
Cari lettori e autori,
ben ritrovati nella rubrica “Intervista all’editore”. Oggi conosceremo meglio la casa editrice Caracò. A parlarcene è il Direttore Editoriale Alessandro Gallo. Ovviamente stiamo parlando di una signora casa editrice No Eap. L’ “ovviamente” è riferito al fatto che le interviste agli editori in questo blog sono dedicate esclusivamente a questa categoria, categoria che va protetta. Per chi ancora non lo sapesse, per No Eap s’intende “editoria non a pagamento”, vale a dire quell’editoria che non chiede contributi agli autori. E ora lascio la parola ad Alessandro Gallo, che ringrazio di cuore per il tempo dedicato a questa intervista e per aver risposto eroicamente a tutte le domande. anche alle più scomode e sfacciate.

Com’è nata la casa editrice EAP Caracò?
Siamo nati come casa editrice indipendente durante gli anni del gran successo degli ebook. In principio pensavamo di fare solo progetti editoriali digitali poi siamo cresciuti tanto e ci siamo dedicati ai libri cartacei, poi alle produzioni teatrali, poi all’educational ed oggi siamo una piccola casa di produzione crossmediale.
Che cosa chiedete ai vostri autori?
Di mettere l’accento sulle storie dal forte impatto sociale che possano trovare anche altri spazi di azione nell’ambito delle produzioni teatrali e audiovisive.
Che cosa vi contraddistingue rispetto ad altre case editrici?
Che il libro è un dichiarato punto di partenza di un progetto artistico più articolato.
Cosa significa oggi essere un editore indipendente?
Riuscire a restare in vita all’interno di un mercato editoriale senza farsi agonizzare da logiche massimali.
Cosa vuol dire svolge il mestiere di editore?
Curare la bellezza del lavorare con lentezza.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo voi, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
Non avere pazienza e non comprendere da subito che in vita ci sono più scrittori che editori, più libri che lettori e che valutare un testo non è facile se non addirittura impresa ardua.
Il mondo editoriale ormai è molto ampio, le case editrici sono davvero numerose. Purtroppo non tutte sono realmente 100 per cento no eap e in molti optano per l’auto-pubblicazione. Perché un autore dovrebbe rivolgersi a voi?
Noi non facciamo “eap (editoria a progetto)”: costruiamo percorsi articolati a volte complessi ma rendono una storia un punto di partenza per costruire nuovi modi per raccontarla, ascoltarla, vederla.
Quanto per voi è importante la figura dell’editor per accompagnare l’autore nella fase antecedente alla pubblicazione?
Fondamentale. Un occhio esterno, oggettivo sulle storie serve non solo all’autore ma anche all’editore.
Che cosa cercate e che cosa escludete?
Storie dal forte impatto sociale e civile. Escludiamo la poesia, per ora ne sentiamo l’esigenza di poterla ospitare nella nostra collana ma non abbiamo forze intellettuali ed economiche.
Avete una visione del mondo rilevabile da una citazione o un’immagine in cui rispecchiare i vostri propositi editoriali?
La menzogna non è nel discorso ma nelle cose (Italo Calvino)
Quali caratteristiche cercate in un autore?
Visionario.
Come scegliete un manoscritto?
Leggendolo con più occhi.
Qual è stata la prima pubblicazione della vostra casa editrice e perché la scelta è ricaduta proprio su quel testo?
La parola liberata dalle mafie: antologia scritta da un gruppo di studenti emiliani che decisero di raccontare le mafie su al nord. Fu la prima pubblicazione che ci legò da subito a percorsi di editoria e educational come strumento al contrasto alle mafie.
Che cosa pensate dell’“editoria” a pagamento?
Nulla di male, ogni editore è libero di percorrere la strada che ritiene più consona a poter raggiungere un pareggio bilancio o di fare ricavi. Noi preferiamo azzardare, rischiare, fare imprenditoria puntando anche su nomi, titoli e progetti difficili da piazzare ma che ci tengono fuori da questi schemi.
Quali generi narrativi e stili preferite?
Possiamo dire ciò che non preferiamo valutare: i fantasy.
Preferite il cartaceo o l’ e-Book?
Entrambi, sono due prodotti differenti. L’uno non esclude l’altro.
Quali progetti avete per i prossimi anni?
Stiamo seguendo una rosa di autori teatrali con i quali ci piacerebbe costruire un percorso di crescita che possa spostare le loro storie dalla pagina scritta di un copione alla pagina scritta di un libro. Crediamo che ci sono molto drammaturghi che hanno bisogno di trovare nella narrativa un nuovo spazio per far crescere le loro storie.
Che cosa vi rende soddisfatti di questo mestiere e che cosa no?
Di essere riusciti in questi anni a non fare solo gli editori. Non abbiamo rimpianti ma solo tanta amarezza per non essere riusciti a pubblicare di più e dare spazio a più autori.
A vostro avviso perché siamo più un paese di aspiranti autori che non di lettori e di chi è la responsabilità se si legge così poco?
Non saprei per ora rispondere, credo che la colpa sia aver affossato del tutto il servizio pubblico televisivo riducendo il media in un banale mezzo per l’intrattenimento escludendo del tutto l’approccio educational che poteva servire a dare spazio anche ai libri e ad altre produzioni letterarie.
Volete dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Le storie per essere utili non hanno bisogna di un editore, scrivere è il più bel gesto rivoluzionario, ci sono tanti altri modi per renderle pubbliche.
Qual è la collana che vi rende maggiormente orgogliosi?
Storie.
Dove sono acquistabili i libri da voi editi?
In tutte le librerie e gli store online.
Dove preferite che siano acquistati i libri da voi editi?
Ovunque, l’importante è farli circolare.
Ci volete parlare dei libri che avete in uscita?
Per ora no, preferiamo i “colpi di scena”.
Il vostro sogno come editori?
Che la letteratura per i più giovani diventi uno strumento da tempo libero, al contrario da troppo tempo è visto come uno strumento didattico.
Che cosa vorreste dire ai lettori? Avete qualche consiglio da dar loro su come scegliere i libri?
Leggete, non solo i nostri libri. Tutto.
Avete qualche promozione in corso?
Per ora no.

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