Cari lettori e autori-lettori,
introduco l’intervista a Massimiliano Mistri di Edizioni La Gru con un concetto lapalissiano, ossia che la condizio sine qua non per scrivere è leggere, concetto però troppo spesso drammaticamente ignorato da una buona fascia di autori, per lo più affetti da un narcisismo accecante, un “vanity press” che offusca loro il dono dell’obiettività. “Tutti scrivono e pretendono di essere letti. Ma spesso chi vuole essere letto, non legge.” Questa l’amara constatazione dell’editore di Edizioni La Gru: niente di più vero. Se non fosse così, non esisterebbero le case editrici a pagamento che, di prassi, prendono gli scarti delle NoEap e i ghostwriter che prestano la loro arte a terzi, trasformando veri incubi grammaticali e sintattici in libri leggibili.
Un consiglio di Massimiliano Mistri da sposare in pieno, consiglio destinato sempre alla stessa fascia di autori di cui sopra, è quello di “Evitare di scivolare sempre nell’autobiografismo, evitare di scimmiottare scrittrici e scrittori.” Senza un background adeguato, difatti, il rischio è il grossolano tentativo di copiare il già esistente con l’unico esito di mortificarlo e di raccontare qualcosa di banale e inutile. Il mercato editoriale italiano è intasato di opere che nulla apportano al panorama culturale e che annacquano quello che di valido esiste, perché esiste. Come lettori curiosi, avremo avuto certamente tra le mani libri validi di autori sconosciuti ma talentuosi. Sotto questo aspetto è assai triste rilevare, almeno per quanto mi riguarda e come ricorda l’editore di Edizioni La Gru, che “le librerie sono poco interessate, giustamente, ad autrici e autori esordienti. Per non parlare delle testate giornalistiche.” Ebbene, scoprire nuovi talenti dovrebbe essere una delle soddisfazioni più grandi che possa provare un editore. Tutti, anche gli scrittori più grandi e di successo, hanno avuto un esordio, spesso difficoltoso. Purtroppo, però, il mercato della sottocultura tende a seguire la popolarità dei personaggi e trascura i talenti nascenti. Ed ecco, per esempio, un profluvio di best seller scritti, ma in realtà non scritti di proprio pugno, da personaggi televisivi che raccontano loro stessi, in virtù proprio della loro popolarità mediatica. Le grandi case editrici, un tempo scopritrici di talenti, ora puntano sulla popolarità dell’autore o “pseudo autore” per assicurarsi, giustamente, le vendite. Spesso le ragioni del marketing non collimano con quelle della cultura e la colpa è solo di noi lettori o autori-lettori. Ciò che il pubblico chiede, le case editrici offrono. Sta a noi orientare le scelte degli editori. I tesori preziosi sono nascosti, ma esistono, basta solo saperli cercare, tanto più che adesso siamo favoriti dalla rete.
La verità fa male, ma purtroppo è così: molti piccolo-medi editori rischiano di chiudere i battenti per pubblicare esordienti o emergenti, soprattutto in questo tempo di pandemia, che ha cancellato anche l’occasione di fiere e firma copie. Difatti, i piccolo-medi editori fanno sforzi finanziari immani, cosa aggravata dal fatto che non si legge più come un tempo, soprattutto i libri di autori ancora non conosciuti. I libri degli autori validi rimangono sepolti da un trilione di libri di scrittori, o pseudo tali, che non sanno scrivere perché semplicemente non leggono e, di conseguenza, scrivere non è il loro mestiere.
E ora vi lascio alle parole di Massimiliano Mistri, non prima però di invitarvi a navigare sul sito de La Gru. Onde evitare un volantinaggio indiscriminato della proprio manoscritto, è sempre bene che gli autori si accertino che la loro proprosta editoriale sia coerente con i tipi della casa editrice e chissà che non vi vada bene com'è capitato a Lorenzo Marone, il cui esordio è stato pubblicato da Edizioni La Gru.
Buona lettura!
Com’è nata la casa editrice La Gru? La Gru nasce dalla nostra precedente attività di libreria editrice. Abbiamo cercato di procedere sulle tracce iniziali degli anni precedenti.
Che cosa vi contraddistingue rispetto ad altre case editrici? Onestamente non lo so. Non seguo molto il panorama editoriale italiano contemporaneo.
Cosa significa oggi essere un editore indipendente? Significa cercare di barcamenarsi in un mare popolato, confuso e, se mi passa l’espressione, poco pescoso.
Cosa vuol dire svolgere il mestiere di editore? Un editore è un imprenditore. Io forse sarò poco prosaico, però credo si debba smettere di far passare gli editori, così come anche i librai, come dei baluardi della cultura. Siamo tutti imprenditori. E per quel poco che seguo, non mi pare che oggi vi sia grande cultura nei volumi pubblicati. Per lo meno non paragonabile a quella degli anni quaranta/settanta. Quel che cerchiamo di fare, nel nostro piccolo, è selezione. Scartiamo quasi tutto il materiale che ci arriva e tentiamo di limare al massimo le uscite. Tenendo bene a mente che le librerie sono poco interessate, giustamente, ad autrici e autori esordienti. Per non parlare delle testate giornalistiche.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo voi, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale? L’unica pecca, errore mi pare un termine troppo pesante, è il non studiare il catalogo degli editori cui viene proposto il dattiloscritto. Ma è una piccolezza su cui possiamo serenamente sorvolare. Spero che nessun editore si picchi per quisquilie.
Il mondo editoriale ormai è molto ampio, le case editrici sono davvero numerose e in molti optano per l’auto-pubblicazione. Perché un autore dovrebbe rivolgersi a voi? Perché pubblicare un libro non è solo darlo alle stampe. C’è lavoro a priori e a posteriori. La pubblicazione in sé è soltanto una fase. Probabilmente nemmeno la più importante.
Quanto per voi è importante la figura dell’editor per accompagnare l’autore nella fase antecedente alla pubblicazione? Certamente molto importante. Un occhio estraneo al dattiloscritto permette una visione non di parte. Ma ogni tanto gli autori sono restii ad accettare i suggerimenti. Non so perché. Forse perché vedono i cambiamenti testuali come fossero interventi sulla loro persona.
Che cosa cercate e che cosa escludete? Cerchiamo buono stile e idee- Ci disinteressiamo alla noia portata da storie trite e ritrite.
Avete una visione del mondo rilevabile da una citazione o un’immagine in cui rispecchiare i vostri propositi editoriali? "Saranno idee di arte e poesie. Le uniche ad emozionarmi. Il resto è solo buio e vanità, che fanno pochi soldi, ma sono le sole capaci di sedurmi e interessarmi. Il resto per me è buio e vanità." (Neri Pozza, lettera a Goffredo Parise).
Quali caratteristiche cercate in un autore? La consapevolezza. Di se stessi, del proprio scritto, della casa editrice e delle difficoltà nel mondo librario. Quindi tendiamo un po’ a essere il padre di Icaro.
Come scegliete un manoscritto? Dipende tutto dall’emozione. La scelta si basa solo su questo.
Qual è stata la prima pubblicazione della vostra casa editrice e perché la scelta è ricaduta proprio su quel testo? Fu “Il mendicante di pensieri”, di Meri Nigro. Ci colpirono lo stile narrativo e l’idea. Da lì è nato poi un rapporto di stima e amicizia con Meri che venne in Veneto dalla Puglia e rimase con noi alcuni giorni. Il primissimo amore viscerale, per quel che riguarda specificatamente me, è stato “Incubi a Nordest” di Alberto De Poli. Poi “Qualcosa non va..” (mi raccomando, con due puntini sospensivi) di Giulia Zatti.
Che cosa pensate dell’“editoria” a pagamento? Che non è editoria.
Preferite il cartaceo o l’ e-Book? L’eBook non è mai stato preso in considerazione. Per quel che mi riguarda potrebbe serenamente non esistere. Esattamente come gli mp3.
Quali progetti avete per i prossimi anni? Cercare di rimanere noi stessi. Mai abbattersi per un fallimento, mai esaltarsi per un piccolo successo. E cercare di essere sempre più indipendenti, anacronistici e sinceri. E di trovare sempre e solo librai che non siano insolventi.
Che cosa vi rende soddisfatti di questo mestiere e che cosa no? Ci rende soddisfatti la libertà, ci intristiscono l’egoismo e il fatto che molte persone del settore mi sembra vivano in un mondo completamente inesistente.
A vostro avviso perché siamo più un paese di aspiranti autori che non di lettori e di chi è la responsabilità se si legge così poco? Le responsabilità sono varie. In primis la pigrizia genitoriale che porta i genitori a piazzare i bambini fin da piccoli davanti a tablet, cellulari e televisioni piuttosto che passare del tempo con loro a leggere. Poi c’è il problema della scelta dei libri. Una storia sbagliata al momento sbagliato può creare una repulsione verso la lettura. Poi c’è il problema dei programmi ministeriali che sono spesso noiosi e obsoleti. Poi la nostra stessa pigrizia e l’egocentrismo. Tutti scrivono e pretendono di essere letti. Ma spesso chi vuole essere letto, non legge. Ecco, questa pretesa non la capisco.
Volete dare qualche consiglio agli scrittori emergenti? Evitare di scivolare sempre nell’autobiografismo, evitare di scimmiottare scrittrici e scrittori. Non ha idea di quanti si definiscano poeti e citino Bukowski come ispirazione, finendo per imitarlo e per ignorare tutto il resto della poesia mondiale.
Che cosa pensate delle agenzie letterarie? Non ho onestamente un pensiero a riguardo.
Qual è la collana che vi rende maggiormente orgogliosi? Siamo felici di tutti i progetti, ma dare spazio a poesia e racconti è soddisfacente.
Dove sono acquistabili i libri da voi editi? Abbiamo una distribuzione diretta e sul sito è presente un elenco di librerie con cui collaboriamo, elenco in espansione, e che hanno libri nostri o che li ordinano agevolmente. Ovviamente è per noi impossibile essere presenti in ogni libreria con ogni libro. Sia per i costi sia per il reale interesse che una libreria di Aosta (per fare un esempio) possa avere di una autrice di Rovigo o di un autore di Iglesias.
Dove preferite che siano acquistati i libri da voi editi? Sul nostro sito.
Ci volete parlare dei libri che avete in uscita? Abbiamo un intero nuovo progetto parallelo alla Gru. Molto carino, ma per ora preferiamo mantenere il massimo riserbo.
Il vostro sogno come editori? Trovare qualcuno che scriva come Lea Quaretti.
Che cosa vorreste dire ai lettori? Avete qualche consiglio da dar loro su come scegliere i libri? Leggete gli estratti, non fermatevi ai consigli delle major che consigliano quasi esclusivamente libri dei loro stessi gruppi. Ascoltate i librai attivi, che fanno ricerca. Rivolgetevi alle biblioteche che sono presidi ancora molto importanti.
Avete qualche promozione in corso? Ogni novità è per un periodo in preorder con sconto del 15% e lettura gratuita di un estratto. Può essere molto utile per farsi un’idea dello stile.