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DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
Cosa succede quando il calcio, da sempre considerato uno sport “maschio”, si tinge di rosa? Julia gioca in una squadra di calcio femminile e il suo ruolo è quello di panchinara. Con il sole, con la grandine, con la squadra decimata dagli infortuni. L’unico espediente per sopravvivere alle trasferte (e alla vita dentro lo spogliatoio), oltre contare le caterve di gol incassati, è quello di scrivere la cronaca degli avvenimenti a modo suo.Uno sguardo sarcastico sul mondo del calcio in generale e su quello femminile in particolare: un macrocosmo poco conosciuto attorno al quale ruotano leggende e pregiudizi, ma anche qualcosa di vero. Solo i panchinari, però, possono avvalersi del privilegio di saper scindere la realtà dalla fantasia.Silvia Sanna (1981), sassarese, maestra disoccupata, editrice di Voltalacarta Editrici, dirigente della Torres Femminile. Autrice di “Fabrizio De André: storie, memorie ed echi letterari” (Effepi Libri, 2009), “100 giorni sull’isola dei cassintegrati” (Il Maestrale, 2010).Per Caracò è tra gli autori di “Piciocus“. Il suo sogno è quello di essere la prima donna a far parte della Nazionale Italiana Scrittori.
Questo titolo sarà in lettura nel G.D.L. Solo Editoria No Eap nel mese di marzo 2023
RECENSIONE
Mai pensavo di leggere un libro a tema “calcio”. Nulla di più distante dalla mia formazione orientale anticompetitiva. Ci voleva il G.D.L. “Solo Editoria No Eap” per avvicinarmi a un libro che trattasse di una disciplina sportiva che nella vita non seguo. Ne sono felice? Sì, assolutamente sì! Inizialmente, confesso, ho pensato che intrattenermi sul calcio, anche se limitatamente a un libro, fosse per me una sorta di karma per tutti i “no” detti a fronte magari di inviti a condividere la visione di una partita. Nel progredire del racconto, con mia stessa sorpresa, sono riuscita a immergermi piacevolmente nella lettura, grazie allo stile letterario dell’autrice, intessuto di humour, ironia e sarcasmo (pane per i miei denti!). Sono certa che “Una bomber” conquisterà alla causa “calcio” anche il più ostico dei non tifosi come me. Entrare nelle dinamiche sportive, come narrate dall’autrice, mi ha divertito. La descrizione dei personaggi e le situazioni narrate hanno un ché di dissacrante che mi hanno fatto sentire a perfetto mio agio, laddove pensavo di potermi un po' perdere. La Sanna è riuscita a restituire al lettore, in un racconto frizzante e vivace, un mondo sportivo meravigliosamente realistico.
PERSONAGGI
I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati. L’autrice, per mezzo della sua Julia dal piglio ironico, non risparmia nessuno e costruisce qundi un bel “pigiamino” a ogni persona gravitante nella sua vita da "panchinara". L’analisi del contesto sportivo, che dal suo punto di osservazione a tratti diventa ferocemete critico, rende alcuni passaggi del racconto esilaranti e godibilissimi.
Julia
Julia, l’io narrante, è la cosiddetta “panchinara”, giustamente frustrata per non poter scendere in campo come meriterebbe. La ragazza, sfrontata e onesta nell’esprimere il suo pensiero, non ha davvero peli sulla lingua nel raccontare aneddoti e caratteristiche sulle sue compagne e su sé stessa. A volte spietata, a volte prudentemente diplomatica, Julia sa quello che vuole e come lo vuole.
"Le dimissioni da centravanti panchinara devono essere una via di mezzo tra una lettera di commiato e il vaffanculo."
L'autrice con il personaggio di Julia porta i lettori negli spogliatoi, “luoghi della verità”, dove simpatie e antipatie emergono senza filtri, nelle dinamiche pre-partita, tra riti propriziatori e pensieri al vetriolo, nei preconcetti che gli uomini tendono ad avere sul calcio femminile e nella triste realtà delle squadre meno fortunate, fatta di divise scomode e altre delizie.
Nicoletta
Il bersaglio numero uno di Julia, graziosamente coinvolta nel racconto come unico personaggio reale a cui scagliare frecce “dolci”, ma rivelatrici alla fine di grande complicità.
Paola
"Paola si è messa in testa di avere tutti i dolori artrosici che possono stare dentro a una cartella clinica dello spessore di venti centimetri. Crede di essere un relitto, insomma. Ma questo, solo per ottenere quello per cui lotta caparbiamente: circuire e accattivarsi il Signorgino. "
Chi è "il Signorino"?
Signorino
È il massaggiatore di 72 anni di cui Paola è invaghita e di cui Julia fa un ritratto che si adegua alla cruda realtà del lessico da spogliatoio:
"Signorgino che non è che sia proprio cesso cesso. Ma un po’ bidet sì."
Rosina
Compagna di squadra (n.5 difensore), con un figlio di sei anni pestifero.
“Il figlio di Rosina, dicevo, è un bambino cattivo dentro, fuori, negli angoli e anche in mezzo ai denti e dimenticarlo in autogrill quando viene in trasferta con noi, è l’attività più diffusa. È anche talmente brutto, poveretto, che quando lancia un boomerang nei prati quello ci pensa due volte prima di tornare indietro.”
Marina
“Marina sotto la scorza di Bambi ha un animo da camionista della bassa Padania intrappolata nel corpo di una venticinquenne esile, biondina, occhi azzurri.
Cliché, del tipo non so o razzista, ma...."
La sfilata dei personaggi nel mirino di Julia continua tra nomignoli scherzosi e peculiarità che fanno di costoro un bel campionario umano: Oriana (la portiera che prende "solo una media di sette goal a partita"), Stefania e Morena (compagne di squadra fidanzate, la cui storia d'amore "non è rose e fiori, semmai spine e salici piangenti"), Piersilvio (il ragazzo perfetto, ma da mollare perchè "antidelpierista"),
Signor Bruno ("supporter afono" - ha 88 anni- che quando la squadra di Julia prende un goal è capace di produrre "suoni gutturali simili a latrati" e di raggiungere "decibel non presenti in natura"), Totò “Formaggio” (bianco come i latticini, tanto inesperto di calcio quanto fan del mondo femminile... in gonnella), Patrizia Panico (capitano della nazionale, bomber della squadra più titolata d‘Italia, emblema del calcio femminile, nonché madrina di cresima di Julia... Attenzione alla sua visite in campo...), Fufi (l'"allenatore tascabile").
TEMI
Calcio femminile
L’autrice, tra una battuta e l’altra, mette in evidenza come ancora sia forte il pregiudizio che giocare a calcio non sia “da femmine” o, meglio, che il calcio femminile sia preso ancora poco sul serio dal mondo maschile, che non riesce a vedervi del professionismo e dell’agonismo.
“Non capisce niente di calcio e viene a vederci giocare con la speranza che anche le squadre di calcio femminile adottino, come divise, le gonnelline inguinali delle tenniste di Wimbledon.”
Il libro, sebbene scanzonato e leggero, certamente induce a riflettere su un tema importante: la parità tra sessi nel mondo sportivo. È inutile negarlo, ad oggi permane una certà disparità (basta pensare agli investimenti inferiori e ai diversi guadagni). Se pensiamo che solo nel Nel 1921 la FA (Football Association) in Inghileterra votò per vietare il calcio femminile , ritenendo il gioco “abbastanza inadatto alle donne”, di passi in avanti certamente ne sono stati fatti. E dunque oggi possiamo chiederci: “il calcio femminile potrà mai essere preso sul serio quanto quello maschile? Il valore del gioco della donne sarà mai riconosciuto?”, "Quanto ancora le donne dovranno "(s)calciare per essere prese in considerazione come atlete al pari degli uomini?". Ai posteri, come sempre, l’ardua sentenza.
Superstizione
Probabilmente ogni squadra ha le sue “superstizioni”, i suoi rituali, gesti scaramantici, feticci e talismani. Qui entriamo nel “Non sono…, però…”, forse più per amor di battuta che non come credo radicato nell’anima della persona/personaggio:
"se le investi (le suore) portano più sfiga di quarantaquattro gatti neri. Io non sono superstiziosa, è vero, però appiopparmi Marina come compagna di reparto, mi sembra una cattiveria che non merito."
Che se sei superstiziosa, tocchi ferro, se invece non lo sei – come me – ti porti comunque dietro una boccetta di acqua benedetta rubata a Mater Ecclesiae dal tuo amico don Franco e ti ci fai una doccia preventiva.
L’ironia che vince su tutto
Non è tanto quello che si racconta ma il come lo si racconta: in questo libro, come detto, anche i più lontani dal mondo del calcio potranno apprezzare l'essere catapultati nel mondo del cacio e degli spogliatoi grazie a quella sana ironia e a quel sarcasmo che, alla fine, trova tutti uniti da un sano sorriso.
STILE LETTERARIO
L'autrice nel narrare la storia è un treno in corsa. Nessun freno o infingimento: solo fatti raccontati per come sono o forse appaiono agli occhi critici della protagonista. La Sanna alterna al lessico curato della narrazione quello un po' sguaito "da spogliatoio", rendendo tutto molto reale. Il lettore entra in campo, vive la partita, soffre e ride insieme alle protagoniste.
La scrittura è scorevolissima e quindi anche la lettura: ho letto Una bomber in una manciata di ore.
Consiglio questo libro a chi a voglia di farsi due risate, forse mefistofeliche, ai danni di personaggi inventati, ma che ben rappresentano figure reali che potremmo incontrare nella vita di tutti i giorni.
COVER
Personalmente l'ho apprezzata molto. L'immagine di una calciatrice in attività, munita di corna e coda da diavolessa, è un segnale sulla vivacità e glogliardia della storia narrata.
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