RECENSIONE: un viaggio nella realtà dell’immigrazione
PREMESSA
“Storia di un numero” è uno dei libri del gdl 2 che ero curiosa di leggere per il tema trattato (immigrazione/viaggi della speranza), un tema che, l'anno scorso, ho preso in considerazione sul piano narrativo con il romanzo di Katia Prando intitolato "In mare", un tema quindi a me molto caro e che ho avuto modo di approfondire per incontri e progetti personali con la saggistica storico-antropologica. Che dire? Per tutto il romanzo ho avuto l'impressione di leggere la fedele trascrizione della testimonianza di un immigrato, delle sue peripezie per raggiungere l'Italia, la terra dei sogni e delle occasioni, alla ricerca di una vita migliore. Mi sono immaginata seduta di fronte a lui ad ascoltarlo, ma ho immaginato anche e soprattutto l'autore prendere nota di tutto ciò che il suo personaggio gli raccontava. Quando si dice che sono i personaggi a “dettare” la storia ai loro autori... Ecco, questo libro ne è, per quanto mi riguarda, un esempio calzante. “Storia di un numero” è un valzer nero sui mali del mondo che l’uomo danza in compagnia della sua solitudine. Un libro da ascoltare più che da leggere. Un romanzo cronistoria policromo. Più raccontato che “vissuto in presa diretta” con i dialoghi, ma egualmente capace di catturare dalla prima all'ultima riga, in uno tsunami di sentimenti, grazie allo stile evocativo usato dall’autore Davide Rossi. “Storia di un numero” è un racconto che sferza l’anima e che non ammette indifferenza rispetto all’immigrazione, cosa che invece, purtroppo, accade paradossalmente nella realtà, in cui continuano a imperare indifferenza o svogliata tolleranza, a svantaggio dell’accoglienza e dell’integrazione, scevre da preconcetti o stupide generalizzazioni e stereotipi sul “diverso”. La parola “immigrato” continua ad avere in sé una valenza negativa, essendo spesso considerata come sinonimo di “portatore di delinquenza”, “disturbatore” o molto peggio, secondo quanto suggerito dal persistente razzismo che occlude il senso critico e atrofizza l’empatia con il nostro prossimo.
Un romanzo di narrativa contemporanea drammatico, di denuncia sociale sulle terribili condizioni che vivono i migranti, un libro che ha in sé elementi di un romanzo di formazione e avventura. Rossi ci catapulta nella realtà più cruda che un immigrato, in questo caso africano, si trova a vivere per raggiungere la meta di una “vita migliore”. Un libro dunque che induce a riflettere su ciò che spinge un individuo a rischiare la sua stessa esistenza nella speranza di un futuro, sebbene gravido di enigmi e incognite, recuperato alla brutalità, alla tristezza, alla fame, alla miseria, alla guerra e alla violenza del presente. Al lettore viene servito un menù sia dai sapori forti di sopraffazione e morte, sia dolci di speranza, amore e verità. Ogni “numero” nasconde un’anima che ha un suo vissuto, una storia da rispettare e da comprendere, una vita e un'identità da recuperare.
TRAMA
Kenny è un giovane africano alla ricerca di un suo posto nel mondo. Il suo stato di provenienza non è specificato, ma sappiamo che è un paesino sperduto, corroso dalla corruzione e dalla miseria, come tanti altri luoghi dell'Africa dimenticati dal resto dell'umanità.
Il ragazzo ama la sua terra, ma soffre la miseria e il degrado. Osserva e annota tutto di quella realtà tanto funesta che pure vuole comprendere e alla quale cerca di adattarsi. È Kenny stesso a narrarci la sua storia, dall’infanzia fino all’età adulta, catapultandoci in un ambiente degradato e senza sbocchi. Il ragazzo trascorre l’infanzia con la sua famiglia, finché non muore il padre. Si trasferisce quindi con la madre dalla zia, donna vedova e di buoni sentimenti. Dopo la dipartita di quest’ultima, Kenny lavora in una piccola bottega gestita dal nuovo compagno della madre. In qualche modo campa, ma quel mondo gli sta stretto e il ragazzo è sempre più insofferente a un contesto che ha poco da offrire e così egli programma con cura la sua fuga verso l’Italia. Si distacca quasi con freddezza da sua madre e dal compagno di lei, andandosene via alla chetichella e lasciando loro solo una lettera in cui chiede di non essere cercato.
Kenny si troverà travolto da eventi che non ha messo in conto e che rendono il suo viaggio un incubo terribile nelle peggiori nefandezze umane, tra torture, umiliazioni, lutti, luoghi di depravazione, traffico di esseri uomini e imprevisti di ogni sorta. Tuttavia, Kenny, costretto a una strenua lotta per la sopravvivenza, non demorde. Il suo desiderio di libertà va oltre il vivere e il sopravvivere, cose che sapeva fare benissimo anche in Africa. Per Kenny una vita senza libertà è più spaventosa della morte, morte che comunque sfida con tutte le sue forze. La possibilità di potersi affermare come persona è ciò che per lui conta di più, lo scopo del suo esistere. La sconosciuta Europa ha l’irresistibile profumo della libertà e l’Italia è la sua agognata meta. Kenny compie il suo periglioso viaggio, le cui insidie mineranno seriamente il suo obiettivo. Riuscirà Kenny ad approdare sul suolo italiano? E se sì, prima di arrivarci, quanti stati dell’Africa conoscerà e quali e quante realtà vivrà sulla sua pelle?
AMBIENTAZIONE
L’Africa di cui ci parla Davide Rossi è un’Africa sofferente, fatta di luoghi di detenzione, di tortura, di discariche per il recupero di materiali destinati agli apparecchi elettronici, un’Africa insidiata dalle organizzazioni terroristiche, come quella jihadista di Boko Haram nel nord della Nigeria, un’Africa comunque amata da chi vi è nato sebbene magari costretto ad abbandonarla per mancanza di prospettive, guerre e miseria, un’Africa in cui si è soltanto numeri e in cui le differenze nella ripartizione delle risorse e le contraddizioni sono ben evidenti (vedi i luoghi di lusso più sfrenato, come il palazzo di un trafficante leader pseudo-religioso, e quelli delle miseria delle terre-discarica dalle condizioni di vita estreme).
L’autore è stato attento nel descrivere l’essenziale di ogni posto. Il lettore è così immerso in tante realtà sociopolitiche diverse, grazie agli spostamenti di Kenny, che segue le rotte dei trafficanti di esseri umani, e grazie ai racconti dei personaggi che via via incontra.
TEMI
I temi, attualissimi e duri da digerire, sono trattati dall’autore con sensibilità e ottima padronanza. Rossi analizza la realtà africana attraverso gli occhi del suo giovane protagonista, Kenny. Questi i temi principali e secondari: immigrazione e viaggio della speranza, privazione dell'identità, solitudine e impotenza, povertà, terrorismo, fanatismo religioso (sunnita e sciita), discriminazione, traffico di esseri umani, favoreggiamento di prostituzione, violenza sessuale, pedo-pornografia, violenza fisica e psicologica, vessazioni e torture, morte e dolore, sopravvivenza, dubbi etici e morali, guerra, amore per la vita, amore per una donna, amore per la natura, integrazione, razzismo, coraggio e riscatto.
Un libro impegnativo che richiede la massima concentrazione, non per la trama, questa molto semplice, ma per i contati, sui quali il lettore è trascinato a riflettere.
ESTRATTI
“Non ho mai guardato con odio nessuno. Ho cercato nelle vite degli altri la mia, nei loro occhi la mia anima, nel loro respiro linfa vitale. sono partito abbandonando me stesso, restituendomi masticato e digerito a un altro pianeta. Ho lasciato famiglia, una manciata di conoscenze. Volevo essere un altro, non appartenere all’Africa. Io, però, sono questo.” “Abbandonare la quiescenza nonostante l’ambiente ostile. Germinare per merito d’esso, mentre ci si appropria del destino, mutevoli e intimoriti. Accrescere attraverso eventi avversi, figli mai troppo odiati di un ecosistema differente.” “Non avevo costruito niente in quegli anni vissuti. Nessun rapporto interpersonale, non avevo una carriera avviata, se non un probabile futuro nell’azienda di mio patrigno, non avevo neanche provato a cambiare qualcosa di quelle tante facce dell’Africa che non mi piacevano. Respirai a fondo.”
PERSONAGGI
I personaggi sono, agli occhi del lettore, tutto fuorché numeri ed entità anonime per quanto è stato bravo l’autore a descriverli nelle loro peculiarità e a trasmetterci le loro emozioni.
Kenny (spero di aver interpretato bene: quello che noi leggiamo è il racconto scritto in un quaderno di Kenny, trovato da un amico di Kenny nel primo capitolo)
Kenny conosce gli orrori della vita, accetta gli ostacoli, per poi trovare sempre il contatto con l’ambiente circostante e la natura. La parte di vita peggiore del nostro protagonista non è quella che egli vive con la sua famiglia (padre e madre, poi zia, madre e nuovo compagno della madre) in Africa, dove tutto sommato sopravvive in un contesto non particolarmente disagiato, ma quella da lui vissuta per raggiungere l’Italia. Kenny non lascia una realtà più pericolosa di quella a cui va incontro. Questo potrebbe lasciare perplessi i più rigidi nel comprendere le ragioni di un immigrato come Kenny. Potrebbe non essere semplice capire le motivazioni che spingono Kenny a lasciare l’Africa per dirigersi in Europa. C’è chi al posto di Kenny non avrebbe mai rischiato tanto e chi, come Kenny, magari anche in un contesto migliore, avrebbe deciso egualmente di abbondonare la propria terra e i propri affetti. Kenny ha una vita tutto sommato discreta, con un piccolo lavoro e parenti ospitali, quindi una vita non toccata direttamente dalla realtà dei reietti, dal popolo delle discariche, e neanche dalla guerra, quindi potrebbe essere considerato quasi un “privilegiato” e finanche “ambizioso”. Se il Kenny del romanzo fosse scappato da sevizie insostenibili o da situazione estreme sarebbe stato certamente più facile capire i motivi della sua fuga. Ma il Kenny del romanzo rappresenta quel tipo di immigrato, che pure esiste e non andrebbe mai giudicato con faciloneria.
Ho provato molta tenerezza per il Kenny identificato come "numero 8", un uroburo di disgrazie, e per il Kenny alle prese con il suo primo amore, in un luogo degenerato ma che non gli impedisce di vedere quel poco di bello che c’è.
STILE NARRATIVO
Una scrittura impegnativa nei contenuti e semplice nello stile. Ogni capitolo si apre con una fase sulla crescita degli alberi, creando una sorta di simmetria tra l’evoluzione del protagonista e la crescita dei semi da lui piantati. L’uomo e la natura sono un binomio indissolubile nella mutevolezza degli eventi.
COMMENTO FINALE
L’autore è stato molto abile nel mettere in luce in un contesto narrativo la realtà dell’immigrazione in tutte le sue implicazioni, come d'altronde merita uno dei fenomeni sociali più rappresentativi e complessi del nostro mondo.
Una storia dura e delicata a un tempo, laddove la violenza si alterna ai dei desideri più puri di un giovane uomo, in cerca di un futuro migliore. I lettori si trovano così a viaggiare insieme al protagonista della storia, nella terra coloniale per eccellenza, ricca ma ridotta alla miseria. e nella degenerazione dell’anima umana, ma anche nella speranza che, come un seme, va curata ogni giorno.
Il libro di Rossi ci ricorda che la libertà non è un lusso ma un diritto fondamentale e che la felicità, almeno quella piccola quota di felicità che ci è concessa in questa vita, è un desiderio più che legittimo in ognuno di noi. L’autore ci racconta la storia di un uomo esposto al Male, personificato da esseri immondi, senza alcuna pietà per i propri simili, uomini capaci di compiere sevizie e torture, calpestando la dignità dell’essere umano.
Forse non è facile immedesimarsi in chi, come Kenny, compie una scelta tanto rischiosa, pur di fuggire da una realtà che sente ostile, anche se non mina la sua sopravvivenza, almeno non quanto il viaggio che intraprende.
Mi sono intrattenuta con grande partecipazione emotiva su ogni singola pagina. Sono un’estimatrice degli autori che riescono a raccontare storie che proseguono nella mente dei lettori, con una bella trafila di “perché?” e “come?”. Forse avrei voluto sapere di più sul rapporto di Kenny con il padre e con la madre e altre cosucce un po’ qua e un po’ là, sopratutto in merito alla verosimiglianza o meno di certe situazioni.
Il romanzo è ben documentato e inappuntabile stilisticamente e questo a prescindere dai gusti personali.
CONSIGLIATO A...
Un romanzo che mi auguro possa essere letto soprattutto da chi ha difficoltà a vedere nei “numeri” degli esseri umani solo più sfortunati e ad aprire gli occhi sull’immigrazione. Consiglio la lettura a chi non ha paura a interfacciarsi con realtà diverse dalla propria, a chi è capace di ascoltare le storie “degli altri”, comprendendo che solo per un caso sono “degli altri”. Consiglio altresì questa lettura anche ai sassi. Se i romanzi a tema sociale hanno lo scopo di sensibilizzare su un dato tema o di rendere noto ciò che si ignora, il romanzo di Davide Rossi è a prova anche dei signori sassi. Cari signori Sassi, (anche se difficilmente i sassi leggono libri di questo tipo), se leggere il libro di Rossi vi ha portato a provare a capire meglio che cosa vivono le persone che decidono di lasciare la loro terra e i loro affetti per approdare in una realtà meno ostile di quella natia, meritate il plauso di tutti i portatori sani di buon senso.
NOTA SULLA COVER
Il libro meritava certamente una copertina migliore, con un minimo di elaborazione grafica e un'immagine meno dozzinale.
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