Incipit del racconto "Kitsugi - L'oro è negli occhi di chi guarda" - Delos Digital
Carissimi,
con questa nuova intervista mi sono voluta fare un regalo. Oggi avrò, anzi avremo, ospite un'autrice, nonché editor, che io amo follemente. Sto parlando di Sonia Morganti, vulcanica, creativa e dalla penna che danza sulla carta. Un'autrice che i big dell'editoria, concentrati più sulla popolarità dei personaggi/"autori" che non sul puro talento, continuano a ignorare, come continuano a ignorare tanti altri talenti. Prima il personaggio e poi l'opera... è triste, ma funziona così. Si sa, l'editoria è un business e pertanto, prima di decidere se pubblicare o meno un autore, l'ultima voce considerata è "talento", voce sacrificata in nome del numero di followers, delle conoscenze, delle parentele e della reale preparazione intellettuale di un autore. Eh sì, Sonia Morganti, e con lei certamente anche altri autori e autrici dalla raffinata cultura, ha la "sventura" di non "essere parente di", di non aver sculettato in televisione per poi scoprirsi, grazie alla mano maestra di un ghostwriter, scrittrice, di non avere una rete di conoscenze tali per poter emergere, magari anche a parità di talento, come gli autori dal potere sociale ed economico più che evidente. Lo sappiamo tutti: se sei X, o meglio appari come "X", puoi addirittura pubblicare il tuo romanzo d'esordio con Y; ciò equivale a dire che, se X avesse scritto il romanzo di un anonimo Z, il romanzo dell'anonimo Z avrebbe meritato l'attenzione del grande editore. Paradossale no? Tuttavia, l'anonimo Z, con un bagaglio culturale reale, l'arte della dialettica e della scrittura in mano, ha ciò che vale veramente.
Notate una noticina polemica in tutto questo? Vogliamo nasconderci dietro un dito? Eh no! È un dato oggettivo: l’editoria non selettiva produce ciarpame. Colpa forse anche del fatto che oggi tutti pagando possono pubblicare? Colpa del fatto che vale più "l'apparire" dell'essere? Colpa del fatto che la conoscenza della lingua italiana rischia di essere più rara di un panda cinese? È probabile. Sta di fatto che i gioiellini letterari, che pur esistono grazie anche alla microeditoria No Eap seria e capace, sono sempre più nascosti e destinati a rimanere una scoperta per pochi o per pochissimi, se l'autore non ha la disponibilità economica per una campagna promozionale adeguata.
Scusate, mi ero ripromessa di attenuare i toni polemici, di smettere di essere irriverente e dissacrante, almeno nel contesto delle interviste, ma oggi ho fallito e non sono riuscita a "fare la brava". Autori come Sonia Morganti, che vorrei vedere almeno prima di schiattare nell'"Antologia degli scrittori contemporanei", risvegliano in me il fuoco della polemica, il grido di tristezza perché non vince sempre "il migliore", ma troppo spesso il furbo, il potente, il “famoso” (nell’accezione social).
E ora pronti a conoscere un po' meglio l'eclettica Sonia Morganti come persona e come autrice? Sì? E allora vamos! Eh no! Prima vi ricordo di iscrivervi al gruppo Facebook che amministro ("Solo editoria non a pagamento"), sempre che siate curiosi di scoprire nuovi autori della microeditoria No Eap.
Chi si nasconde dietro l’autrice ed editor Sonia? Puoi parlarci un po’ di te, delle tue passioni e dei tuoi interessi?
In tutta onestà, preferisco essere editor che autrice, mi piace più ascoltare e accogliere che dire e proporre, suggerire sottovoce invece che proclamare. Sto bene all’ombra del faggio, con lo zufolo, come Titiro. Sono stata scout per tanti anni e lo reputo la cosa migliore del mio passato, insieme al liceo classico. A prima vista sono una sorta di Pollon scombinata e rumorosa, ma senza talco. Celo come un’arma da usare al bisogno il mio nucleo di tenacia adamantina.
Che bambina era Sonia? E che adolescente?
Una bambina iperattiva, nel fisico e nella mente, con un’istintiva e dichiarata avversione alle ingiustizie e alle contraddizioni della società. Non ho mai accettato una regola senza che mi fosse spiegato il suo perché, facendo innervosire maestre e capi scout. Una pallina bianca e rompiballe.
Poi sono diventata un’adolescente ugualmente iperattiva e bisognosa di sapere, ma molto responsabilizzata, piegata e piagata dal bullismo, solitaria, chiusa nel proprio mondo fatto di libri e storie.
Se c’è una cosa che invidio ai ragazzi di oggi sono le mille possibilità di apprendere. Le avessi avute io, non combatterei senza sosta contro le mie mille carenze, in questa società dove la perfezione sembra l’unico viatico per la realizzazione professionale. La fame disperata di imparare cose nuove mi è rimasta, ma apprendere è mestiere riservato a una fase della vita, poi si pratica in clandestinità per evitare rogne al lavoro.
Se dovessi raccontarti con un quadro, quale quadro sceglieresti e perché?
Sceglierei il mio quadro preferito, ossia la Nascita di Venere di Botticelli. La domanda è “perché”, visto che sono quanto di più caotico e contorto si possa incontrare. Immagino per la pace che promana dalla sua armonia. È un quadro che riassume l’archetipo della bellezza, si eleva dal tempo e dalle cose e mi rasserena. Sensazione a cui io, anima inquieta, anelo. L’apollineo mi attrae come la luce chiama la falena, per dare requie al suo volo caotico.
Ci vuoi raccontare qualche aneddoto legato alla stesura di uno dei tuoi romanzi?
Scrivere romanzi storici è molto impegnativo ma parimenti divertente per la ricerca necessaria. Quella sul campo, poi… Posso dirti che, quando scrivevo “Il magnifico perdente”, sono partita all’alba per raggiungere Genova e visitare il museo del Risorgimento. Sono arrivata in stazione con lo zaino vuoto, al tramonto lo zaino scoppiava di focaccia e pandolce.
Posso raccontarti che l’ultimo viaggio fatto prima della pandemia è stato a Palermo, per rifinire “Costanza Sicanie Regina” e che, per caso, ho trovato un bed and breakfast proprio sotto quella che avevo designato come “la torre del concepimento”, ma non vi sto a spiegare il perché visto che già scriverlo è stato abbastanza faticoso.
La tua location ideale per scrivere?
Il mio lurido Macbook! Solo io ho gli anticorpi adatti a toccarlo (segue risata da cattivo dei cartoni animati). Di sera, con la tranquillità di aver fatto tutto ciò che devo. Ovunque io sia, però in silenzio.
Quali generi letterari ti appassionano di più?
Storico e fantascienza, non disdegno mai un buon giallo retrò, ciclicamente riprendo i classici e ho tre italianissime autrici di romance di cui leggo anche la lista della spesa. Cerco comunque di variare, mantenere la mente aperta, mettermi alla prova anche come lettrice.
Che musica ascolti?
Nutro un’adorazione di lunga data per i Queen; swing e dintorni mi mettono un mucchio di allegria (ho provato anche a ballarlo), poi vado per suggestioni occasionali perché purtroppo non mi è stata fornita una cultura musicale: sono stonata e priva di senso del ritmo, qualsiasi inclinazione è stata soffocata in culla. Guilty pleasure? Gli 883 mi riportano all’adolescenza in un lampo.
Un incantesimo per te: hai la possibilità per un giorno di diventare un personaggio illustre del nostro tempo. Che cosa faresti? Le tue azioni saranno riconosciute come valide.
Una delle mie più grandi preoccupazioni per gli anni a venire riguarda le condizioni del pianeta. Facile etichettare una persona come “gretina” – aggettivo che qualifica bene chi lo usa – quando l’ego è la tua guida e vivi in un castello di certezze. Basterebbe uscirne – e saper leggere i dati, aggiungo! – per capire che qualcosa non va e che bisogna agire. Se fossi l’uomo più potente del mondo, partirei dall’alto. Dai grandi inquinatori. C’è una lista aggiornata. Poi tutti dobbiamo fare la nostra parte – il fatto che nelle alte sfere non agiscano, scoraggia ma non esenta – e non è affatto difficile. Ma, potessi, decapiterei il problema. Perché ne porterà una catena di altri che non piaceranno a nessuno. Anzi, lo sta già facendo. Lettura consigliata? “Qualcosa, là fuori” di Bruno Arpaia, per tradurre in immagini narrate i saggi di Mercalli.
Sei una coccinella. In quale luogo andresti e per ascoltare cosa?
Perché dovrei lasciare il mio bel bosco, tutto trilli e fruscii? Mi porterei sulle rive di un ruscello e ascolterei. Magari intorno a Civitella Alfedena, il posto del mio cuore.
Parliamo di nevrosi e paure dell’uomo moderno. Che cosa ti fa più paura?
L’incapacità di ascoltare, di astrarsi dalla propria realtà limitata, di decodificare ciò che esce dalla sfera del proprio io. Mi terrorizza l’amputazione dell’empatia, la visione masturbatoria e cannibale del mondo.
Che cosa invece ti rende più felice?
Uno zaino sulle spalle ti rende libero e felice, dicono gli scout. E io mi ritrovo pienamente in questa frase.
Qui sono guai. Un’esplorazione finita male. Ti perdi nel cuore di una foresta pluviale nell’area occidentale della Papua Nuova Guinea. La gioia di scoprire che non sei sola finisce presto: alcuni membri della tribù Korowai pensano che tu sia una strega e sono pronti a cibarsi del tuo corpo. Scegli un oggetto del mondo civilizzato che potrebbe rappresentare la tua salvezza.
Gli piazzo davanti il cellulare e inizio a far scorrere i reel. Sono studiati per obbligarti continuare a guardare. Ti accorgi che non ti importa nulla del balletto con cui il medico elenca le quattro abitudini che ti fanno sudare il cu*o, né dei faccioni piallati da filtri che fanno playback, ma prosegui. Indefesso. O, forse, fesso. Nel mentre, me la svigno.
Pensi di avere un equilibrato rapporto tra mondo spirituale e mondo materiale?
Il mio emisfero dominante è il sinistro, quindi non posso definirmi una persona che vive nell’impalpabile. Sono venti e più anni che il mio imperativo quotidiano è sopravvivere, stringendo l’ironia tra i denti come un machete. Tuttavia sono priva d’interesse verso il possesso. Sono rimasta come i bambini, in questo. Vivo gli oggetti per quello che sono, valuto le emozioni o il benessere che mi danno. Presto, regalo, non accumulo, risparmio, ignoro.
Che cosa ti affascina di più in un romanzo?
L’immersività. Se mi dimentico chi sono e dove sono, ha vinto. Poi ho un debole tutto mio per la prosa poetica. Lo so, è fuori moda, ma ci sono tanti modi per usarla, non sono indispensabili i barocchismi. Anzi, a volte il sano labor limae e un po’ di etimologia danno risultati sensazionali.
Tre aggettivi per definire il tuo romanzo “Calpurnia – L’ombra di Cesare”?
Lo(1) sto(2) riscrivendo (3). Meglio(1) di(2) prima(3). Aspettate(1) e (2) vedrete (3). Intanto (1) leggete (2) Costanza (3).
Oppure (1) leggete (2) Kintsugi (3).
Lo so, non sono aggettivi, dovete perdonarmi. Ne riparleremo con passione e allegria tra 25 mesi.
C’è un personaggio di un tuo romanzo con il quale “hai litigato”? Un personaggio ribelle nei confronti della tua penna? E se sì, alla fine chi ha vinto, tu o lui/lei?
Con tutti, ovviamente! Se non litigo con un personaggio, significa che non gli voglio bene. A volte mi appunto gli scontri, perché hanno risvolti comici. Dissacrare, sempre.
Il tuo incubo peggiore?
Sono ansiosa, mica è facile stilare una classifica. Al momento, il mio incubo peggiore è tornare a casa e scoprire che la mia gatta anziana è morta senza che io le fossi vicina. Kalì è una creatura speciale sotto tanti punti di vista; poterla accompagnare con amore e sorriso nel suo lento tramonto è un privilegio che gli altri animali della mia vita non hanno potuto concedermi. In senso assoluto, temo l’accoppiata tra malattia e solitudine.
Hai 1000 caratteri per sfogarti su ciò che non ti piace o non sopporti. Faccene sentire quattro!
Mi irrita la moda del cinismo un tanto al chilo, sfoggiato con toni snob per sentirsi migliori. Di solito ignoro figuri simili e li lascio fare, perché appunto si qualificano da sé, scivolando nel caricaturale. Ma che pizzicore alle mani/alla lingua!
Quale qualità ti affascinano di più di una persona?
Non c’è nulla di più incantevole che un cuore buono, con un angolino ancora incontaminato, capace di indignarsi e meravigliarsi.
Di quali argomenti detesti parlare e quali argomenti trovi particolarmente interessanti?
Evito sempre di parlare della mia vita privata e fornire dettagli del mio passato, mi spaventa il mondo delle “challenge” in cui il superamento di un problema diventa una sfida pubblica. I problemi si analizzano, si accettano e poi si superano, non hanno bisogno di hashtag e selfie. Si rischia di venir trasformati in quella difficoltà, di rimanere cristallizzati e cannibalizzati dai followers. Non puoi cambiare città o nazione, se i tuoi problemi diventano la tua identità nella Rete. Zuckerberg ha ucciso Mattia Pascal.
Amo invece parlare delle cose che mi appassionano. La letteratura, la storia, le serie tv, il trekking, i massimi sistemi e le piccole gioie di ogni giorno.
Attrice per un giorno. Scegli opera e personaggio!
Giuro che questa è la domanda su cui mi sono dovuta soffermare di più, perché amo le storie raccontate ma l’idea di apparire su uno schermo non mi garba. Quindi mi accontenterei di essere un’anonima Jedi che muore per mano di Anakin Skywalker durante l’ordine 66.
Zoologia, diritto penale e filosofie orientali. Se fossi costretta a studiare approfonditamente una di queste tre materie, quale sceglieresti e perché?
Sicuramente zoologia, per il diritto ho già dato senza successo e poi adoro gli animali.
Un caso di abduction. Purtroppo gli alieni ti hanno rapito. Hai tre minuti per parlare loro della nostra civiltà (o inciviltà .... come preferisci).
Se posso, gli faccio vedere un video di Phantom of the Opera, il mio musical preferito. Magari quello del venticinquesimo, una messa in scena superlativa. Ogni volta che lo guardo/ascolto, penso: “sarebbe un peccato estinguersi, sappiamo fare cose così belle!” Se non posso mostrare loro il video, li invito a… mostrarsi. Perché in fondo gli umani non sono primati cattivi, hanno solo bisogno di un bagno di umiltà. Avere la certezza di non essere gli unici nell’universo forse ci aiuterebbe.
Se avessi l'opportunità di viaggiare nel tempo, dove andresti e perché?
Qui rischio di essere ridondante, perché andrei senza indugio nella mia “casa mentale”: la Roma tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
Si lavavano. Mangiavano bene. C’erano i migliori filosofi, giuristi, retori e poeti che abbiano calpestato questa terra. Io sono arrivata in ritardo, ma il nostro amore in differita è gioioso, dialettico e goloso.
Sei una donna del futuro. Dall’anno 5014, la macchina del tempo ti porta nel 2022. Ci racconti com’è il futuro?
Se siamo arrivati al 5014, anche i disastri che stiamo apportando al nostro pianeta devono essere stati superati in qualche maniera. Abbiamo colonizzato il sistema solare con stazioni orbitanti; Marte e Venere sono in fase avanzata di terraformazione. Ci siamo evoluti con l’aiuto della tecnologia, forse agli occhi di quelli del 2022 sembrerei quasi un ibrido. Terapie genetiche hanno sconfitto malattie prima mortali, ma hanno anche eliminato i denti del giudizio (evviva!); ossatura e fototipo dipendono dal pianeta in cui sono nata. Chissà che lingua parlerei! Sicuramente avrei appreso rapidamente gli idiomi terrestri del 2022 per interfacciarmi con i miei fratelli del passato.
Sei davanti a Giulio Cesare. Quali oggetti del nostro tempo (escluso armi) porteresti con te per dimostrargli che provieni dal futuro? Ne puoi scegliere solo tre. Inoltre hai due minuti per avvisarlo che stanno preparando una congiura contro di lui.
Mi riservo una risposta tra l’ironico e il serio, qua c’è pane per i miei denti. Come diceva Alberto Sordi… Elisa, sei stata un maccherone e m’hai provocato!
Gli mostro un fumetto di Asterix. “Guarda, stanno ancora a rosica’ così tanto che si sono inventati il villaggio imbattibile in Armorica.” (nota tra le righe: io adoro Asterix!)
Il mio telefono ovviamente non avrà campo, ma gli mostro le foto dei Fori che ho scattato di recente. Riconoscendo i luoghi e quel che ne resta, avrà un mancamento.
Povero Cesare, so come aiutarlo. Con un’altra prova della mia origine: un quadratino di cioccolata fondente 100%. Altro che nettare e ambrosia. Questa è roba forte.
Se però la cioccolata non sarà gradita, diventerò seria e gli dirò: “Lo vedi quel ragazzo ossuto e biondiccio alle tue spalle? Io lo so, perché vengo dal futuro, che vorresti fosse tuo figlio, che se l’avessi fatto tu non ti sarebbe venuto così bene e che vuoi adottarlo per testamento. So che lo farai. E sarà una delle scelte migliori possibili per Roma. Perché lui ha tanto di tuo, ma anche molto di più. Un giorno verrà detto Augusto e sarà semplicemente il migliore.”
Invece… convincerlo della congiura? Urca, questa è difficile visto che non c’è riuscito nessuno. Capoccia dura, il Caiogiulio. Posso far leva sulla dignità e mostrargli i mille gadget moderni in cui è ritratto con tutti i coltellini sulla schiena. Che, nella realtà, devono essere stati ben poco simpatici. Sono vegetariana da troppo per ricordare, ma con ventitré coltellate penso che qualsiasi essere vivente si trasformi in un ragù. Ci sono modi migliori per dipartire!
La macchina del tempo ti ha portato all’interno di un lupanare di Pompei. Il luogo non è il più adatto, lo so, ma purtroppo hai pochi minuti per comunicare agli ospiti (in tutt'altre faccende affaccendati che non pensare al futuro) che il Vesuvio erutterà da lì a qualche mese. La tua credibilità varrà la vita di molte persone.
Questa domanda mi fa pensare a una divertentissima puntata del Doctor Who, “Fires of Pompeii”, con la coppia imbattibile Tennant-Tate e un’apparizione del futuro dottore Peter Capaldi, nei panni di un patrizio! Peraltro fu girata a Cinecittà. Comunque, a differenza di Donna Noble, io me la debbo cavare da sola, senza un Time Lord ad aiutarmi! Potrei sfruttare il fatto che, qualche mese prima dell’eruzione, le città vesuviane furono scosse da un forte terremoto e che nelle settimane precedenti ci furono fenomeni di rapido bradisismo. La mia passione per gli Angela – pensa, preferisco il padre al figlio! – verrà in mio soccorso. Avranno notato problemi alle condutture, piccole scosse, disagi alle terme. Spiegherò loro che c’è fuoco nella montagna, di non credere che anche questa volta se la caveranno con qualche cornicione caduto.
Se potessi mostrare il cellulare, avrei l’arma infallibile. Una foto del Gabinetto Segreto al Museo archeologico nazionale di Napoli. Appena si entra, sulla sinistra c’è un enorme fallo di pietra, e fin qui ordinaria amministrazione. Al suo fianco si trova un cartello implorante rivolto ai visitatori: “Vietato toccare - don’t touch, please!”. (foto a testimonianza dell’assurdo)
“Diventerete attrazioni da museo, sollazzo per turisti in cerca di trasgressione come se non avessero mai visto un pene, signori! Per amor di Priapo, andate ad accoppiarvi altrove quanto prima. Hodie ejaculatio praecox bona res est!”
Antico Egitto. Cleopatra è furiosa: non trova la veste con cui avrebbe dovuto accogliere Marco Antonio. Dopo un’inutile forsennata ricerca, vede una donna addormentata sul suo letto con indosso proprio la sua veste. Cleopatra sveglia questa donna. Ebbene, questa donna sei tu. Tu stessa sei sotto shock perché non capisci che cosa ti sia accaduto e come mai ti trovi nell’Antico Egitto e per di più senza nulla di materiale che possa dimostrare il tuo provenire dal futuro. Togliti dall’imbarazzo. Hai pochi minuti per scusarti, dirle chi sei, da dove vieni e altro che possa placare la sua ira.
Oddio, che situazione! E Antonio non è nemmeno il mio tipo! Potere di Piero Angela, vieni a me (qui giungiamo alle citazioni dotte, come Sailor Moon).
“Cleopatra, hai presente i tuoi parenti matti come cavalli e brutti come un’unghia incarnita? Nell’epoca da cui vengo conosciamo il motivo delle loro condizioni e te lo spiegherò. Dentro i nostri corpi ci sono minuscoli bastoncini che contengono i dati necessari alla formazione e al funzionamento dell’essere umano. Ognuno li ha diversi e, quando si concepisce un figlio, l’apporto di due gruppi di informazioni crea una persona terza, differente e funzionante. Se però si è parenti stretti e quindi si uniscono dati troppo simili, i bastoncini funzionano male e fanno nascere figli con tare fisiche e mentali. Ecco il segreto della tua bella famiglia. Quindi tu accoppiati felicemente con Antonio: fai benissimo. Io ti rendo il vestito regale ma ridammi la mia t-shirt di Feudalesimo e Libertà: nemmeno sai cosa significa e quello sì che sarebbe lungo da spiegare!”
Se rivenite quindi un geroglifico che mostra la doppia elica del DNA, sappiate che non c’è nessun complotto tra Egizi e alieni. È colpa mia.
Che cosa vorresti far sapere ai tuoi lettori?
Quanto è difficile stare dall’altra parte, per motivi che con l’arte, la creatività e la cura del prodotto non hanno proprio nulla a che fare. Sapessero, quando sparano giudizi trancianti, cosa c’è dietro certe scelte… Forse si opporrebbero anche loro a tante dinamiche, si farebbe fronte comune e si scardinerebbero certi “cartelli”.
[“Morganti, stai pensando alla distribuzione e a tutto quello che implica?”- “Io? Noooooo…”]
Hai un episodio della tua vita o legato alla scrittura che ti piacerebbe condividere con noi?
Il mondo dell’editoria, per i pesci piccoli come me, può essere davvero sconfortante. La tentazione di appendere la tastiera al chiodo fa capolino a intervalli regolari. Ma i libri, che sono sempre stati miei amici, mi hanno fatto conoscere persone che adesso fanno parte della mia vita quotidiana. Non esiste dono più grande. Essendo tutto iniziato tra i banchi di scuola, grazie agli epicurei di Ercolano, mi piace chiudere così: “Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un'esistenza felice, la più grande è l'amicizia.” (Epicuro)
Grazie, Sonia, per aver accettato di essere intervistata qui nel mio blog e per aver intrattenuto me e i tuoi lettori in modo spumeggiante e brioso. Mi sono divertita a leggere le tue risposte e scoprirti vegetariana è stata la ciliegina sulla torta. Ti auguro il meglio come persona e come autrice perché davvero lo meriti.
Noi, cari lettori, ci diamo appuntamento alla prossima intervista dedicata a un altro autore della microeditoria No Eap.
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