DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
In una piccola villa arredata con quadri antichi e librerie piene di letture importanti, si trovava un imponente scrivania in mogano avente tre cassetti gemelli. Il proprietario li teneva chiusi a chiave.
Solo alla sua morte gli eredi scoprirono in parte il segreto nascosto.
I cassetti erano apparentemente identici ma uno era meno profondo degli altri due. Con l’aiuto di un tagliacarte in argento, il pannello che custodiva il doppiofondo venne tolto. All’interno un faldone con dei legacci colmo di carte.
I documenti contenevano un elenco di nomi, cifre e strani simboli che sembravano indecifrabili.
Per molto tempo si è cercato di rintracciare le persone della lista. Molte affermarono di non conoscerne il significato. Altre si sono rifiutate di rilasciare informazioni, non volendo ricordare nulla di quella storia. Alcune purtroppo sono scomparse in circostanze misteriose.
Le indagini hanno svelato il lato oscuro e insanguinato di quei fogli.
Quello che segue è solo un romanzo. I nomi dei personaggi e le loro azioni sono invenzioni dell’autore.
Una cosa però è certa.
Il Male agisce con modalità che non conosciamo ed spesso è invisibile ad occhi poco esperti.
RECENSIONE
PREMESSA
Prima di iniziare la lettura, ho scorso le pagine e l’occhio mi è caduto sul nome di Cecco d’Ascoli, autore de l’Acerba definita dal Contini “L’Anti Commedia”. Che dire? La mia pupilla ha assunto la forma a cuoricino. Ho pensato: “Qui c’è tanta roba!”. La lettura della descrizione del romanzo, in primissima battuta, mi ha fatto ipotizzare che si trattasse di un mistery (la quarta di copertina è decisamente malandrina) e invece mi sono trovata di fronte a un giallo-poliziesco scritto con tutti i crismi (omicidi, indizi, piste da seguire e da smontare, ipotesi, sospettati ecc.). Il giallo poliziesco è un genere che a malincuore frequento poco, pur amandolo follemente grazie alla Christie (o “per colpa della “Christie” che mi ha reso troppo esigente). “Delitto sotto le torri” è stato per me un’ottima opportunità per risvegliare la lettrice di gialli che è in me e ne sono felicissima.
Di “Delitto sotto le torri” ho letto dalla prima all’ultima riga: ottimo segnale, perché vi garantisco che ho l’abilità di saltare pagine intere, se un libro non mi entusiasma. Ho apprezzato di questo romanzo soprattutto alcuni aspetti, ai quali sono particolarmente sensibile. In primis lo stile pulito (assenza del troppo e uso equilibrato di avverbi e aggettivi) intervallato in modo misurato da informazioni di ritorno, quanto mai opportune: in un giallo denso di fatti e personaggi come questo gli inforigurgiti diventano necessari per non far perdere al lettore le fila dell’intreccio. In secondo luogo, i riferimenti storici legati alla cultura etrusca e a quella romana, che fanno da sfondo alla trama, anche se non sempre hanno con essa un collegamento e potrebbero figurare come pure digressioni erudite o divagazioni a carattere enciclopedico. Infine la caratterizzazione dei personaggi, che emerge più che dalla loro descrizione dal loro operato (evviva!), e certamente anche la storia, ben ritmata nella sua complessità di piste da seguire e indagini che, in più parti, sembrano arrivare a un punto morto o a una soluzione finale non per forza perfettamente chiara. Forse perché è il mistero a imporsi come vero protagonista del racconto? Sì, direi proprio di sì!
TRAMA
Di solito non indugio mai troppo sulla trama perché esiste la quarta di copertina apposta per descriverla. In questo caso, però, cercherò di mettere in luce gli step principali, per chi, come me, tende a perdersi nei romanzi che non hanno i titoli nei capitoli.
La pensione Elena è il teatro di un doppio omicidio. L’architetto Massimo Trevi e la sua amante, la fotografa Anna Bevilacqua, sono trovati morti nella camera del loro incontro clandestino. L’arma del delitto è una pistola calibro 9 con silenziatore. Anna muore sul colpo; mentre Massimo dopo alcuni minuti per dissanguamento. Massimo lascia un indizio scritto con il suo sangue: una croce uncinata e la dicitura “CASA DAZI .” I primi sospetti ricadono sui rispettivi coniugi, entrambi però subito scagionati. Il marito di Anna, il muratore Gaetano Pasqualini, ha un alibi di ferro: al momento del delitto risulta essere lontano per lavoro. La moglie di Massimo, Veronica Della Valle, invece appare incapace di compiere un delitto. Entrambi sembrano incolpevoli anche come eventuali mandanti (non viene detto esplicitamente, ma si deduce).
E dunque: chi si nasconde dietro al duplice omicidio e qual è il movente? Le vittime non risultano neanche essere state registrate nella pensione. Perché? Per discrezione o per altri motivi? Qualcosa non torna. Proprietaria e portiere sembrano non dire tutta la verità.
Le ipotesi dedotte dagli indizi lasciati da Massimo aprono due piste diverse, che potrebbero rivelarsi speculari: la pista finanziaria, legata a riciclaggio di denaro sporco e tangenti, e la pista legata a riti esoterici di una probabile setta satanica, i cui membri potrebbero essere uomini d’affari di una morale non proprio specchiata.
Il mistero è sempre più mistero. La polizia brancola nel buio. Nel frattempo, accadono altri omicidi e la sparizione di Lorenzo Trevi, figlio di Massimo e Veronica, impensierisce tutti. Il ragazzo è stato rapito? Com’è coinvolto? È vivo o morto?
L’autore decide di far apprendere al lettore l’identità dell’aggressore di Anna e Massimo, un soggetto il cui nome è già indice della sua stranezza. I motivi dell’agire di costui non sono resi evidenti in tutti gli annessi e connessi e forse non lo saranno mai. La trama scorre tra “perché” che avranno delle risposte e altri “perché” che, per l’appunto, non l’avranno o non l’avranno del tutto. Un caso intricato relegato al mistero.
"Thomas Chiodi non riusciva a trovare un nesso che collegasse tutti i fatti accaduti".
Una difficoltà che sarà ereditata dal lettore. Ma fino alla fine? Chissà!
Commento alla trama
Ho trovato la lettura scorrevole per stile e contenuto, un po' meno nella struttura. Non vedevo l’ora di arrivare alla scena del ritrovamento dei documenti. Sono rimasta un po’ a bocca asciutta: il fatto non avviene per così dire “in diretta”, come forse ci si aspetterebbe stando alla quarta di copertina, ma è raccontato brevemente quando già accaduto. Tuttavia, la sua importanza appare evidente ed è messa nella giusta luce man mano che il racconto procede. Ero curiosa di scoprire il finale e tutte le correlazioni degli eventi esposti ma, come detto, il finale lascia aperti i suoi bravi interrogativi. Mi sono soffermata molto nelle descrizione dei rituali nella convinzione di doverne ricavare, insieme ai commissari, indizi utili.
Sono caduta in qualche tranello? Forse sì. Ho dato importanza a cose che probabilmente non ne avevano? Forse sì. Le divagazioni sono un modo intenzionale dell'autore per depistare? Non saprei. La lettura è stata coinvolgente? Sì e questo, per quanto mi riguarda, è ciò che conta. Forse non sempre è necessario collegare tutti i pezzi del puzzle... Forse...
Ho apprezzato il bluff attuato da uno dei commissari per far parlare i testimoni e le altre astuzie simili messe in atto dagli investigatori per pervenire alla verità. Ho trovato molto credibile il confronto tra il senatore Pari e Veronica Della Valle. Mi è sembrato di percepire ogni loro espressione, titubanza e stato d’animo. Sono rimasta catturata anche dal riferimento ai Fedeli dell'Amore.
Una trama che mi ha trasmesso tutta la cura e la passione che l’autore ha investito per costruirla, tenendo sempre viva in me la curiosità, soprattutto di capire dove volesse andare a parare.
AMBIENTAZIONE
La storia si snoda tra Ascoli Piceno (tangibile l’amore dell’autore per la sua città), Roma e Washington. I cambi di scena sono coerenti con le piste da seguire. L’ambientazione è vivacizzata da approfondimenti storici (dalla battaglia delle Nazioni alle usanze degli antichi romani), spiegazioni di culti e leggende (come la leggenda legata al Ponte di Cecco) utili nel tentativo di far progredire le indagini.
Il monastero a pochi passi dalla Torre Gualtieri è uno dei luoghi che mi sono più divertita a “spiare”.
PERSONAGGI
Il cast è molto nutrito. Ciononostante è impossibile confondersi. A me non è mai capitato di chiedermi chi fosse chi. Alla caratterizzazione dei personaggi va una nota di merito. Ogni personaggio legato all’indagine dà un suo proprio contributo per farla avanzare. Con il commissario Filippo Salviati, il protagonista giovane e determinato, è facile empatizzare.
L’autore è stato bravo, tra le altre cose, a rivelare attraverso le ipotesi del commissario il ruolo di Anna Bevilacqua nella vita della seconda vittima, l’architetto Massimo Trevi. Massimo Trevi, che guaio! Quest’ultimo muore lentamente dopo aver disegnato una svastica con il proprio sangue e scritto “Casa Dazi.” Perché quel simbolo e quella scritta?
Massimo chiede perdono al figlio Lorenzo prima di esalare l’ultimo respiro. Ha forse coinvolto il figlio in qualcosa di losco e di cui si pente? Una scena toccante che mette subito in allerta il lettore.
"Salvati cercò di immaginare gli ultimi minuti dell'architetto con la coscienza di dover morire"
E insieme a Salviati anche il lettore.
Come dimenticare poi l’Ispettore Dalmazi, lupo solitario over 50, refrattario alle relazioni stabili? E il giovane agente di polizia Tonino Proietti, il classico “fortunato nella sfortuna”? Come non farsi irretire dall’oscuro personaggio di Charun dagli occhi rossi? Chi è? Che cosa cerca e che cosa vuole? E Don Francesco Cavalieri è veramente come sembra? Anche le anime più candide sono sospettabili? Ogni personaggio traina dietro sé un bel po’ di domande. Carlo, il portiere di notte della pensione, racconta davvero tutto ciò che sa? Augusto Cori, l’ analista di Veronica, nasconde qualcosa? Forse deve spiegare tante cose anche lui.
E come la mettiamo con Veronica, la moglie di Massimo Trevi? La donna è consapevole che Anna era l’amante del marito e ritiene quest’ultima responsabile indiretta della morte del suo Massimo. Veronica parla apertamente di un libro (un faldone di carte con note musicali e scritte in una lingua antica sconosciuta) che il marito e Lorenzo hanno trovato in una casa da ristrutturare a Todi. Parla anche di tangenti e scandali in cui il marito era coinvolto e fa cenno a una setta. Tuttavia, per quanto disponibile a dare informazioni, appare più preoccupata per la situazione createsi che non per la morte del marito e la sparizione del figlio, ciò che comunque non mina la sua credibilità dinnanzi ai detective.
Veniamo ora a Valery Walsh, l’introvabile fidanzata americana di Lorenzo. Com’è coinvolta e perché di lei non si sa nulla di certo? Veronica è colei dalla quale parte la pista americana seguita dal commissario Thomas Chiodi, uomo furbo, intuitivo e diffidente quanto basta per mettere in atto vere astuzie investigative. E poi c’è il professore Hart dell'Università di Filosofia, un soggetto che sembra non raccontarla giusta.
Lorenzo, a un certo punto, diventa il protagonista assente. E anche su di lui le domande non si sprecano. Che cosa nasconde? Perché fa credere di essere in America? Perché è andato sul Ponte di Cecco, dove si fanno rituali magici? Dove si trova? Nessuno lo sa. Avrà ragione l’ingegnere Laura Clemente a ipotizzare che …?
E poi c’è Aurora Faro, amica cara di Lorenzo con un trascorso sentimentale con lui. Aurora piange la scomparsa dell’amico. Su di lei non è difficile puntare l’occhio indagatore/assolutore, in base a quanto sembrerà convincente.
Altro personaggio che non passa inosservato è il Professore Faraoni, l’uomo delle spiegazioni interessanti sia per la pista finanziaria sia per quella esoterica.
STILE NARRATIVO
La scrittura di Viozzi, come già detto, è asciutta e scorrevole. Le pagine si leggono agevolmente, anche grazie ai capitoli brevi. Il libro avrebbe meritato un editing professionale, che con ogni evidenza non ha ricevuto. Il mondo esoterico degli etruschi, dei romani e del medioevo è reso con molta cura. I dialoghi sono più che convincenti, sia quelli interiori sia quelli con botta e risposta. Quel che è certo è che la noia non abita a casa “Delitto sotto le torri”. Grazie soprattutto agli aneddoti curiosi su fatti storici e leggendari e alla caratterizzazione dei personaggi, e indipendentemete se la trama sia nelle corde del lettore o meno, la capacità dell’autore di intrattenere è fuori discussione. Premio questo romanzo d'esordio con cinque stelle per l'idea creativa, in attesa di confermare il voto, leggendone la nuova edizione corretta.
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