Cari amici librofili,
dopo il successo della rubrica “Il Salotto del recensore” (dedicato ai libri di autori esordienti ed emergenti editi da c.e. No Eap), oggi inauguro la nuova rubrica “Il Salotto del lettore” (dedicato ai classici e alle opere di scrittori contemporanei), grazie alla collaborazione con il gruppo letterario di Facebook “Sto leggendo questo libro” amministrato da Massimo Grazzi, al quale sono grata per la sua disponibilità. Mi preme anche ringraziare la lettrice Carla De Propris per avermi fatto conoscere questo fervido e vivacissimo gruppo di lettori.
In questa rubrica saranno protagonisti assoluti i lettori, con i loro pensieri, le loro suggestioni e i loro giudizi sui romanzi. Lettori appassionati, irriverenti, a volte spietati, ironici, dalla fervente cultura e dalla voglia di raccontarsi e raccontare.
Per questo primo appuntamento, dedicato al capolavoro di Italo Svevo La coscienza di Zeno, ho il piacere di avere ospiti due fantastiche lettrici dalla maturità letteraria e dal vivace senso critico: Rita Gaviraghi e Laura Moreni, che ringrazio per le loro acute osservazioni e per aver accettato di confrontarsi su questo intramontabile classico della letteratura italiana.
Ho voluto inaugurare il salotto con La coscienza di Zeno, libro che ho amato follemente, perché ancora tanto attuale per le tematiche affrontate in un oggi colmo di incertezze. Chi non ricorda l’US di Zeno e le sue vane promesse? Il domani dell’ultima sigaretta di Zeno è il domani che non arriva mai. Di quanti "domani" ognuno di noi è vittima e carnefice? Il "domani" del "comincio la dieta", il domani" del metto a posto la stanza" o quello in cui promettiamo a noi stessi di fare attività ginnica o di non cercare più chi non ci merita. Un romanzo eterno in cui la nostra vulnerabilità umana ci viene sbattuta in faccia senza sconti.
La coscienza di Zeno fu pubblicata quando Svevo aveva già 62 anni e, con sua grande soddisfazione, fu molto apprezzata. Svevo disse a un amico: "Fino all’anno scorso ero il vecchio meno ambizioso del mondo. Ora sono sopraffatto dall'ambizione. Sono diventato desideroso di lodi. Ora vivo solo per gestire la mia gloria". Grazie, Svevo, per averci regalato questo capolavoro assoluto della letteratura!
Il romanzo, come sappiamo, è il diario di un uomo in psicoanalisi, scritto per volere dell'analista e poi pubblicato dall'analista con la precipua intenzione di mettere in imbarazzo il suo paziente e vendicare il voler lui porre fine all'analisi.
Zeno racconta cinque storie interconnesse: la storia del suo ultimo tentativo di smettere di fumare sigarette, la storia della morte di suo padre, la storia del suo matrimonio, la storia della sua amante e la storia della sua sfortunata società d'affari con il marito della sorella di sua moglie. Racconta ogni storia in modo diretto. Ma man mano che il romanzo procede, i temi trattati, insieme ai sentimenti di Zeno, si complicano. La via della confessione è ardua, perché, come dice lo stesso Zeno, "Una confessione scritta è sempre una bugia". Tuttavia, un romanzo che prende la forma di una confessione non deve essere necessariamente vero, quanto invece deve essere seducente e affascinante, e la voce di Zeno è entrambe le cose. Le motivazioni che dichiara Zeno sono semplici: raccontare cosa è successo e perché. Le azioni di Zeno non lo dipingono in modo positivo. Ma che importanza ha? Zeno fa sempre qualcosa di irragionevole, donchisciottesco, persino autodistruttivo solo perché gode della grandezza dei sentimenti coinvolti.
QUARTA DI COPERTINA
"La coscienza di Zeno" (pubblicato nel 1923 dall'editore Cappelli a Bologna), uno dei capolavori della letteratura europea del Novecento, è la tragicomica vicenda di un "inetto a vivere", che, su sollecitazione del proprio psicanalista, ripercorre le tappe della sua oscillante e inconcludente esistenza punteggiata dai ripetuti, e inutili, tentativi di smettere di fumare. Zeno Cosini è una specie di marionetta tirata da fili che, quanto più indaga, tanto più gli sfuggono. È schiacciato da un destino che sembra ineluttabile: desideroso dell'Ordine, è sommerso dal Caos; alla infantile ricerca di certezze, si ritrova compiaciuto funambolo sul filo oscillante della catastrofe personale e familiare. Introduzione di Franco Marcoaldi.
PRESENTAZIONI
Rita Gaviraghi
Insegnante di Lettere e Latino, vivo con i libri perennemente tra le mani.
Leggo con disordine e velocità, per recuperare il tempo che da giovane ritengo di aver perso; sono diventata lettrice (per mia scelta e secondo mio gusto) da adulta, dopo gli studi: ora leggo anche tre, quattro testi contemporaneamente. Alterno italiani, stranieri, antichi e moderni. Amo alcuni autori e tendo a fare il corso monografico, quando incappo in uno di loro, fino a che non mi stanco, perché, prima o poi, c’è sempre qualche libro, anche di un grande scrittore, che non è all’altezza dell’idea che mi sono fatta dell’autore.
Laura Moreni
Scrivo per passione e per professione, e da poco ho pubblicato il mio primo romanzo: Siamo come le lumache.
Leggo sempre, da che ne ho memoria, non solo nel tempo libero ma anche nel tempo del lavoro, in cui, per me, lettura e scrittura si intrecciano profondamente. Amo leggere soprattutto romanzi, e a volte saggi che trattano di scrittura. La narrativa mi attrae in maniera irresistibile, e sono onnivora nelle mie scelte: dai grandi classici alla letteratura contemporanea, da autori sconosciuti o esordienti ai pilastri della letteratura mondiale. Amo molto la lingua italiana – e quindi sono naturalmente attratta dalla narrativa italiana – ma adoro le storie ben raccontate, e le emozioni e sensazioni che sanno evocare: non ho quindi pregiudizi e leggo qualsiasi autore, di qualsiasi provenienza.
NEL VIVO DEL SALOTTO
Se aveste magicamente la possibilità di incontrare Zeno Cosini che cosa gli chiedereste?
Rita Gaviraghi
Se ha smesso di fumare e quale facoltà universitaria ha deciso di frequentare, dopo i numerosi cambi di gioventù.
Laura Moreni
Se si è reso conto di quanto, volendo essere polemico e ironico sulla psicanalisi introdotta da Freud, ne è stato al contrario portavoce brillante, consentendo a tutti di assaporarne le teorie fondamentali: attraverso il racconto delle sue nevrosi e della sua cronica non-decisione, infatti, si è allontanato dall’archetipo dell’eroe e si è trasformato, semplicemente, in uno di noi. Zeno, sa cosa significa??
Qual è il tema del romanzo che avete trovato più coinvolgente e perché?
Rita Gaviraghi
L’inettitudine. Il fatto che la vita attuale sia inquinata alle radici e che non dipenda da noi e dalla buona volontà del singolo darci da fare e agire, ma, essendo tutti malati, siamo paralizzati e vittime del destino e delle circostanze. Finché qualcuno, più malato di tutti, non schiaccerà quel bottone che distruggerà il mondo e riporterà la Terra allo stato di nebulosa.
Laura Moreni
Gli atti mancati; le ULTIME cose (l’ultima sigaretta, l’ultimo bacio, l’ultimo tradimento…). Tutto ciò che dovrebbe essere “ultimo” ma che poi cozza con la reale volontà di Zeno, perché, al contrario di ciò che dichiara, tenere fede alla volontà significherebbe prendere coscienza di una decisione, fare una scelta concreta e portarla avanti, assumere una posizione. Ma Zeno non sembra volerlo davvero, perché gongolare nel limbo dell’indecisione diventa più che un alibi: è una scusante, una motivazione per evitare di guardarsi allo specchio, di vedersi davvero, di affrontare un confronto con se stesso (che è poi in teoria l’intento ultimo della psicanalisi).
L’alternanza bugia/verità nel romanzo ha un suo peso specifico. Zeno afferma: “Per essere creduto non bisogna dire che le menzogne necessarie.” Che ne pensate di questa affermazione?
Rita Gaviraghi
Affermazione affascinante, che mostra come procede l’autore: personalmente mi tocca rileggere le frasi di Svevo tre volte, prima di sciogliere i suoi grumi. Allora, mi accorgo che la verità e la menzogna sono così irrimediabilmente legate che stanno dentro la stessa frase, la stessa parola. A tal proposito, ho letto di recente un libro scientifico, Bestiari Matematici, di Paolo Alessandrini, che incentra la terza parte sui ‘mostri’ che derivano dall’uso capzioso della logica, fino a creare gorghi irrisolvibili. Svevo è uno di questi gorghi: se finisci dentro, annaspi per uscirne, ma non si può.
Laura Moreni
Penso di essere d’accordo con Zeno! La sensazione è che lui voglia prendere un po’ tutti in giro, e con questa affermazione (una delle poche dirette e sincere) lo sta dichiarando. Del resto, si tratta di una frase che pare attuale ancora oggi quando, se ci pensiamo bene, è sempre più soverchiante il fatto che i rapporti con gli altri si fondino su basi molto fragili e spesso superficiali. Sono frequenti i rapporti (di lavoro, di cortesia, di conoscenza…) in cui, se si fosse sinceri davvero, se si avesse il coraggio di dire la verità, tali basi si sgretolerebbero. E allora ci si abitua a dare all’altro quello che vuole sentirsi dire e mantenere un filtro ben riconoscibile tra bugia (si legga: “mezza verità”) e sincerità.
Che cosa rende secondo voi “La coscienza di Zeno” un romanzo intramontabile?
Rita Gaviraghi
Il fatto che rappresenti l’uomo moderno con la sua paralisi e i suoi complessi come pochi altri libri (Lo straniero di Camus, Il lupo della steppa di Hesse, Le particelle elementari di Houellebecq). Solo che credo sia il primo in ordine di apparizione. E pone la letteratura italiana ad un livello europeo.
Laura Moreni
La sua attualità. Al di là dell’ironia che pervade tutto il romanzo, l’inadeguatezza di Zeno e la sua incapacità di trovare un “suo” posto nel mondo (e di cercarlo, ancor più) rappresentano il tono amaro della narrazione, quello che forse Svevo avrebbe preferito non delineare, ma che rispecchia l’insicurezza dell’uomo moderno. Non solo: in maniera addirittura più sconfortante rappresenta anche la realtà contemporanea, la capacità di nascondersi dietro a schermi e tastiere ed evitare ulteriori responsabilità. L’inettitudine a reagire, a creare, a scegliere è, secondo me, il male del nostro tempo, la maledizione delle nuove generazioni: ci sono menti vivaci, tecnologia e strumenti e, in parallelo, un’indolenza di fondo che fa sprecare talenti e possibilità. Non credo che Zeno avrebbe mai pensato di essere tuttora un personaggio attuale, dopo quasi cent’anni dalla sua prima comparsa.
A chi consigliereste di leggere “La coscienza di Zeno”?
Rita Gaviraghi
A tutti i miei studenti liceali di quinta: almeno alcune pagine, non dico tutto. E avviso sempre che ancora meglio di questo è Senilità, sempre di Svevo.
Laura Moreni
A chi desidera avvicinarsi a una letteratura introspettiva, all’esigenza di porsi domande e di andare alla ricerca di risposte. Le nevrosi e le manie di Zeno, grazie all’ironia con cui vengono raccontate, consentono al lettore di chiedersi come avrebbe reagito al suo posto: portare un lettore a porsi delle domande è caratteristica dei grandi romanzi.
Un vostro pensiero conclusivo sull’opera?
Rita Gaviraghi
Un classico, talmente complesso, denso e scritto da un uomo così intelligente che richiederebbe almeno tre o quattro riletture per essere padroneggiato appieno. Anzi, comincio subito.
Laura Moreni
Penso sia una lettura che, almeno una volta nella vita, vada affrontata oltre la scuola, come romanzo né più né meno. Anche se a tratti può essere sgradevole, è altrettanto profondo e dovrebbe far parte del bagaglio di ogni lettore.
Ringrazio ancora Rita e Laura per essersi prestate a questo salotto letterario. Auguro a tutti noi di non perdere mai l’entusiasmo di leggere e di viaggiare nel mondo della fantasia.
Vi lascio con una buona tisana e alla prossima!
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Al resto penserò io!