
Premessa
Mai avrei pensato di identificarmi così profondamente in un personaggio… eppure, tra film, libri, manga, anime, mai così. Chi mi ha conosciuto da bambina ha provato invano a farmi notare la somiglianza con Anna dai capelli rossi, vedendo in me certe attitudini e inclinazioni. Ma allora era solo un accenno, una suggestione che non avevo mai approfondito.
Poi, di recente, ho trovato la serie Chiamatemi Anna e mi sono detta: Va bene, dai, vediamola. E lì è stato uno shock. Rispecchiarmi così tanto in un personaggio fin dal primo istante…
Ed eccola, con le sue storie inventate sugli oggetti, i dialoghi immaginari, il legame viscerale con la natura, lo stesso modo di parlare, di entusiasmarsi, di drammatizzare ogni cosa, lo stesso senso di inadeguatezza in un mondo che sembra sempre chiedere meno di ciò che hai da offrire.
La sua fame di bellezza, la sua ostinata ricerca di significati, la sua incapacità di accettare l’ovvio senza prima averlo trasformato in qualcosa di "altro"… tutto risuonava in me con una familiarità disarmante. Come se, senza saperlo, avessi sempre avuto Anna dentro di me.
Oh cielo! E quella scena… Anna che legge poesie o racconta storie in cambio di monete. Lo facevo anch’io. Salivo sulla sedia e declamavo versi per pochi spiccioli, piccole scintille d’argento tra le mani. Stesse marachelle, stessa fame di meraviglia.
Sì, è stato uno shock, ma d’altronde, chi di noi non si è sentito quasi profanato nella propria intimità di fronte a un’immedesimazione così forte? Prima o poi accade a ognuno di noi. D'altronde, la fantasia attinge alla realtà, la ricompone, la amplifica. E all’improvviso ci troviamo a specchiarci in un mondo che, senza saperlo, era già nostro.
RECENSIONE
Avvicinarsi a questa storia è salire a cavallo di un universo e farsi accarezzare da una brezza d’infanzia, fatta di sogni scalpitanti, cieli sconfinati e parole che danzano nell’aria.
Anna dai capelli rossi nasce nel 1908 dalla penna di Lucy Maud Montgomery, che regala al mondo un’eroina indimenticabile: Anna Shirley, orfana dai capelli fiammeggianti e dall’immaginazione sfrenata, adottata per errore da due fratelli anziani, Marilla e Matthew Cuthbert, a Green Gables, una fattoria immersa nella dolce malinconia dei paesaggi dell’Isola del Principe Edoardo, in Canada. Una terra di boschi e radure, dove la natura sembra respirare con l’anima stessa della protagonista.
La serie Chiamatemi Anna prende questo mondo e lo espande con uno sguardo contemporaneo, senza tradire la magia dell’originale. L’Anna di Amybeth McNulty è un piccolo sole che scalda tutto ciò che tocca: impetuosa, brillante, traboccante di parole e sogni, capace di sollevare un universo con una sola frase. C’è Marilla, severa e pragmatica, che cela dietro il rigore un affetto profondo; c’è Matthew, il silenzio gentile di un uomo che ama senza bisogno di dirlo. E poi Gilbert Blythe, la sfida e il conforto, il riflesso di Anna nel tempo.
Questa storia non è solo crescita e avventura, ma un’ode alla diversità, all’ardore delle passioni giovanili, alla lotta per essere accettati. Chiamatemi Anna racconta la bellezza di essere fuori posto, di sentirsi straripanti in un mondo che chiede misura, di trovare casa non in un luogo, ma nelle persone che ci scelgono.
Guardarla è come tornare bambini per un istante, quando la vita si illuminava con un tramonto sui campi e un nome inventato poteva rendere tutto più magico. Un racconto di appartenenza e sogni, un inno all’anima inquieta di chi sa vedere oltre la siepe del reale.
CONSIGLIATO A...
Per quanto oggi abbia poco senso parlare di target maschile o femminile, e per quanto le storie dovrebbero essere per tutti, fatico a consigliare Anna dai capelli rossi a una mente troppo pragmatica, a chi ha paura di perdersi nell’inutile bellezza di un tramonto, a chi non sa indugiare in una parola fuori posto solo perché suona bene.
Questa storia è per chi si lascia incantare dalle possibilità della fantasia, per chi non ha paura di farsi domande e di smarrirsi un po’ nelle risposte. È per chi riconosce la poesia nascosta nelle piccole cose, per chi sente il bisogno di dare un nome agli alberi e di intessere conversazioni con il vento.
La consiglio a chi si è sentito, almeno una volta nella vita, fuori posto. A chi ha dovuto lottare per essere accettato, a chi ha coltivato sogni troppo grandi per la realtà in cui era immerso. A chi crede nell’amicizia come promessa solenne e nell’amore come incontro di anime affini.
E, soprattutto, a chi non ha mai smesso di stupirsi.