DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTNA
Una violenza carnale, l’impronta della donna violentata e torturata che resta impressa su di un lenzuolo, una sorta di sindone che ha ben poco di sacro, ma che è l'unica testimone della crudeltà e della ferocia di cui un uomo può essere capace. Il lenzuolo diventa così il vero filo conduttore di questo romanzo, un lenzuolo che si trasforma di volta in volta in strumento di morte, di fuga, di tortura, complice di sparizioni e uccisioni, alcova per incontri d’amore e sesso sfrenati e appassionati e per momenti di tenerezza e complicità, un lenzuolo a cui i due protagonisti affidano le loro speranze e la loro stessa sopravvivenza in un mondo popolato da personaggi ambigui, incredibili, a volte quasi soprannaturali, e dove un arcangelo e il volto di un Cristo crudele si scontrano per la loro redenzione o per la loro dannazione eterna. Un romanzo dissacrante che con impietosa lucidità e crudeltà ci accompagna nei meandri dell’animo umano senza risparmiarci scene di inaudita violenza, ma che allo stesso modo è capace di riportarci là dove amore e tenerezza sembrano poter dire ancora la loro.
PREMESSA
Un libro “fuori dalle righe” necessita di una recensione “fuori dalle righe”. Non aspettatevi quindi un valzer di parole a tempo, ma piuttosto uno scalpiccio di zoccoli fuori dalla lizza. Il “Lenzuolo” non è un libro per tutti. È decisamente l’ultimo libro che mi sarei aspettata di leggere in un gdl. L’autore è stato molto audace e coraggioso, soprattutto considerando che è il suo romanzo d’esordio, scritto dopo raccolte di racconti. Dunque vi traccerò una sorta di vademecum per il lettore perfetto per questo libro, anche se la descrizione /quarta di copertina e la biografia dell’autore sono già di per sé un libretto di istruzioni per approcciare un romanzo di questo tipo.
Iniziamo con il dire che lo stile di scrittura adottato da Dal Canto è un cavallo sbizzarrito, uno tsunami del politically correct, almeno quanto i temi trattati (stupri all’ultimo olezzo, suorine che si divertono, incontri tra mamme e creature molto al di sopra dell’eticamente lecito, ecc.). Allacciate le cinture e preparatevi a correre tra le montagne russe di un libro fuori da ogni logica, da ogni buon senso, un libro che vi immetterà nel surreale, facendovi precipitare in una nuvola nera di perché senza risposta. Non è un romanzo che si legge con la luce della ragione, ma con il laser della follia. Se siete dei ragionieri della penna, non vi torneranno mai i conti. No, “Il lenzuolo” non è il compitino perfetto, con tutte le belle regoline che insegnano nei corsi di scrittura, quanto un trip di frasi che mischiano azioni, pensieri e dialoghi, dai quali occorre prendere ossigeno dall’audacia dell’autore. Sì, infatti all’audacia dell’autore deve corrispondere pari audacia nel lettore. La scrittura accademica è altro, un altro che Dal Canto infrange in modo monello e con assoluta consapevolezza e padronanza.
Se volete giocare al piccolo chimico con le pagine di Dal Canto, non vi basterà un microscopio elettronico a scansione. Sarebbe un’operazione inutile. Lasciatevi invece trasportare dalle pagine abolendo la domanda “perché?”, semplicemente perché i “perché”, come detto, non esistono e non esistendo i “perché” non esistono neanche risposte.
Se siete sensibili alle scene di violenza, al linguaggio esplicito, ai dettagli che rendono difficile la digestione, prima di avvicinarvi a certe pagine, accertatevi davvero di poterlo fare. Io confesso, essendo per natura schifiltosa, di aver glissato su una buona parte del primo capitolo (nulla ha a che fare con la bontà del testo). Tuttavia, ciò non mi ha impedito di entrare nel mood del romanzo e di apprezzarne l’intenzione e la provocazione.
Vademecum:
1) Osservate la grafica e l’impaginato. Non possono passare inosservati! La cover non è scaricata da Internet, è un’elaborazione grafica ben ragionata. La cover è lucida e la qualità della carta buona. Un lusso, in tempi in cui gli editori si rivolgono ad Amazon per la stampa. Rispondete ora a questa domanda: un editore No Eap che investe su un autore, secondo voi prende autori a caso o li seleziona?
2) Spogliatevi di ogni morale/etica: sarebbero condizionanti per leggere “Il lenzuolo” con la luce della follia. È un romanzo di genere misto tra horror, mistery, soprannaturale, erotico e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto fantasy. Ergo: i mariti non portano al pronto soccorso le mogli visibilmente in stato di shock e ferite, gli psicologi prescrivono pillole, le suore hanno i loro bravi ormoni e depravazioni sessuali incestuose, la fame non inibisce la digestione di cibo stantio (poco male…nella realtà accadono cose che superano la fantasia), c’è chi vive e c’è chi muore in una burocrazia che ricorda quella vera (lenta e fessa).
3) Se siete cattolici, baipassate pagina 199, ma, se lo siete e avete chiaro che state leggendo un romanzo con una sua simbologia dissacrante, leggete e leggete e leggete…
PERSONAGGI
Il lenzuolo
è il vero protagonista della storia. La sua simbologia non è univoca. Raccoglie significati in base al suo utilizzo. Il lenzuolo fa volare la storia ben oltre il possibile, l’ordinario e il “già visto”.
Anna
È la donna che incontriamo all’inizio. Tenerezza, paura e repulsione per il suo aggressore saranno i sentimenti prevalenti nel primo capitolo. Anna è incapace di reagire. Il suo strazio è indicibile, irraccontabile. È una valanga che sembra voler cancellare ogni cosa. Anna compirà una scelta molto dolorosa. Deciderà di dare alla luce il frutto della violenza subita. Che cosa ne sarà di Anna? Che cosa ne sarà del rapporto con suo marito?
Il suo aggressore
Indossa una maschera. Sotto quella maschera esiste qualcuno in grado di ogni aberrazione. Un essere immondo capace di predare alla sua vittima anima e corpo nello stesso momento. Un mostro dal quale è impossibile difendersi. Un personaggio a dir poco disturbante.
Il marito di Anna
Un uomo che, in preda al panico, non fa l’azione più logica, quando trova la moglie in uno stato a dir poco pietoso: chiamare i soccorsi. Perché? Ho posto questa domanda all’autore, ma attenzione: l’ho fatto quando ancora non avevo chiarissimo che cosa stessi leggendo. La risposta dell’autore mi ha acceso la lampadina della follia. “il singolo neurone maschile impazzito… meglio non fare che sbagliare”. Esattamente, da quel momento, entrando nel mood del romanzo, la mia lettura è stata vorace e implacabile.
Suor Angela
Colei che trova il frutto del male e che se ne appropria, forse diventando lei stessa il male, e forse tramutando il doppio male in un bene non convenzionale. Suor Angela trova la sua salvezza. Il frutto del male è Gabriele/Raffaele e anche lui troverà la sua salvezza. Suor Angela non più suora e Raffaele instaurano un rapporto fuori da ogni regola. Suor Angela è una figura plurima, dolce e sensibile, sottomessa e vulnerabile, aggressiva e combattiva. È il bianco e il nero, che si alternano senza continuità. È una creatura madre, figlia e sposa di un’altra creatura, ossia una creatura che ha in sé innocenza, peccato, amore e corruzione.
Raffaele
È cresciuto in un istituto religioso per bambini orfani e allevato da suor Angela come un figlio. È l’ “intoccabile”. Fuori dal convento conoscerà una vita nuova, imparerà che cosa siano le mail, vedrà il mare e molto altro. Raffaele non vive la dicotomia tra il suo essere bambino e il suo essere altro. Lui È, senza, forse, sapere di essere.
TEMI
Rimozione e non accettazione come meccanismi psichici di sopravvivenza.
Bene/Male
Scelte difficili
Simbologia del sacro/profano
STILE NARRATIVO
È chiaro anche a un bradipo cerebrale che l’autore si sia divertito a rischiare. Io amo il coraggio. Premio questa follia narrativa con cinque stelle, in barba al politically correct, ai bigottismi letterari e ai compitini che io stessa ho portato a casa (alternandoli a sperimentazioni fuori di testa). Ribadisco che non è un Libro da leggere con schemi razionali, ma fuori dalla logica. Non ostinatevi a cercare un significato, perché potrebbe anche non esserci. Avvicinatevi al libro di Dal Canto come se fosse un quadro astratto e interpretate e vedete quello che volete. Liberi ovviamente di farvelo piacere o meno.
Buona lettura!
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