
Carissimi,
benvenuti nella rubrica dedicata agli autori della microeditoria No Eap. Chi di voi già mi segue sa che nelle interviste tendo a essere irriverente e dissacrante, ma in questa sede cercherò di fare la brava e di limitarmi a domande mirate a conoscere meglio l'ospite della giornata. Dalle risposte certamente avrete agio di conoscere meglio la persona che si nasconde dietro un'opera letteraria o poetica. Molto, infatti, anche di inaspettato può emergere da una semplice chiacchierata.
E ora pronti a conoscere un po' meglio Daniele da Prato come persona e come autore di poesie? Sì? E allora vamos! Eh no! Prima vi ricordo di iscrivervi al gruppo Facebook che amministro ("Solo editoria non a pagamento"), sempre che siate curiosi di scoprire nuovi autori della microeditoria No Eap. Colgo l’occasione per ricordare che Daniele è moderatore del gruppo con l’hashtag poesia (#poesia), quindi per qualsiasi proposta o esigenza a tema, vi potete rivolgere a lui. Inoltre vi invito a seguirlo nel suo profilo IG e nel suo blog.
Grazie!

Chi si nasconde dietro l’autore della raccolta poetica “D’amor, rivalsa, rabbia e rassegnazione"? Puoi parlarci un po’ di te, delle tue passioni e dei tuoi interessi?
Che dirti, si nasconde un uomo sicuramente molto più semplice e spontaneo delle sue poesie. Quello che viene fuori nel mio libro è la parte più viscerale di me, la più nascosta che non svelo mai se non raramente e per iscritto. Quindi il Daniele della vita quotidiana è l’esatto contrario del poeta, non è triste ma allegro, non è polemico ma socievole, insomma io sono tutto e il contrario di tutto. Frase un po’ scontata? Forse sì, ma è così, mi piace definirmi come canta Califano in “La mia Libertà” sia rosa che crisantemo.

Che bambino era Daniele? E che adolescente?
Come bambino vivace, giocherellone e tremendo, come adolescente idem, se non peggio, ovviamente con interessi diversi, ovvero la passione per lo sport, in primis calcio e boxe, un ragazzo che amava l’avventura, con gli amici e con le ragazze, difficilmente mi legavo sentimentalmente, non so perché, mi piaceva essere libero, non ero anaffettivo, mi sono innamorato molte volte ovviamente, ma poi tra il sentimento e la libertà di fare quello che volevo, anche se scelta difficile, ho sempre optato per la seconda.

Se dovessi raccontarti con un quadro, quale quadro sceglieresti e perché?
Sicuramente “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, ritengo mi rappresenti molto adesso, in passato ero molto più rivoluzionario, ero molto più Terzo Stato da Rivoluzione Francese, ma ora sono molto più diplomatico, mi piace sempre ribellarmi quando qualcosa non va ma con la giusta discrezione, possibilmente senza mai arrivare a nessuna forma di violenza. Il quadro che ho scelto questo rappresenta: una marcia di protesta di poveri ma compassata, senza tumulti eccessivi, gente che rivendica i propri diritti con una flemma invidiabile.

Ci vuoi raccontare qualche aneddoto legato alla tua raccolta poetica?
Ma sai ce ne sarebbero molti, non è stata una raccolta facile, sicuramente ha avuto due fasi, le prime undici poesie che inviavo ad amici, tra cui anche tu, per capire se la mia poetica era valida, poi la raccolta completa che ho inviato a vari editori fino a che la Jack Edizioni ha deciso di pubblicarmi. E’ una raccolta da “era internet”, che significa? Mi spiego: è la prima volta che scrivo poesie esclusivamente al pc, senza aver messo niente su carta, questo può rendere il tutto molto meno romantico è vero, ma non è stata una decisione premeditata, quando mi veniva voglia di scrivere d’istinto andavo al pc e buttavo giù il tutto, tu sai, Elisa, che una poesia non puoi permetterti di rimandarla, devi cogliere l’attimo e metterla subito per iscritto o la perdi per sempre, almeno per me è così.

La tua location ideale per scrivere?
In camera mia, che scriva al pc per il mio blog, o su Instagram piuttosto che Facebook o che scriva poesie io mi barrico in camera, metto il cellulare silenzioso e non rispondo a nessuno, solo a certi numeri per cui potrebbe essere un’emergenza, però chiedo, se non è tale dico che non ho tempo e richiamo il prima possibile. Non posso distrarmi mentre scrivo.

La tua citazione preferita?
Mi devi consentire di citartene due, fino a poco tempo fa era in assoluto questa: “Chi beve solo acqua ha qualcosa da nascondere” di Charles Baudelaire, da poco la affianco ad una frase estratta da “La città senza nome” di H.P. Lovecraft, ovvero: “Non è morto ciò che può vivere in eterno, e in strani eoni anche la morte può morire”.
Terra, aria, acqua e fuoco. Se dovessi scrivere una raccolta poetica dedicata a uno solo dei quattro elementi quale sceglieresti e perché?
Sicuramente fuoco. È l’elemento che mi attira di più, che mi rappresenta di più, mi ricordo quando discutevamo sui filosofi presocratici, i quali molti avevano un elemento che secondo loro era primario da cui aveva origine il tutto, io dicevo che chi credeva fosse il fuoco era comunque il più acuto e passionale, non a caso Parmenide che è considerato il presocratico più importante aveva questo elemento, insieme alla notte, come primario.

Che cosa significa per te oggi scrivere poesia?
È una sfida, molto brutto a dirsi ma siamo quasi ghettizzati. Moltissime case editrici non accettano raccolte poetiche, le stesse librerie in gran maggioranza non accettano il deposito dei tuoi libri se sono di poesia. Vorrei ricordare a tutti che l’Iliade e l’Odissea per esempio erano poesie, cantate dagli aedi con la cetra, Gli stessi Salmi biblici, molti attribuiti a re Davide, erano cantati in stile poetico sempre accompagnati da cetra e altri strumenti. Vogliamo parlare di Dante? Insomma l’elenco sarebbe lungo non credi? L’uomo ha iniziato a comunicare in arte con la poesia, oggi la si rinnega quasi, questo ad una persona come me che la ama, che la scrive, fa molto male. Qui devo fare un grande “J’accuse” alle case editrici no eap, poiché sono tra le più restie ad accettare, e di sovente, anche solo di valutare opere poetiche, non ci si lamenti se dopo si pubblica a pagamento. Lo sai, Elisa, sono molto contrario a pubblicare, come giustamente le chiami tu, con tipografie con servizi aggiuntivi, ma a volte un poeta frustrato che si vede le strade chiuse, non opere respinte, ma che nemmeno vogliano essere prese in considerazione, può fare di tutto per dare alla luce il suo “figlio rettangolare”, tu sai quanto si ami codesta creatura.
Quali sono gli autori contemporanei che preferisci?
Sinceramente in poesia contemporanea non ne ho proprio di preferiti a dire il vero. Se si intende vicini al nostro periodo sopra tutti sicuramente Pablo Neruda, non a caso premio Nobel per la letteratura, poi la “dimenticata” e poi giustamente glorificata, ma a mio vedere troppo tardi, Alda Merini. Diciamo che per il resto gli ultimi poeti con la P maiuscola, quindi degni di questo nome e più vicini alla nostra epoca dopo i sopracitati a mio vedere sono stati Montale, Quasimodo, premi Nobel anche loro per la letteratura, e Ungaretti.
Hai 1000 caratteri per sfogarti su ciò che non ti piace o non sopporti. Faccene sentire quattro!
Non sopporto troppe cose per dirle in mille caratteri, ma cercherò di dirne almeno una: non sopporto gli ipocriti, quelli che non hanno il coraggio di scrivere quello che pensano per paura del giudizio degli altri, poiché Aristotele diceva che per non essere criticati basta solo non dire nulla, non fare nulla, non essere nulla!
Quali generi letterari ti appassionano di più?
La saggistica teologica, storica e filosofica, poi i romanzi ovviamente: crime, thriller, giallo, psicologico, fantasy, il genere erotico se fatto bene ma non romance in senso stretto, non riesco a leggerlo
Hai due minuti per autopromuovere il tuo libro in una sala congressi piena di gente. Che cosa diresti?
Se vi piace una poesia non convenzionale, non le solite massime amorose, bensì una poesia che sia rabbiosa, che denunci questo mondo che fa sempre più schifo, che va sempre verso più verso la rovina questo è la silloge poetica che fa per voi. Attenzione: se siete i classici uomini-struzzo, che mettete la testa sotto l’ala credendo che non vedendo quello che succede non accada niente di brutto, ecco allora non comperate il mio libro, non fa per voi e sinceramente mi spiace anche che lo leggiate.

Fisica quantistica, filosofia teoretica e diritto civile. Se fossi costretto a studiare approfonditamente una di queste tre materie, quale sceglieresti e perché?
Il diritto civile. Parto dalla premessa che la fisica è molto interessante ma non so come mai non mi ha mai appassionato più di tanto, non ho mai saputo entrare nei meccanismi pur avendola studiata. Il diritto invece l’ho sempre amato, eppur vero che amo di più il diritto pubblico e la nostra Costituzione rispetto al diritto civile, ma anche quest’ultimo non mi spiace, anzi a dire il vero mi piace proprio anche se più complesso. Studiando gli antichi romani ci si rende conto quando i nostri avi abbiano influito non solo sulla filosofia del nostro diritto, ma sul quella del mondo democratico, questo mi appassiona e se avessi tempo e un professore adatto approfondirei il diritto civile.
Un caso di abdaction. Purtroppo gli alieni ti hanno rapito. Hai tre minuti per parlare loro della nostra civiltà (o inciviltà .... come preferisci).
Io la faccio breve: non sapete a cosa andate incontro a invadere il nostro pianeta, non credo sia possibile essere più cattivi e cinici dell’Essere Umano, finché siete in tempo scappate!

Sei davanti all’imperatore Caligola. Quali oggetti del nostro tempo porteresti con te per dimostrargli che provieni dal futuro? Ne puoi scegliere solo tre.
Proprio Caligola, eh Elisa? Uno un pochino più equilibrato non potevi sceglierlo? Che so un Ottaviano Augusto un Marco Aurelio! Vabbè che ci possiamo fare siamo davanti a Caligola, che come sappiamo come equilibrio mentale non è il massimo, cosa mi posso portare? Allora una televisione, gli farei vedere un documentario su di lui e in stile “Non ci resta che piangere” facendogli guardare la fine che farà con tale atteggiamento gli direi: “Cesare Augusto Caligola se non governi meglio va a finire che ti fanno un agguato e ti assassinano, la vuoi capire o non la vuoi capire?” Se dopo questa mia follia commessa contro un folle fossi ancora vivo gli mostrerei uno smartphone ultimo modello, non so per quale magia, come la televisione del resto, mettiamo funzioni, gli farei vedere le App utili, un Google Maps a quel tempo per vedere dove fossero dislocate le truppe nemiche non sarebbe stato mica male? Poi mi porterei una pistola. Che ci faccio? Beh se Caligola la prende male preferisco ammazzarmi da solo che finire sotto le sue grinfie!
Che cosa vorresti far sapere ai tuoi lettori?
Guarda penso che quello che ho detto fino ad ora mi ha messo abbastanza a nudo. Sono fatto così, rosa e crisantemo appunto come canta Califano. In linea di massima allegro, libertino e mi piace vivere la vita, sono però molto solitario, difficilmente esco dalla mia “tana” e di solito lo faccio da solo. La mia rabbia, le mie delusione, le frustrazioni, varie emozioni e stati d’animo quasi sempre li scarico scrivendo. Attenzione voi leggerete al massimo il 30% di quello che scrivo o pubblico, il resto è e resterà una sorta di mio diario poetico segreto. Vi confido infine una cosa, non mi sfogo scrivendo solo poesie, scrivo altro, ma quello che non è poesia è veramente Top Secret.
Hai un episodio della tua vita o legato alla scrittura che ti piacerebbe condividere con noi?
Beh sì, è un po' presto per fare pubblicità, ma nel 2023 con il mio libro “D’amor, rivalsa, rabbia e rassegnazione” sarò al Salone del Libro di Torino, cosa di cui sono fiero e che non mi sarei mai aspettato. Non sono felice solo per me, ma anche per la poesia, portarla a Torino con una casa editrice no eap è un onore e un ringraziamento d’obbligo va alla Jack Edizioni e ai soci fondatori di essa, i fratelli Dario e Andrea Raguzzino che ringrazio per aver creduto nella poesia e in me.
Un film che consiglieresti perché all’altezza del romanzo dal quale è stato tratto?
Film all’altezza del romanzo onestamente ce ne sono pochini a mio vedere, però mi è piaciuto molto il “Buio oltre la siepe” con Gregory Peck, tratto dal romanzo omonimo di Harper Lee. Una storia di ordinaria ingiustizia razzista nell’America degli anni ’30, siamo nell’Alabama per l’esattezza.
Grazie, Daniele, per il tempo che hai dedicato a rispondere a tutte le domande. Ti auguro di non perdere mai il tuo entusiasmo e di trovare sempre una valvola di sfogo nella tua poesia.
E noi, cari lettori, ci diamo appuntamento alla prossima intervista.

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