Cari amici autori e lettori,
ecco una nuova “Intervista all’editore” dove conosceremo meglio CTL Editore. A rispondere alle domande è l’editore stesso, Nino Bozzi, che ringrazio per la sua disponibilità e soprattutto onestà con la quale ha risposto alle domande, soprattutto alle più scomode, come quella relativa all’editing. Questo dell'editing è un punto molto delicato. Ci sono case editrici che, pur essendo dichiaratamente al 100% No Eap, offrono purtroppo uno scarso, se non inesistente, lavoro di editing, forse per rientrare nell'editoria 100% non a pagamento in maniera forzosa rispetto alle proprie reali risorse finanziarie (sono rari casi, ma esistono). In questo caso CTL almeno è chiara: il lavoro di editing è a carico dell’autore. È importante che gli autori sappiano che non tutte le case editrici NoEap, quindi che non chiedono contributi agli autori per le spese tipografiche e che non obbligano gli stessi all’acquisto di copie, provvedono a proprie spese all’editing od offrono un serio servizio di editing. Ho trovato giusto, in questo caso, intervistare un editore che dicesse chiaramente come stanno le cose nella sua casa editrice. Prima di proporre i propri manoscritti è essenziale che gli autori consultino il catalogo dell’editore per capire quali generi è disposto a pubblicare e che s'infornino soprattutto sulle modalità di pubblicazione per non perdere tempo e non farlo perdere.
Buona lettura!
Com’è nata la casa editrice CTL?
Il gruppo CTL che comprende adesso anche Libeccio Edizioni e Nino Bozzi Editore nasce in un primo momento come CTL nel 2009 da una mia idea per ampliare quello che era il nostro ambito lavorativo e cioè la stampa e pubblicazione di libri.
Che cosa vi contraddistingue rispetto ad altre case editrici?
Non saprei dire che cosa ci distingue, forse dovremmo chiederlo ai nostri autori, sicuramente la massima onesta e trasparenza, l’impegno nel promuovere i testi anche con i pochi mezzi che naturalmente una casa editrice di medie dimensioni può permettersi.
Cosa significa oggi essere un editore indipendente?
Significa affrontare tantissimi problemi da quelli economici che sono molti a quelli logistici della distribuzione libraria che in Italia funziona come più o meno tutto il resto.
Cosa vuol dire svolgere il mestiere di editore?
Vuol dire lavorare moltissimo per avere qualche soddisfazione a livello nazionale come i premi che alcuni nostri testi hanno ricevuto in questi anni.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo voi, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
Molti emergenti si preoccupano più di presentare un testo ben formattato che non contenuti di livello, con questo non voglio dire che si può scrivere un romanzo con il cellulare, gli spazi devono essere inseriti dopo la virgola o il punto, ma non c’è bisogno di creare un file pronto per l stampa cosa che compete a noi. Molto meglio che chi vuol scrivere prima legga molto, no moltissimo. Un consiglio, se pensate che leggere i libri degli altri può corrompere il vostro stile quando ancora non avete neanche scritto una frase,bene evitate proprio di iniziare a scrivere.
Quanto per voi è importante la figura dell’editor per accompagnare l’autore nella fase antecedente alla pubblicazione? Come scegliete un manoscritto?
Solitamente facciamo valutare i testi a una delle migliori editor che abbiamo in Italia e lo facciamo a nostre spese, mentre se poi il testo ha bisogno di editing dovrà provvedere l’autore.
Quali generi narrativi e stili preferite?
La poesia è quella che ci ha permesso di nascere e crescere, ma il genere giallo e poliziesco in genere è il nostro preferito, per questo abbiamo creato il Premio Carlo De Filippis Gold Crime
Preferite il cartaceo o l’ e-Book?
Sicuramente il cartaceo.
Volete dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Come ho già scritto, leggete tanto.
Che cosa pensate delle agenzie letterarie?
Come ogni cosa se fatta con onesta, impegno e passione non possono che essere di grande aiuto per tutti gli autori, esperti o emergenti che siano.
Ho notato in questi anni che purtroppo sono proprio gli scrittori, chiaramente non tutti, ma molti ad essere i primi a non comprare i libri degli altri, e questo dovrebbe far riflettere.
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