Titolo: Dentro di me
Autore: YARI LOIACONO
Editore : Publishing Flower (9 dicembre 2021)
Lunghezza stampa : 207 pagine
L'autore
Yari Loiacono è nato a Livorno, in Toscana, il 7 luglio 2003, ha sempre scritto sin dall’infanzia, seppur ci sia stato un periodo di totale assenza della scrittura nella sua vita, essa stessa è una colonna fondamentale per descrivere ciò che è. Ha ricominciato a scrivere con costanza e determinazione grazie al primo lockdown, un periodo di stallo che lo ha portato a riflettere sulle sue esigenze e a quanto effettivamente per lui fosse necessario scrivere: il primo manoscritto ad aver completamente prodotto è “Camp BlackMont”, che ancora è nel cassetto in quanto estremamente privato. Pertanto questo è il primo libro che pubblica, gli unici lavori la quale hanno visto la luce sono dei racconti vincitori di vari concorsi e presenti in delle antologie. Iniziò a scrivere “Dentro di me” a inizio dicembre 2020 e nella seguente opera ha voluto trattare svariati temi sociali, fra i quali la violenza psicologica e fisica, seppur inglobati in un contesto horror e poco realista.
QUARTA DI COPERTINA/DESCRIZIONE
A causa di un irruente incendio, una famiglia è costretta ad abbandonare il proprio villaggio per dirigersi verso una nuova casa.
Tra i genitori Kristus e Emeline e i figli Draimon, Eda, Yosiel, Melia, Amelie e Thomas, nasce una discussione che porta Amelie a distaccarsi.
La giovane, sin dalla prima sera, nota delle stranezze. A peggiorare la situazione, già ardua di per sé, vi è pure il clandestino rapporto incestuoso con Draimon, che deve evitare e sopprimere in ogni modo possibile.
Il mattino seguente si recherà al villaggio più vicino. L'incontro con la piccola cittadina non andrà a buon fine, dato che, otterrà solamente un terribile dialogo con Erika.
Tutto comincia ad andare storto. Amelie comincerà a gironzolare per i boschi e incontrerà un gruppo di giovani ragazzi. Scoprirà dei dettagli che le riguardano e a cui non darà peso, pensando addirittura che sia soltanto un sogno.
Una serie di sciagurati eventi la porteranno a dover affrontare situazioni complicate.
Chi è in realtà Amelie? Sarà in grado di guardare al futuro riprendendo in mano la sua vita?
PREMESSA
Per uno strano scherzo del destino, pur avendo sbandierato ai quatttro venti che non sono una lettrice accanita del genere fantasy, sto recensendo solo romanzi di questo genere. In qualche modo questi romanzi vengono a me, mi cercano e mi trovano. Amo spaziare e sperimentare quindi non mi sottraggo quasi mai a una proposta di lettura, soprattutto se mi arriva inattesa come una torta in faccia.
Oggi vi parlerò di un romanzo di un giovanissimo autore, un creativo di primo latte, che ha tutte le premesse per crescere robusto e sano nella sua carriera in campo narrativo. Yari loiacono è un diciottenne con in tasca una certa dose di spavalderia e audacia non comuni. Il suo romanzo è per tutti? No, direi proprio di no! In più punti ho dovuto saltare qualche riga perché il suo non è un semplice “fantasy e viva la vita”, ma un fantasy dark horror, quindi implicante scene soavemente splatter, sì, soprattutto “soavemente”! (Yari, questo avverbio te lo dedico, perché so che ti piacciono!). Mi permetto di scherzare con il nostro giovane autore, perché so che sa cogliere e apprezzare l’ironia. Loiacono non ha paura di mettere mano a temi torbidi, quali incesto e abusi in famiglia (temi che hanno trovato in me un’alleata, giacchè li ho trattati anch’io, sebbene in romanzi storici e di formazione). Loiacono ha una penna che usa come un’ascia che scarnifica la sensibilità del lettore e sa osare. D’altronde, se non si osa alla sua età, allora quando? Il suo mondo è fatto di tante cose, un delirio ben organizzato, dove sogno e realtà si mischiano per avviluppare il lettore nel suo racconto e farlo uscire alla fine stordito.
IN COMPAGNIA DI AMELIE
La storia prende avvio da un incidente domestico: un incendio di cui non si conoscono le cause, almeno non nell’incipit del romanzo. La famiglia di Amelie, che, come avrete letto nella quarta di copertina, è la giovane protagonista, è costretta a trasferirsi in un nuovo villaggio, visto che la sua casa è stata divorata dalle fiamme.
L’incontro con Amelie non è stato dei più semplici. La ragazza proviene da una famiglia disfunzionale: una madre che odia il marito, ma che non reagisce alle sue nefandezze, se non tradendolo; un marito “padre-padrone” deviato; e quattro fratelli con cui la ragazza instaura rapporti diversi e complessi.
Il trasferimento è fonte di grande sofferenza da parte di Amelie, una sofferenza che si aggiunge alle altre che la affliggono.
«Non voglio andarmene,
io amo questo posto! Come potrò mai essere felice in un
luogo tanto solitario?»
Amelie subisce la decisione presa dal padre despota. Nulla valgono le parole dell’anziana signora che ha trovato alla famiglia di Amelie un nuovo alloggio.
Impara sin da ora
a viaggiare senza legarti troppo a un luogo
La ragazza non riesce a vedere nulla di buono in quella situazione. Il suo malessere aumenta una volta all’interno della casa nuova, che non è altro che una lurida catapecchia. Amelie vive un disagio psichico sempre più forte, si ammala ed è tormentata da incubi e fatti paranormali di cui non si dà ragione. Ad aggravare ciò, sono le ben poco cristalline dinamiche familiari, le imposizioni del padre, i pungolamenti di Eda e il sentimento incestuoso che tenta invano di reprimere nei confronti di Draimon.
La tristezza di Amelie, la sua malinconia, arrivano al lettore addosso come una doccia fredda. La sua è una famiglia corrotta da brutture inaudite, da complicità nauseabonde e da segreti di Pulcinella che rivelano la meschinità di ogni membro, che pur sapendo, non interviene, ma gode o sfrutta la situazione. Amelie è sola. Tremendamente sola. Colma la sua solitudine e il suo bisogno di conforto con un rapporto incestuoso. Il fratello Draimon è il suo amore e nel contempo il suo, forse inconsapevole, aguzzino. Draimon saccheggia l’anima della sorella rendendosi agli occhi di Amelie l’unico capace di portare sollievo alla sua vita. Amelie soffre nel classico “silenzio assordante”. Il suo incoscio la fa viaggiare in una dimensione onirica aggrovigliata, dove i confini tra vero e falso sono flebili.
Un giorno, la ragazza si avventura nella foresta e resta colpita da un gruppo di ragazzi con abiti di diverse epoche che danzano attorno a un falò, per poi dedicarsi a un’orgia collettiva. Amelie viene edotta da una donna del gruppo che i partecipanti del rituale sono tutti spiriti della foresta, uccisi un tempo da Petunia, la signora della foresta, padrona del “baule delle meraviglie!” È l’inizio della fine. Amelie è confusa e spaventata. Non vuole credere a nulla. Si ripete che è tutto frutto della sua immaginazione.
La ragazza continua a essere preda di incubi. Cerca conforto nella sua parte razionale, ma non lo trova. Torna nella foresta. La curiosità e la voglia di scoprire quanto di vero ci sia in ciò che le è stato detto la spingono a cercare il famigerato baule. Trovato il baule, ne aprirà i lucchetti, dando avvio, senza volerlo, a una maledizione assopita da tempo. È l’inizio della fine. Una sequela di tragici eventi colpiscono la sua famiglia. La ragazza si sente responsabile. Difatti, almeno in questa occasione, la sua famiglia, nonostante i peccati di cui si è macchiato ogni membro, è incolpevole. Amelie quindi vuole spezzare la maledizione e fermare la terribile Petunia.
La ragazza precipita senza possibilità di tornare indietro nel baratro della follia, violando ogni barriera del politicamente corretto. Il suo declino pschico e la sua incapacità di gestire il male subito la porteranno a passare dall’essere vittima all’essere carnefice. E qui, il tema della vendetta diventa centrale nel racconto, fino a sfumare in una possibiltà di riscatto per la sventurata.
TEMI TRATTATI
Il romanzo tocca tematiche complesse e delicate, difficilmente digeribili, in primis il tema dell’incesto e della violenza sui minori. Gli altri temi toccati, ossia omertà familiare, omosessualità, odio e vendetta offrono al lettore diversi spunti di riflessione. Tuttavia, il modo in cui sono trattati potrebbe non trovare accoglimento ai non avvezzi al genere fantasy, dove il “surreale” diviene reale, e ciò che, per esempio, in un romanzo di formazione, risulta grottesco diviene nel “mondo dove tutto è possibile”, appunto possibile.
AMBIENTAZIONE
La storia è ambientata in un luogo e in un’epoca indefinita. L’abitazione in cui si trasferisce la famiglia di Amelie è una catapecchia immersa nella vegetazione, fuori dal villaggio e dalla foresta maledetta, che ha un ruolo primario nella svolgimento della trama. È lì, difatti, che Amelie si imbatterà nelle strane presenze e nel “baule delle meraviglie”, che, come già rilevato, tutto sono fuorché “meraviglie”, quanto invece una sequela di mostruosità.
PERSONAGGI
Kristus ed Ermeline sono i genitori di Draimon (con cui Amelie ha un rapporto incestuoso), Eda (che odia Amelie e la provoca), Yosiel, Melia, Amelie e Thomas. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati.
Erika è lo spirito che Amelie incontra nella foresta e che la mette in guardia sulle insidie del posto:
«Fuggi via da
questo posto prima che la sventura piombi su di te e le persone che
credi di amare. Corri lontano e non ti fermare, miserabile stolta!»
Petunia, la terribile Petunia, ha un passato di grande sofferenza. Chi è Petunia? Perché Amelie è da lei risparmiata? Parlare di Petunia implicherebbe spoileroni che voglio evitare, quindi mi taccio.
LO STILE DELL’AUTORE
Quando leggo un romanzo di un autore emergente mi chiedo “questo autore sa scrivere?” E dunque “Yari Loiacono sa scrivere?" Sì, sa scrivere, ha un’arte in mano che, certamente, saprà affinare con il tempo. In questo romanzo Loiacono usa un linguaggio spesso aulico evitabile e uno stile barocco, quindi iper-nutrito di aggettivi e avverbi tanto frequenti quanto ravvicinati, soprattutto avverbi in –mente, che affaticano la lettura. Perdonabile? Sì, perché nonostante questo uso-abuso, che talvolta fa girare la testa, Loiacono è riuscito a non far perdere mai il lettore nelle vie impervie della storia e a tenerlo sempre concentrato sulla trama. Raramente noto negli autori emergenti la stessa vivacità espressiva che ho notato in lui. Sono certa che Loiacono saprà nel tempo snellire lo stile dalle sovrabbondanze lessicali. D’altronde, quando si è giovani, si ha bisogno di dire tanto, tanto, tanto, per poi scoprire, con l’età, che si può dire tanto anche usando poche parole. In Loiacono questo minimalismo è già in essere, perché lui sa, se vuole, anche esprimersi in modo ermetico: ne ha dato prova in diversi passaggi del romanzo in cui va all’essenza. Nota stilistica di pregio: ha un vocabolario esteso e sceglie con cura le parole.
TARGET
Consiglio questo romanzo, ovviamente, a un pubblico adulto impermeabile a scene splatter e non troppo cavilloso “sui perché e sui per come”, e a tutti gli amanti del genere dark fantasy e horror.