
BIOGRAFIA AUTRICE
Alberica Sveva Simeone è nata a Roma, in una gelida notte di dicembre nel lontano 1978. Dotata di doppio nome, gentile omaggio dei suoi genitori, ha passato la sua vita ad alternare periodi in cui si sentiva maggiormente Alberica ad altri in cui andava più d'accordo con Sveva. Amante di cinema, libri e tutto ciò in grado di trasportarti verso altre realtà, sviluppa ben presto la passione per l'horror, che nel corso degli anni ha tentato di trasmettere al figlio, con scarsi risultati. La fantasia, sua fida compagna d'avventure, la spinge a dedicarsi alla scrittura, che ritiene essere tra le cose più gratificanti della sua vita.
DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
"Chi abita negli altri appartamenti del condominio 7/A?". Questa è la domanda che si pone Matteo Gori, arrivato come ultimo inquilino. Dopo aver avuto la risposta, il suo mondo non sarà più lo stesso. Trascinato nella spirale dell’orrore, combatterà contro forze ben oltre le sue capacità e la sua immaginazione. Perché il Male esiste e ti artiglia l’anima. Matteo, armato con il coraggio che solo l’amore di un padre può infondere, lotterà per la sua famiglia contro un mostro che da millenni calpesta la stessa terra degli uomini.
PREMESSA
Premetto che non sono una lettrice accanita di horror. Soprattutto se lo splatter prende il sopravvento sui contenuti, mi areno e passo oltre. Quando un autore, anziché portarmi a immaginare, m’impone una descrizione iperdettagliata e compiaciuta di una parafilia di cui non voglio soffrire, distolgo l'attenzione. In questo sono stata viziata dal maestro Edagar Poe e dalle sue meravigliose atmosfere gotiche e cupe, volte a stimolare la fantasia del lettore, grazie agli input offerti dalla sua magica penna. Citando Immanuel Kant, è proprio nell’oscurità che “l’immaginazione lavora più attivamente che in piena luce”.
Non vorrei, ma sono una lettrice puntigliosa e severa, che viviseziona i testi più che leggerli. Sono più i libri che non recensisco della grande editoria, rispetto a quelli a cui dedico tempo nel post lettura. Spesso questi ultimi appartengono alla microeditoria non a pagamento e sono dei gioiellini. Tengo a precisare che “La donna con l’abito nero” è un libro che ho fortemente voluto. Quando ho letto la quarta di copertina, ho avuto un solo pensiero: “leggerò e recensirò questo libro!”. Ed eccomi qui ora a parlarvene.
RECENSIONE
RIFERIMENTI LETTERARI E MITOLOGICI
L'autrice è una grande estimatrice di S. King. Al suo mentore letterario, secondo quanto lei stessa afferma, deve gran parte della sua passione per le storie horror. In effetti, "La donna con l'abito nero" è certamente un romanzo horror a pieno titolo e che sa distinguersi per originalità e compatezza della trama.
Una storia in cui l’oscurità nutre l’immaginazione, in cui il passato leggendario e la realtà del presente si intrecciano nella dimensione del buio e del male. La storia affonda le radici nella leggenda norrena di Hel, dea della morte e dell’oltretomba, dal volto per metà giovane e bellissimo, per metà avvizzito e orripilante. Hel subisce un incantesimo da una vecchia umana artefice di malefici e disgrazie e sarà costretta a nutrirsi di vittime umane per trasformare la metà brutta del suo volto in bella come l’altra, almeno per le ore successive al suo pasto. Eh sì, perché poi la bella e giovane donna cederà di nuovo il posto alla terribile e brutta vecchia.
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TRAMA
Incontriamo “il mostro che da millenni calpesta la stessa terra degli uomini” già dal primo capitolo e siamo immersi subito nella nequizia esondante dei suoi gesti e nel fetore che esala dal suo pentolone sul fuoco. Il mostro, dall’aspetto di una donna vecchia dagli occhi neri senza sclera e dai denti marcescenti, si presenta a noi intenta a preparare le sue atrocità gastronomiche. Presto mangerà un cuore umano e la sua ingordigia sarà davvero rivoltante. La vecchia come si procura le sue vittime? Forse qualcuno le ha procurato il cibo, ma chi?
Una volta consumato il suo terribile pasto ecco che accade il prodigio: la vecchia donna diventa una giovane e bella ragazza, conoscuta come Vivienne, ma dalla quale stare in ogni caso alla larga.
Matteo Gori, separato e padre di due figli, è ignaro di ciò che accade nel condominio ed è attratto da Vivienne. Presto, però, capirà che a causa di quella donna la sua vita e la vita dei suoi cari è in pericolo.
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La struttura narrativa è degna di una regia horror anni ’80-’90, con pennellate di body horror dai colori inevitabilmente accesi. Le dinamiche condominiali alzano il livello dell’attenzione, per cui il lettore sta sempre all’erta e, insieme a Matteo, cerca di capire il perché di certi comportamenti dei condomini, persone algide e strane, che evitano Matteo e gli consigliano sempre di non sostare troppo a lungo nella tromba delle scale, soprattutto in momenti particolari della giornata.
«Lei sta cenando, non stia per le scale»
«Lo sente l’odore? Vada a casa, non stia qui fuori».
Ma l’inquilina più bizzarra di tutti è senz’altro la donna che occupa l’attico: una donna attraente dallo sguardo inquietante, ossia Vivienne.
La solitudine di Matteo diventa la solitudine del lettore, tutt’altro che passivo in questa lettura ordinatamente horror, dove nulla è fuori posto.
In questo racconto tra i cinque sensi prevale l’olfatto. Il lettore si trova immerso nell’olezzo ripugnante che proviene dall’appartamento della vecchia. L’autrice sa bene come rafforzare la desolazione del condominio e dei suoi abitanti, il disgusto per l’ingordigia della donna-mostro.
La struttura narrativa è classica e lineare, senza inforigurgiti o ramificazioni prolisse. La lettura scorre veloce e il lettore, impotente, si fa spettatore di un film macabro e raccapricciante, in alcuni tratti di inaudita ferocia. Il lettore danza tra sentimenti opposti, rassegnazione e speranza, paura e spavalderia. Impossibile rimanere indifferenti allo svolgersi dei fatti, serrati e ansiogeni. La penna dell’autrice sa porsi all’attenzione anche del più neghittoso dei lettori o dei lettori più esigenti, come nel mio caso. Mi sono lasciata trasportare nel mondo dell’autrice che, in quanto lei appassionata di S. King, sapevo essere “asso piglia tutto” in fatto di emozioni dal sapore forte.
TEMI
VITA/MORTE
… ma il freddo diventò presto calore e poi bruciore e poi dolore insopportabile.
Ficnché tutto diventò buio.
E finalmente, smise di fare male.
Nella scorrevolezza della trama e nel sottobosco dei sentimenti più pervasivi, si nasconde una domanda: fino a che punto si può spingere un essere umano per amore di un proprio caro? Cosa è lecito e cosa non è lecito? Si può essere complici di mostrusità pur di ottenere un vantaggio personale legato alla vita di una persona? L’amore per uno vale la morte di più persone estranee?
Il dolore per la perdita di un caro può accecare anche nelle anime più meste ogni principio etico. E così il piatto della bilancia pesa sulla salvezza di uno a discapito della morte di tanti.
L’antropofagia di cui è colpevole Hel pare non essere “giustificabile” in alcun modo. E se per esempio, ne “Il vuoto di Yamauba”, di Emanuela A. Imineo, i lettori erano costretti a chiedersi “Siamo sicuri che al mostro-donna non si deve alcuna pietà? Sono solo le sue vittime degne di compassione?”, qui nell’altrettanto mostro-donna cannibale di cui ci parla la Simeone pare che non si possa fare appello neanche alla migliore etologia del cannibalismo umano, che insegna che la pratica di mangiare esseri della stessa specie non si può ridurre ad un semplice giudizio morale, ma che va inquadrata in un atto complesso. Le immagini psicologiche associate al cannibalismo di Hel, non rinviano al dolore della donna per essere ciò che non può essere, ossia bella e giovane in eterno, ma al dolore delle sue vittime incolpevoli e alla distruzione di ogni etica umana in chi scende a patti con lei. Hel è una corruttrice di anime, un immondo essere con il quale è davvero difficile entrare in empatia. D’altronde non incarna neppure il cannibale che ricorre all’antropofagia per sopravvivere o per pratiche rituali. Hel divora esseri umani per essere bella, per non essere semmai divorata dalla sua parte orrenda. Ma Hel, anche da bella e giovane, conserva la sua natura malefica.
Il male è in agguato e nessuno ne è immune. Basta poco per scivolare nell’abisso. L’essere umano è privo di difese di fronte al male, per la legge della sopravvivenza, che lo spinge, in condizioni estreme, a qualsiasi compromesso.
Arriva un momento in cui nella vita in cui ognuno di noi è chiamato a dimostrare il proprio valore, ciascuno per motivi differenti, ma succede a tutti, prima o poi.
AMBIENTAZIONE
Il vicino si tuffò in un racconto assurdo e sconnesso, fatto di persone malate, di parenti che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di salvare la loro vita e qualla dei loro cari.
La storia è ambientata in un condominio inquietante che trasuda angoscia. Fin dalle prima pagine è chiaro che ciò che accadrà al suo interno non sarà nulla di buono. Se appare tetro all’esterno, lo stabile dentro è macabro. I suoi condomini sono schivi e appaiono subito portatori di un segreto. Si tratta di persone cui la fortuna ha chiuso la porta in faccia. Il fetore immondo che si sente per le scale, foriero del pasto della vecchia, è metafora dello squallore in cui può cadere l’essere umano in difficoltà. Il condominio rappresenta, man mano che la storia prosegue, un microcosmo di dolore e di paura. Il lettore non ha scampo: leggendo sprofonda in quella ambientazione orrorifica e cupa, dalla quale forse vorrebbe uscire, ma dalla quale l’abile penna della Simeone lo spinge sempre più dentro. Come guardando un’illustrazione di Gustave Doré si rimane ammaliati dalla “bellezza della bruttezza” di ciò che è raccontato, scena dopo scena. Ogni appartamento è descritto in modo tale che il lettore possa esplorarlo come se ne fosse all’interno. L’atmosfera è resa sinistra con maestria e potenza descrittiva, similmente alle brevi e intense pennellate di un quadro di Van Ghog.
PERSONAGGI
I personaggi sono sapientemente caratterizzati.
-Matteo Gori, separato dalla moglie dopo averla tradita, è il protagonista al quale doneremo ogni nostro sentimento di compassione. Il poveretto vivrà qualcosa di così terribile e straziante che persino il lettore avrà sensi di colpa per non poterlo aiutare.
-Ludovica, moglie di Matteo, è capace di perdonare, è quindi una donna dalle grandi risorse affettive.
-Luca Gori: attenzione! E' il personaggio che vi sorprenderà di più.
-I condomini del palazzo 7/A sono persone poco vocate al dialogo e accomunate tutte da un terribile destino.
STILE NARRATIVO
“La donna con l’abito nero” è una lettura che pone il lettore a divorare ogni pagina, non vedendo egli l’ora di passare alla pagina successiva per sapere che cosa accadrà. Una scrittura narrativa asciutta e travolgente, che va dritta la punto. Il lettore è portato a vivere la tensione e il dramma grazie alla suadente penna dell’autrice, che sa alternare momenti di relativa quiete a momenti di spietata tensione.
TARGET
Un romanzo per tutti gli appassionati di horror, ma anche per chi è curioso di scoprire una storia coinvolgente, purché non sia impressionabili dalle scene cruente che, per quanto elegantemente descritte, sono comunque presenti.
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