DESCRIZIONE/QUARTA DI COPERTINA
Nella fiorente Parigi della Belle Époque si intersecano le vicende di tre ragazzi che hanno in comune un’inspiegabile caratteristica: un dono particolare, un potere che li rende prede di pregiudizi e fanatici.
Michel, bruttino ma di buon cuore, è in balìa di una madre vanitosa finché non viene lasciato al suo destino. La sua carta vincente è l’enorme talento nell’arte della raffigurazione.
Emma, una gitana cresciuta da distratti attori girovaghi, danza e finge di predire il futuro per creduloni, ma in realtà proprio questa finzione la porta a scoprire di cosa è davvero capace.
Vicken è l’ambizioso figlio di un illusionista ungherese di successo, che si applica per diventare il degno successore di suo padre, addirittura auspica a superarlo, ma combina un disastro dietro l’altro, fino a quando il destino non gli fa dono di una insperata soluzione.
Un romanzo tra fantasia e storia, tra arti arcane e nascenti, tra invenzioni e trucchi di magia, tra efferati omicidi e misteriosi uomini in nero.
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Questa non sarà solo una mia classica recensione, ma sarà anche una lettera aperta all'autrice, perché a chi mi ha dato tanto, voglio almeno provare a restituire la metà.
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Cara Elisa,
chi ti scrive è una tua collega tanto esigente nella scrittura, quanto nella lettura, nonché una book blogger grata di poter vivere, attraverso i nostri comuni amici rettangolari, mille vite in una. Il tuo libro ha rappresentato per me un doppio viaggio, quello nell’immanenza della realtà, a volte cruda e impietosa e a volte ricca di potenzialità e di risorse, e quello nella trascendenza del sogno, del superamento dei limiti: esattamente ciò che cerco in un romanzo. Dunque ti sono debitrice (cercherò di restituirti la cortesia). Attraverso il tuo poliedrico romanzo, mi hai dato ore di autentico benessere (che potrei definire, rubando la terminologia alla tradizione greca, più che edonico, eudaimonico, in quanto davvero mi sono potuta realizzare nella mia vera natura di lettrice a caccia di storie “spezza anima”). Non appena ho letto la trama, ho avuto la certezza di un racconto nelle mie corde, una storia che avrei letteralmente divorato. E così è stato.
Elisa, la tua prosa ha momenti di poesia e anche in tali momenti resti comunque un’amazzone della penna e, al pari dei tuoi personaggi, “portatrice di un dono”. Il tuo dono è usare la penna come una bacchetta magica, creare mondi dai quali è difficile andarsene, se non a malincuore. Sfidi gli stereotipi, come hai dimostrato in "Tutto per la fama", e sai intrattenere il lettore, alternando i registri emotivi della favola, dell’ironia, dell’invenzione letteraria, della memoria e della storia. Sei forte della tua scrittura suadente, di cui hai consapevolezza e padronanza, pur essendo dotata di una qualità rara nel nostro ambito di "autori emergenti" , ossia l'umiltà.
Con la lettura di questo tuo romanzo non posso che confermare la mia ammirazione, non solo per la tua competenza artistico-letteraria, ma anche e soprattutto per la tua versatilità, aspetto che rivela la tua apertura mentale e intellettuale. Amo gli autori capaci di spaziare tra un genere e l'altro, rimanendo fedeli a se stessi e mantenendo il loro "marchio di fabbrica", il loro carattere espressivo e quindi la loro riconoscibilità.
Il tuo stile narrativo non è mai troppo, quindi non è mai ridondante, barocco o “masturbatorio”, frutto di un delirante autocompiacimento, e non è neanche mai troppo poco. Questo aspetto, unito alla tua creatività, che ti permette di essere originale, e alla tua sensibilità, che ti concede di essere profonda nei contenuti, fanno di te un’autrice che sa come tenere i lettori avvinghiati alle pagine.
Elisa, ho goduto di ogni singola riga del tuo romanzo. Mi hai fatto amare tutti i tuoi personaggi e vivere le loro avventure come se fossero le mie. Mi hai regalato un’altra lettura immersiva e piena. Spesso applico la lettura visiva per velocizzare i tempi. Tu non me lo hai concesso. Fin dalla prima riga, la tua storia mi ha rapito e ho dovuto leggerla, intonando mentalmente la voce di ogni personaggio per come mi hai indotto a immaginarla.
Esistono romanzi destinati a rimanere sempre con noi, oltre il loro epilogo, e tra questi posso includere “Gli Indesiderabili”.
Con gratitudine
Elisa A.
RECENSIONE
Gli Indesiderabili di Elisa Mura si potrebbe inquadrare in un genere narrativo misto, in cui sono abilmente mescolati il romanzo d’ambientazione storica, quello fantasy del filone “realismo magico”, il paranormal mistery (presente verso la parte finale) e il romance (ma senza la classica soporifera melassa e soprattutto senza l’indigesta “fiera delle ovvietà”).
La storia è ambientata tra Parigi, Vienna e Budapest, nel fervido e intenso periodo della Belle Époque (fine ‘800), che prelude al disfacimento dell'Impero asburgico. Essa narra le vicende di tre ragazzi, provenienti da tre città diverse, ma accomunati dal fatto di avere poteri paranormali. Questi erompono dando ai ragazzi la medesima sensazione di energia e calore. I tre hanno in comune anche la volontà di non abusare dei loro poteri e di non usarli mai con cattiveria (condotta questa non appartenente a tutti gli “indesiderabili”). Ai loro occhi questi poteri sono doni, doni che li hanno aiutati ad acquisire più sicurezza e forza per superare le proprie debolezze. Purtroppo, però, altre persone considerano questi loro poteri come pericolosi, come forze oscure da temere, maledizioni da combattere, perché in grado di sovvertire l’ordine naturale delle cose.
Fin dal titolo, comprendiamo che ci troviamo di fronte a individui stigmatizzati come “indesiderabili”, quindi soggetti emarginati dalla società. E così Michel è rifiutato dalla sua stessa madre, Emma è isolata in quanto gitana e Vicken è il goffo che non riesce a emergere per la sua incapacità.
Sugli Indesiderabili, “servi di Satana, creature pericolose e blasfeme”, incombeun’oscura minaccia. I tre giovani, i cui destini si intrecciano a Parigi, sede dei misteriosi omicidi che sconvolgono gli abitanti, temono per la loro incolumità. Non si sa chi sia il responsabile della furia omicida, ma una cosa è resa evidente: la scritta Indésirable, che appare in ogni luogo del delitto, designa le vittime come detentrici di certi poteri.
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TRAMA
Nella prima parte del romanzo, l’autrice ci fa conoscere le singole storie dei tre protagonisti. Tutto inizia con la nascita di tre bambini speciali che scoprono, crescendo e casualmente, le loro singolari capacità.
Nella seconda parte, l’autrice intreccia ad arte le loro vite, tra amori, segreti, tradimenti e omicidi, costruendo una storia sempre più avventurosa e che assume le tinte di un giallo/mistery.
Storia di Michel
Parigi 1871. La bellissima Marine e Gregoire si amano, ma l’arrivo della guerra franco-prussiana li divide. Marine resta incinta di Gregoire, ma l’uomo muore in guerra. Marine, donna frivola e ambiziosa ballerina, vorrebbe liberarsi del bambino, ma sua zia, Cécile, glielo impedisce. Nel maggio del 1871, dopo un mese dalla nascita di Michel (il bambino), la guerra finisce con la sconfitta dei francesi. Marine affida il suo bimbo, del quale brutto aspetto si vergogna, alle cure di una balia. Michel non tarda a capire che sua madre non ha alcuna propensione nei suoi confronti, anche se non ne conosce le ragioni. Inizia, però, a sospettare che abbia a che fare con la sua esteriorità (nota che gli adulti, se a lui riservano solo smorfie e sguardi impietositi, agli altri bambini offrono sorrisi). Un giorno, Michel si specchia in un laghetto e ha conferma di essere brutto. Vorrebbe sparire dalla faccia della terra, ma un uomo non di gradevole apparenza ma dall’animo gentile, lo salva e lo aiuta a vedere le cose da un’altra prospettiva.
«Non si può pretendere di nascere tutti belli e perfetti: ti immagini che monotonia? Ma guardati intorno» continuò l’uomo per convincere Michel a vedere le cose da un nuovo punto di vista, «non c’è già abbastanza bellezza nella natura? Perché dobbiamo reclamarla tutta per noi? Possiamo anche farne a meno e concentrarci su altro.»
Michel scopre che il suo salvatore, Gérard Gaumont, è un pittore e si chiede se anche lui
“sarebbe stato in grado di creare bellezza, visto che ne era sprovvisto”.
Mentre Michel prende di nascosto lezioni di disegno da Gaumont, dimostrando il suo talento, Jean, cliente assiduo del Moulin de la Galette, dove si esibisce la madre, corteggia la donna. Marine rimane di nuovo incinta. Nasce Marianne, la bella femminuccia che Marine aveva tanto desiderato. Zia Cècilie muore e Michel cresce senza amore, con una madre anaffettiva, un patrigno violento e arrogante, ma almeno con una sorellina che lo adora ricambiata.
Michel diviene sempre più bravo nel disegno, grazie al maestro Gaumont e stupisce la madre.
Marine osservò il bambino di cui si era vergognata al punto da non volersi far vedere in strada insieme a lui e, in quel momento, non le sembrò più disonorevole l’aver messo al mondo un maschietto tanto bruttino. In quei fogli c’era la bellezza che gli era stata ingiustamente negata.
Tuttavia, il destino si accanisce con il povero Michel: il rapporto con Jean s’inasprisce, quando quest’ultimo vede Michel avvicinarsi alla sorellina, cosa che gli era proibita fare. In quello stesso giorno, il bambino, ritraendo la sorella e riuscendo ad acquitarla, riceve conferma del suo dono: la capacità di entrare nella mente di chi ritrae e manipolarne la volontà.
Marine, per assecondare il marito Jean, abbandona Michel al suo destino (preparatevi a una scena straziante!). In orfanatrofio, Michel, per la terza volta, ha modo di confermare il suo dono, guarendo il suo amico Martin. Un giorno, a Montmartre, Michel incontra la sorella Marianne (lui ha dodici anni e lei sei), e la madre. Solo quando Jean lascerà Marine per una donna più giovane, la donna proverà a instaurare un minimo rapporto con il figlio.
Riuscirà Michel a perdonare la madre? Che uso farà del suo dono, se mai deciderà di farne uso? Potrà mai far innamorare di sé una donna nonostante il suo aspetto? Resisterà alla tentazione di sfruttare il suo potere per farsi amare dalla donna che ama? Sarà destinato al vero amore o dubiterà di averlo ottenuto attraverso il suo potere di manipolazione? Come riuscirà a capire la verità?
Storia di Emma
Vienna 1889.Emma, una ragazza gitana dall’aspetto selvaggio e malandato, ha la passione per la danza. A dodici anni, inizia a leggere le carte con l’inganno per assecondare i voleri della sua famiglia. I genitori di Emma hanno in serbo per la figlia un matrimonio combinato. Un giorno, la ragazza si accorge di essere la portatrice di un dono: con un solo tocco, riesce a vedere i desideri delle persone. Nel tempo, incontra e s’innamora di un giovane.
Emma avrà il coraggio di inseguire il suo sogno, ossia di diventare ballerina di teatro o restarà nella sua compagnia di gitani, continuando a leggere la mano al servizio dei suoi genitori? Che cosa avrà in serbo per lei il futuro?
Storia di Vicken
Budapest 1884. L’illusionista Fábián Balázs, ungherese, sposa la nordica Abigail. I due hanno un figlio, il bellissimo Vicken. Questi si dimostra abile nella danza e nell’arte della seduzione, ma è impacciato nei gesti e nell’orientamento e, soprattutto, è un vero pasticcione come illusionista. Il ragazzo vorrebbe seguire le orme paterne, ma, nonostante l’impegno profuso, sembra davvero non esserne all’altezza. Tuttavia, un giorno, Vicken proprio sul punto di mollare, si accorge di possedere un dono: riesce a far levitare gli oggetti, e in seguito anche le persone, con la forza del pensiero.
I Balázs, convinti da un loro amico saltimbanco, decidono di andare a Parigi per lavorare al Cirque d’Hiver. Durante il viaggio, il gruppo è attaccato da due briganti. Vicken rimane ferito e sarà soccorso da una ragazza.
Che cosa succederà alla famiglia Balázs a Parigi?
Vite che s’intrecciano
Grazie ai loro doni eccezionali, Michel, Emma e Vicken, tutti e tre nel fiore degli anni, si conosceranno e si riconosceranno.
Le loro vite si intrecciano a Parigi. Il romanzo a questo punto inizia ad assumere le tinte del paranormal mistery. Una figura inquietante si fa spazio nella storia. Accadimenti strani mettono a rischio i tre portatori di dono. Il lettore è indotto a fare ipotesi su che cosa vi sia dietro la caccia dei “portatori di dono”.
Il romanzo procede con un ritmo incalzante e rimane tale fino alla fine, tra amori che sbocciano e omicidi che terrorizzano. L’assassino che si aggira tra le vie di Parigi firma i suoi crimini con la parola “indésirable”, un marchio infamante rivolto alle sue vittime, tutti artisti dotati di un “dono”, quindi di quel qualcosa in più come hanno anche Michel, Emma e Vicken.
Il misterioso assassino pare essersi dato la missione di purificare il mondo dagli “idesiderabili”, di estirparli dalla faccia della terra, perché convinto che siano eredi dell’artista maledetto Guy Baptiste.
La polizia indaga. Michel, Emma e Vicken sanno di essere in serio pericolo.
I tre protagonisti riusciranno a scampare dalla furia omicida dell’assassino, nemico giurato dei portatori del dono, e a realizzare i loro progetti di vita? Che cosa c’è realmente dietro agli omicidi che si verificano tra Vienna e Parigi? Qualcuno metterà a freno questo follia?
Commento alla trama
La Mura ha saputo creare una storia avvincente, dosando ad arte suspense e colpi di scena, alternando i momenti divertenti (per la gran parte dovuti alla goffaggine di Vicken e al suo rapporto con la colomba Martha), a momenti di struggente tensione emotiva (soprattutto riferita a scene riguardanti Michel).
PERSONAGGI
Ci troviamo di fronte a un romanzo con un cast nutrito, ma molto ben caratterizzato. Impossibile perdersi tra i personaggi e le loro storie. I tre protagonisti trovano in sé stessi la forza per andare avanti a dispetto di ogni avversità, trasmettendo il messaggio sempreverde del “non arrendersi”. L’autrice riesce a mostrare le cose al lettore per come i personaggi le vedono.
Tutti i personaggi, anche i secondari e i terziari, appaiono come creature vive e palpitanti. Ognuno di loro ha qualità che lo rendono unico e originale: Michel, triste e solitario, impara a esprimersi attraverso l’arte, incapace di fare del male e con un’aurea di purezza inviolabile; la dolce Marianne, sorella di Michel, ama suo fratello, non badando al suo aspetto fisico; Marine, donna vanesia e frivola e madre distaccata; Gérard, l'artista dall’animo gentile e che sa andare oltre l’apparenza; Fàbiàn, talentuoso illusionista, padre e marito esemplare; Abigail, moglie e madre amorevole; Vicken, avvenente quanto maldestro; Emma la gitana dalla cespugliosa chioma indomabile, orgogliosa, brava nella danza, finge di predire il futuro e spicca per determinazione; Matthias Shusters, musicista mediocre che diventa improvvisamente bravissimo; Dorine Morel, la donna che afferma di parlare con i cari estinti; Camille, la domatrice di cavalli, seducente con una certa vocazione anche per gli stalloni umani; monsieur Henri Lécrère del Cirque d’Hiver; Maurice il contorsionista; Gabriel il fratello mentalista di Lécrère e fidanzato di Camille; Jérome Alain Lefebvre marchese de Chevalier, che ingaggia Michel per ritrarre la moglie Christine; la malinconica Christine; Prudence, la vecchia domestica del marchese, che prende sonno non appena riesce a trovare una scusa per sedersi; Padre Auguste, irritante prelato; Martin, l’amico di Michel che cambia ragazza con molta disinvoltura; James Gwynedcon un vissuto davvero singolare; la tenerissima e simpatica colomba Martha che intrattiene un rapporto altalenante con Vicken. Impossibile poi dimenticare Paulina occhi storti e Geneviève
La proprietaria della palazzina era una vedova di circa sessantacinque anni che aveva due principali occupazioni: piangere e contare i quattrini.
E che dire dell’uomo incappucciato? Certamente questa presenza misteriosa e inquietante va tenuta d’occhio. Chi opera il male spesso è convinto di operare il bene. L’uomo circola per le vie di Parigi, seminando terrore e con una missione segreta.
TEMI TRATTATI
La paura del “diverso”
I protagonisti del romanzo hanno dei doni speciali che li rendono dei “diversi”, e quindi sono nel mirino di chi non accetta questa loro peculiarità.
Nonostante l’ambientazione storica, il tema del “diverso”, tema principale del romanzo, è sempre attuale e la Mura lo tratta con molta grazia e intelligenza comunicativa, senza cadere nella facile retorica. Il “diverso”, l’“indesiderabile, visto da sempre come elemento disturbante della società, è in realtà una grande risorsa per la sua crescita e il suo miglioramento. È come se tra le pagine del romanzo si elevasse un grido: no paura, ma accoglimento! La società è incline a sostenere i “normali”, i conformisti, coloro che si uniformano al sistema, contrasta i diversi, gli irregolari, appunto “gli indesiderabili”, persone che escono fuori dai canoni comuni e quindi potenzialmente pronti a mettere sotto sopra il sistema. Ogni tempo ha visto i suoi “indesiderabili” da eliminare, per ragioni religiose, morali e politiche. Michel è brutto e per questo rifiutato dalla madre, Emma fa parte di un popolo “indesiderabile”, perché guardato da sempre con diffidenza e sospetto. Vicken ha quel qualcosa in più che lo rende temibile. Elisa Mura catapulta il lettore nelle vite “irregolari” di questi tre giovani, facendoceli vedere per la loro preziosa unicità, quindi quali persone che possono offrire un valore aggiunto alla società e non esseri da etichettare in senso negativo. Ogni individuo con un “dono” può fare la differenza nel mondo. Il messaggio sociale che sottende il tema è che nessuno dovrebbe essere non accettato per le sue particolarità, perché queste rendono le persone uniche.
Pregiudizi, ignoranza e superstizione
Jean, da stupido e ignorante qual era, era convinto che il figlio bruttino della sua sposa fosse la cattiveria in persona e lo teneva lontano da Marianne, spesso a suon di botte. «Tieni questo diavolo dove non può far del male a nostra figlia» gridava alla moglie, gesticolando in modo enfatico.
Jean era uno di quegli stolti che credeva, come gli antichi greci, che il male si celasse nella bruttezza. L’animo di Michel era più puro di tutti loro messi insieme, tanto che non c’era invidia nel suo cuore.
Amicizia/amore
“Raccontare l’amore non passerà mai di moda”
Questa è la frase che troviamo a inizio romanzo. L’Amore ne “Gli Indesiderabili” abbraccia tutto il campo semantico del termine (dall’amore archetipico tra uomo e donna, dolce, appassionato e struggente, a quello anticonformista che assale le convenzioni sociali, all’amore parentale, all’amicizia, all’amore non contraccambiato, alla disperata ricerca d’amore). Le coppie che vediamo formarsi sono particolari, ma recuperate alla normalità per i sentimenti che vivono e per come li vivono. Ogni personaggio vive incontri che lo segnano, spesso in modo anche doloroso.
-Altri temi correlati tra loro sui quali il lettore è chiamato a riflettere:
Rapporto genitori e figli
Tradimento
Bene/Male
MESSAGGIO: superare i propri limiti, con coraggio e determinazione.
AMBIENTAZIONE
L’esposizione universale non poteva che attirare un’ondata di curiosi di tutte le età, nazionalità, ceti sociali e professioni. Martin era eccitatissimo, osservava ogni marchingegno con scrupolosa attenzione e non la smetteva di far funzionare i macchinari elettrici; lo attraevano terribilmente le lampadine, per non parlare di quegli aggeggi strani che parlavano, arrivati dall’Italia.
Con “Gli Indesiderabili”, il lettore è trasportato, come detto, nella società in pieno sviluppo della Belle Èpoque, parentesi felice e gloriosa, a cavallo tra Ottocento e Novecento, non comunque esente da stranezze e superstizioni (l’isteria “curata” con gli esorcismi, la bruttezza considerata espressione del male, la diversità vissuta come un pericolo per la società ecc.). La ricostruzione storica è curata e fornisce una visione d'insieme della società e dei costumi. L’autrice si è documentata a dovere, dando al lettore la possibilità di respirare le atmosfere dei luoghi citati (Parigi, con il Giardini del Lussemburgo, la basilica del Sacro Cuore a Montmartre in costruzione, la torre Eiffel, i locali e gli spettacoli tipici dell’epoca, e Vienna e Budapest). Anche l’aspetto socio-culturale è catturato con attenzione. I riferimenti storici reali si amalgamano all’invenzione in modo armonico (vedi i personaggi reali, come l’illusionista Houdini e l’architetto Eiffel, ideatore del monumento più famoso di Parigi, e luoghi ben noti, come il Moulin Rouge e il Cirque d’Hiver).
STILE NARRATIVO
Lo stile della Mura, scorrevole, appropriato e coerente con l'epoca tratteggiata, ha il pregio di immergere il lettore nel contesto storico nel quale si svolge la vicenda con grande naturalezza. Fin dall’inizio il lettore non vede l’ora di scoprire in che modo le vite dei protagonisti s’intreccino. I dialoghi sono ben ritmati con la parte narrativa. La scelta di un narratore eterodiegetico non impedisce di entrare nelle vicende, di sentire i sentimenti e le emozioni dei personaggi. Il pathos non viene mai meno. L’autrice non lascia nulla al caso e si vede che ha lavorato il romanzo con dedizione e impegno.
Consigliato a chi non ha paura di commuoversi e di sorridere, di lasciarsi sorprendere da una storia che si svela nei suoi misteri a poco a poco.
NOTE SULLA COVER
Ho apprezzato molto la copertina (non accede spesso). Si vede che è stata studiata con cura: due volti di profilo e di colori diversi, che guardano in direzioni opposte (dualità bene/male?). Sullo sfondo una basilica, di certo non casuale.
ACQUISTA SUBITO:
Sono tanto commossa da questa meravigliosa recensione, Eli. Grazie davvero di cuore.