Cari lettori e autori,
ben ritrovati nella rubrica “Intervista all’editore”. Oggi conosceremo meglio un Editore con la "E" maiuscola: Antonio Di Bartolomeo di Pluriversum Edizioni. Ovviamente stiamo parlando di una signora casa editrice No Eap. L’ “ovviamente” è riferito al fatto che le interviste agli editori in questo blog sono dedicate solo a questa categoria, categoria che va protetta e ben distinta dal tutto ciò che non è vera editoria. Per chi ancora non lo sapesse, per No Eap s’intende “editoria non a pagamento”, vale a dire quell’editoria che non chiede contributi agli autori. Perché esiste altra editoria? In realtà no, esistono però tipografie con servizi aggiuntivi che si spacciano per "case editrici" o false case editrici No Eap che, pur di rientrare tre le c.e. No Eap, millantano crediti che non hanno e non onorano i contratti.
Nel far west editoriale, Pluriversum Edizioni si contraddistingue e non solo per serietà. Questa casa editrice ha infatti un catalogo esteso e affascinante. Vi invito quindi a visitarne il sito (link in calce) e a seguirla sui social. Sostenere gli editori meritevoli è un modo facile affinché essi abbiano la loro giusta luce nel far west editoriale.
Ringrazio Antonio Di Bartolomeo per essersi prestato a questa intervista con grande disponibilità e vi lascio in sua compagnia.
INTERVISTA
Com’è nata la casa editrice Pluriversum Edizioni?
Nel 2009 si creò un gruppo di allievi ai miei corsi di scrittura creativa che, qualche anno dopo, decise di fondare un’associazione di promozione plurale per diffondere le tecniche, i metodi e la filosofia della scrittura plurale. Ma lo strumento associativo non si prestava a una divulgazione delle opere a livello nazionale, sicché, grazie all’aiuto di mia moglie Fatna Bounou, agli inizi del 2017 si diede vita a un’impresa sotto forma di ditta individuale con lo scopo di continuare il percorso già compiuto.
Che cosa vi contraddistingue rispetto ad altre case editrici?
Per rispondere bisognerebbe conoscere l’operato delle altre case editrici; ognuna, presumibilmente, ha il suo stile comunicativo e le sue prassi. In un regime di libero mercato, ogni entità commerciale svolge la sua attività come meglio crede. Poi, ovviamente, ci sono editori che temono di assumersi il rischio d’impresa, pubblicando solo autori che pagano, e altri – come noi – che ritengono il modello free una vera e propria sfida oltre che uno forma di vita improntata alla parsimonia e all’oculatezza. Chi scegli il free rifiuta lo sfarzo e gli sprechi. E ha davvero tanto coraggio. Ecco, il nostro tratto distintivo è proprio questo: il coraggio.
Cosa significa oggi essere un editore indipendente?
Significa poter scegliere, decidere e vivere senza l’aiuto di nessuno. Significa essere liberi. Farsi strada con le sole proprie forze.
Cosa vuol dire svolgere il mestiere di editore?
Significa esporsi a un rischio enorme: oggi basta una parola fuori posto per ritrovarsi letteralmente nei guai. Chi lavora nel campo della comunicazione sa bene che bisogna pensare dieci volte la frase che poi si rende pubblica, ma spesso non si ha tempo di pensare e si creano fraintendimenti senza fine. Il più delle volte in mala fede, perché ognuno capisce ciò che vuole capire. L’editore ha a che fare con una massa di scriventi – che si sono formati sulla bacheca di Facebook – incapaci di comprendere la differenza tra vocazione, passione e semplice capriccio. L’impatto iniziale può essere significativo e si possono commettere errori di valutazione che si pagano a caro prezzo.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo voi, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
Proprio ieri è giunto una proposta editoriale con la seguente dicitura nell’oggetto della mail: “Sottomissione di un mio libro alla casa editrice”. Beh, se si esordisce così – se l’autore in erba ci “sottomette” un’opera che, nella sua testa, è già libro – non può che essere il cestino il suo naturale luogo di destinazione. È davvero triste rilevare la pochezza espressiva di oggi e la mancanza di cura nelle parole.
Il mondo editoriale ormai è molto ampio, le case editrici sono davvero numerose e purtroppo non tutte sono realmente 100 per cento No Eap oppure viaggiano su doppio binario, in molti optano per l’auto-pubblicazione. Perché un autore dovrebbe rivolgersi a voi?
Se un autore si rivolgesse a noi solo perché non chiediamo alcun contributo per la pubblicazione, non potremmo trarre alcuna gratificazione: Pluriversum va scelta per le attività promozionali che mette in campo, per l’accortezza che ripone in fase redazionale, per il supporto continuo h24 che offre agli autori, per l’entusiasmo che regna nel suo ambiente, per l’attenzione rivolta a chi muove i primi passi nel mondo editoriale.
Quanto per voi è importante la figura dell’editor per accompagnare l’autore nella fase antecedente alla pubblicazione?
L’editing è un servizio editoriale funzionale alla pubblicazione; non se ne può prescindere. Nella mia lunga esperienza di editor, rilevo un’ampia disponibilità degli autori a lasciarsi guidare lungo il percorso di perfezionamento della loro opera, purché, ovviamente, se ne rispetti lo stile, i contenuti e la struttura. È un problema di “diritto d’autore”. Non si può stravolgere la sostanza di un testo. Ci vuole reciproca umiltà nel riconoscere che né l’autore può dare alle stampe il suo manoscritto originario né l’editor può pretendere di cambiare le frasi senza il consenso e la piena consapevolezza dell’autore, che rimane sempre e comunque il creatore dell’opera. Quei pochi presuntuosi autori incapaci di comprendere il valore di un intervento di correzione e miglioramento andrebbero immediatamente messi alla porta.
Che cosa cercate e che cosa escludete?
Pluriversum nasce per dare voce agli autori impegnati nel “civile”, ossia fautori di progetti artistici, letterari e, in generale, culturali. Opere fini a sé stesse, che non abbiano un impatto sociale, non sono compatibili con i nostri standard e le nostre richieste.
Avete una visione del mondo rilevabile da una citazione o un’immagine in cui rispecchiare i vostri propositi editoriali?
Pluriversum ha una sua filosofia, quella della pluralità, piuttosto complessa e articolata. In poche parole, un pensatore plurale valorizza i tratti distintivi, senza disconoscere quelli comuni, ma punta alla valorizzazione delle differenze e all’armonizzazione di punti di vista alternativi. In una formula che appartiene alla mia stessa filosofia, la pluralità tende al superamento tanto dell’Uno, che ingabbia e opprime, quanto alla molteplicità, che confonde e disorienta.
Che cosa pensate dell’“editoria” a pagamento?
Fermo restando che ogni impresa è libera di agire secondo le proprie idee, e tenuto conto che la Costituzione stessa garantisce la libera iniziativa economica, vien da chiedersi che gusto si provi a pubblicare solo autori disposti a sborsare migliaia di euro per vedere la propria opera su Amazon e qualche copia in Fastbook. Questi autori, quando si accorgono della fregatura, con 200 copie in giacenza presso le proprie cantine delle quali non sanno che farsene, e senza alcun supporto dell’editore, avvertono non solo un senso di frustrazione ma pure l’impulso di rivalsa che spesso è accompagnato da vera e propria diffidenza. Come convincerlo che c’è ancora chi crede in lui e nel suo lavoro? La cosa più atroce è tuttavia un’altra: a meno che gli autori non abbiano pagato un coaching writing, e siano certi di aver pubblicato un libro di qualità, con un impeccabile intervento di editing, si ritrovano il più delle volte 200 copie piene di errori, e quindi non solo senza alcun valore ma persino nocive, perché se mai capiterà che qualcuno leggesse quel libro si renderà presto conto di essere di fronte a un dilettante che ha pubblicato a pagamento.
Preferite il cartaceo o l’e-Book?
L’e-book, dopo gli entusiasmi iniziali, sta perdendo il suo fascino. Un libro è uno strumento sociale; permette, anzi, deve permettere, l’aggregazione, non semplicemente virtuale, ma reale e concreta. È bellissimo vedere tanta gente a una presentazione, prendere parola, scambiarsi opinioni, sorridere insieme. Poi, è chiaro, c’è chi preferisce leggere a letto sullo smartphone, prima di dormire, e un e-book è altamente indicato per questo. Noi, però, preferiamo la tradizione cartacea.
Volete dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Un autore emergente per sua natura deve scoprire, ed essere paziente, non fermarsi al primo intoppo; l’editoria è imprevedibile. Ci vuole tenacia, perseveranza, e fortuna.
Qual è la collana che vi rende maggiormente orgogliosi?
Schegge dall’altrove, una specifica collana dedicata agli scritti sociali, che puntino alla divulgazione di una cultura plurale.
Dove sono acquistabili i libri da voi editi?
Il nostro distributore fornisce, attraverso Fastbook e direttamente, con le sue tante convenzioni, le librerie di tutto il territorio nazionale. Per la Sardegna abbiamo un distributore dedicato.
Il vostro sogno come editori?
Riuscire a far sorridere di gioia i nostri autori.
ANTONIO DI BARTOLOMEO
(CAPOREDATTORE)
Cari lettori e autori,
concedetemi di confidervi che questa intervista è stata per me una delle più belle mai fatte a un editore nel mio blog. Pluriuniversum Edizioni mi ha conquistato da subito ( e non solo per il nome che a un'appassionata di fisica quantistica quale io sono non poteva che far venire la pupilla a cuoricino), ma per l'onestà intellettuale e la schiettezza di ogni singola parola dell'editore, onestà e schiettezza che avevo potuto riscontrare già nell' articol, di cui vi riporto il link in calce e che vi invito a leggere con molta attenzione.
Che dire? Un editore che arriva a pubblicare il fac simile del contratto che propone agli autori, che non solo non ha nulla da nascondere, ma che è anche sicuro del fatto suo è degno del massimo rispetto, non credete? Top del top!
Il consiglio rivolto a noi autori è sempre lo stesso: non facciamoci accecare dal vanity press, cerchiamo di essere obiettivi nel valutare i nostri testi e, se il nostro testo è valido, affidiamoci ai veri editori, viceversa asteniamoci nell'immettere nel mercato libri di scarsa qualità, cadendo nella trappola del "se mi paghi, ti pubblico"!
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