a se stessa.
Zia Anna
Sorella di Vito. Un’altra vittima della brutalità dell’uomo.
TEMI
Patriarcato
Attraverso le traversie della protagonista, Libera, l’autrice percorre le lotte di conquiste sociali che hanno caratterizzato il secolo scorso, quando era concesso agli uomini di tradire le proprie mogli e negato, alle donne, come spesso accadeva soprattutto nel sud più antiprogressista, non solo di scegliere il proprio marito, quindi meno che mai di tradirlo, ma anche di decidere per se stesse. Le donne, chiuse in un contesto patriarcale asfittico, vittime di uomini violenti che le considerano esseri inferiori senza diritti, avranno la loro rivincita: la fine dell’oppressione, l’abolizione del delitto d’onore, l’avvento del divorzio, la possibilità di abortire legalmente e il superamento degli squilibri di potere tra i sessi. Le battaglie personali diventano le battaglie della collettività di un popolo tutto al femminile che urla il suo diritto di esistere e quindi di decidere, al di là del loro ruolo di mogli devote e madri premurose.
Matrimoni combinati/forzati
"«Me lo ha imposto mio padre, con le minacce sia a me ma soprattutto a mia madre, io ho dovuto accettare perché temo per la sua vita, oggi sono prigioniera di mio padre, domani lo sarò di mio marito, un uomo che odio dal più profondo del cuore»."
Femminismo
“L’abolizione della distinzione fra i sessi, nel reato di adulterio, l’approvazione della legge sul divorzio, l’introduzione degli asili nido statali, i primi consultori, la riforma del diritto di famiglia, la lotta per l’interruzione volontaria della gravidanza, divennero tutti temi cari ad Angelamaria tanto da considerarsi una femminista."
Abusi e violenza
L’autrice non fa sconti: la crudezza delle scene è tutta nella tensione psicologica (non si parla quindi di splatter).
Violenza contro le donne, fisica e psicologica. Violenza tra uomini. Aggiungerei, da antispecista quale io sono, violenza contro gli animali (mattanza dei tonni, una delle tante atrocità di cui è capace l'uomo).
Altri temi: turismo sessuale e pedofilia, made in Italy e concorrenza cinese, segreti e verità, condizioni degli immigrati e lager di Sabrata in Libia.
STILE NARRATIVO
Cinzia Passaro è riuscita a dare dinamismo e ritmo a ogni scena del romanzo, grazie a un sapiente uso del mezzo tecnico e del ritmo narrativo. La sua scrittura è pulita, tersa. Sembra una geometria, ma è un ricamo dell'anima. Dal secondo capitolo, quando si apre la retrospettiva della vita di Libera, l’io narrante non è più Libera, ma si passa al narratore extradiegetico, per poi tornare al narratore autodiegetico e concludersi con quello extradiegetico. Ottima padronanza anche di questa tecnica.
Cinque stelle (ma solo perchè non ne esistono di più)
CONSIGLIATO A…
Consigliato a chiunque ami la buona narrativa.
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Libera. Il mare fatto di cielo e di lampare