Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro
(Umberto Eco)
I genitori ti insegnano ad amare, ridere e correre. Ma solo entrando in contatto con i libri, si scopre di avere le ali.
(Helen Hayes)
Vivere senza leggere è pericoloso, ci si deve accontentare della vita, e questo comporta notevoli rischi.
(Michel Houellebecq)
Tre citazioni che esprimono con parole semplici quanto sia importante la lettura per vivere una vita piena e ricca. Leggere, è noto, offre solo benefici: stimola l’immaginazione, accresce il nostro bagaglio di conoscenze, acuisce il nostro senso critico e la nostra sensibilità, aumenta le connessioni del cervello, rallenta l’invecchiamento, previene le forme di demenza e riduce il nostro livello di stress. Tuttavia, i lettori oggi sono una razza a rischio d’estinzione, una razza che andrebbe protetta, perché il mondo va avanti soprattutto grazie a chi, come loro, non ha paura di mantenere i neuroni in attività.
Possiamo affermare, senza tema di errore, che i lettori migliorano la società. Quindi perché non essere lettori? Non c’è una sola valida motivazione per non esserlo, se non la pigrizia mentale che è uno dei cancri della società. Non c’è una sola valida ragione per non impegnare due minuti del proprio tempo per scegliere un buon libro. Non c’è una sola valida ragione per non navigare sui siti dei cosiddetti “piccolo-medi editori” e scoprire i loro preziosissimi tesori.
In questa intervista conosceremo meglio la giovane casa editrice Words Edizioni. Ovviamente stiamo parlando di una vera casa editrice e non di una tipografia mascherata da casa editrice che chiede contributi agli autori (se mi paghi, ti pubblico). Words Edizioni si distingue per i titoli originali e per il serio e accurato lavoro di editing (posso affermarlo per esperienza diretta come lettrice).
Ringrazio l’editore Anita Sessa per essersi prestata all’intervista e aver risposto pazientemente a tutte le domande.
Com’è nata la casa editrice Words?
Words Edizioni nasce in maniera embrionale nell'estate del 2019. Era un progetto a cui pensavo da anni, che si è concretizzato, nel tempo, con l'aiuto di persone che condividevano lo stesso sogno. Mentre la riflessione pre-partenza è stata lunga, concretizzare l'apertura della casa editrice e passare alla pubblicazione di romanzi è stato un passaggio relativamente breve: a novembre 2019 siamo nati legalmente, a gennaio 2020 abbiamo pubblicato il nostro primo romanzo.
Che cosa vi contraddistingue rispetto ad altre case editrici?
Credo l'originalità. E non è facile in un mondo, come quello editoriale, in cui si tende troppo spesso ad omologarsi per compiacere masse di lettori. Noi preferiamo avere un pubblico critico, più esigente, perché per primi siamo esigenti. Dalla ricerca dei manoscritti alla realizzazione delle cover, tutto va nella direzione dell'originalità, dell'avere una voce propria che emerga dalla massa e si elevi al di sopra delle altre, che attiri l'attenzione. Per fare questo, ovviamente si deve essere supportati dalla qualità del contenuto. Una bella confezione non sempre rivela un contenuto di sostanza. In Words Edizioni cerchiamo ottimi contenuti e li confezioniamo ad hoc, con cura e dedizione. La parola è importante, è capace di rivoluzionare vite e di sedare conflitti, di ammansire e infiammare. È rivoluzione ed evoluzione.
Cosa significa oggi essere un editore indipendente?
Fare i conti con la crisi, soprattutto a seguito della pandemia. E intendo proprio fare i conti, calcolatrice alla mano se come me siete delle schiappe in matematica. È sicuramente dura, ma non impossibile. Ovviamente i tempi sono quelli che sono e la cultura è uno di quei settori che ha maggiormente risentito della crisi socio-economica da Covid. Noi ci siamo ritrovati, dopo appena due mesi di apertura, con librerie chiuse e nel caos del lockdown. Abbiamo portato avanti il progetto con coraggio, con dedizione e adeguandoci ai tempi, pur restando fedeli alle nostre idee. Più di tutto, situazione contingente a parte, essere un editore indipendente oggi vuol dire avere due cose: il coraggio, di osare e di scommettere su un settore che ha delle voragini interne non da poco, e la speranza, che la cultura e i libri possano ancora essere veicolo di emozioni.
Cosa vuol dire svolgere il mestiere di editore?
Io sono un piccolo editore, direbbe qualcuno. Io preferisco dire "un editore in piccolo". Non facciamo nulla di diverso dalle grandi case editrici, lo facciamo solo in maniera più contenuta. L'editore deve saper orientare una macchina aziendale composta da diverse figure, tenendo ben dritto il timone affinché non si finisca fuori rotta. Nelle piccole realtà, come la mia, l'editore svolge spesso anche altri ruoli: non è solo "chi ci mette i soldi". Io, ad esempio, spesso mi occupo della selezione finale dei manoscritti, dopo il primo giro di boa per intenderci, ma anche della revisione ultima dei testi (mi piace sapere tutto sulle nostre pubblicazioni), oltre che della gestione dei social.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo voi, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
Ce ne sono diversi: tampinare l'editore con mille mail, ad esempio, non è un buon modo di presentarsi. Bisogna avere pazienza. I tempi di valutazione non sono standard, e alle volte passano dei mesi prima di riuscire a dare una risposta. Presentarsi come l'autore dell'anno nemmeno aiuta, come non aiuta mandare già la cover del romanzo o libri "già perfettamente editati": se li avete, pubblicateli. Altro errore è inserire una serie di informazioni inutili all'interno della mail di presentazione: tutto ciò che è utile è il manoscritto, una sinossi completa e una breve nota biografica.
Il mondo editoriale ormai è molto ampio, le case editrici sono davvero numerose e in molti optano per l’auto-pubblicazione. Perché un autore dovrebbe rivolgersi a voi?
È la domanda che mi sono posta all'inizio di questa avventura. La risposta sta nella serie di servizi che una casa editrice è in grado di offrire: un editing accurato e fatto da professionisti del settore; una grafica accattivante che completi il pacchetto editoriale; promozione del libro; la possibilità di accedere a eventi fieristici in maniera del tutto gratuita per l'autore; l'arrivo in libreria. Sono servizi che per i self publisher hanno un costo alle volte proibitivo e sono quelli, invece, che una casa editrice deve curare al massimo per fare la differenza.
Quanto per voi è importante la figura dell’editor per accompagnare l’autore nella fase antecedente alla pubblicazione?
Le editor sono le persone di cui mi fido di più. Le ho scelte personalmente, essendo maniaca del controllo non mi è facile affidare a qualcuno un ruolo chiave. Perché appunto, l'editor è il cuore di una casa editrice, e il suo lavoro decide le sorti di un libro. Un errore di editing può costare veramente caro. È una fase delicata, l'editing, che ci porta via dai tre ai sei mesi di tempo per ogni testo. Ma i risultati si vedono.
Che cosa cercate e che cosa escludete?
Questa è difficile. Non sappiamo cosa cerchiamo fino a quando non lo troviamo. Non ci precludiamo nulla, al momento le uniche cose che non valutiamo sono le poesie infatti. Un testo, per conquistarci, deve essere fresco, originale, non qualcosa di già visto e sentito. Sembra difficile da trovare, e invece abbiamo scoperto che in giro ci sono voci che meritano tanto di essere ascoltate.
Avete una visione del mondo rilevabile da una citazione o un’immagine in cui rispecchiare i vostri propositi editoriali?
Credo sia tutto racchiuso nella nostra mission: "Vogliamo proporvi buoni libri. Vogliamo regalarvi emozioni."
Quali caratteristiche cercate in un autore?
Che abbia qualcosa da dire e che condivida la nostra mission. Un autore disposto a mettersi in gioco è un autore che fa al caso nostro.
Come scegliete un manoscritto?
I manoscritti che arrivano in redazione vengono vagliati in prima battuta da un comitato di lettura. Fatta una prima scrematura, li rileggo personalmente per capire quale può fare al caso nostro. Come dicevo prima, cerchiamo sicuramente originalità. Alle volte rinunciamo a dei buoni manoscritti, però, perché magari non sono compatibili con il nostro calendario editoriale, che viene fatto l'anno prima per quello successivo. Al momento abbiamo, ad esempio, l'intera lista di pubblicazioni fino a giugno 2022.
Qual è stata la prima pubblicazione della vostra c.e. e perché la scelta è ricaduta proprio su quel testo?
La nostra prima pubblicazione è stata "Il Farabutto e la Sgualdrina" di Pitti Duchamp. Si tratta di un romance ad ambientazione regency. Sono diversi i fattori che ci hanno portato a sceglierlo come nostro primo romanzo. Pitti è un'autrice conosciuta e molto seguita, quindi a livello di marketing ci ha fatto gioco puntare su di lei in prima battuta. Anche il genere è tra i più letti. E il titolo del libro è stata un'altra scelta vincente, poi: un'operazione di marketing bella e buona, tutti ne parlavano, incuriosiva i lettori sul contenuto del testo. Abbiamo discusso se tenerlo o meno, all'inizio, si poteva tranquillamente scivolare nel baratro del poco buongusto con un titolo simile. Tuttavia, abbinato alla delicatezza della cover, l'effetto è stato sorprendente. La strategia di comunicazione che abbiamo adottato da lì in avanti ha fatto il resto. Il libro è stato un successo.
Che cosa pensate dell’“editoria” a pagamento?
Semplicemente, non è editoria. L'editoria si assume dei costi, con coraggio al giorno d'oggi. L'editoria a pagamento incassa solo parte delle royalties che spettano di diritto all'autore.
Quali generi narrativi e stili preferite?
Come dicevo prima, leggiamo e valutiamo di tutto. Se il libro è valido, puntiamo su di esso e sull'autore a prescindere dal genere e dallo stile.
Preferite il cartaceo o l’ e-Book?
Personalmente il cartaceo. L'idea di libro non riesco a dissociarla dall'odore della carta stampata.
Quali progetti avete per i prossimi anni?
Crescere, sempre di più. Stiamo preparando il nostro primo audiobook e la prima graphic novel. Puntiamo a diventare una casa editrice classica, ma con elementi innovativi dettati dalla voglia di sperimentare.
Che cosa vi rende soddisfatti di questo mestiere e che cosa no?
Per chi ama i libri, leggere storie così variegate è il Paradiso. La gioia di vedere un sogno trasformato in realtà di carta e parole è bellissima. Il lato negativo è che spesso si deve mettere da parte la lettura a puro scopo ricreativo personale.
A vostro avviso perché siamo più un paese di aspiranti autori che non di lettori e di chi è la responsabilità se, soprattutto la poesia, si legge così poco?
Perché siamo un paese in cui la gente pensa di saper fare più e meglio degli altri, spesso senza avere la minima competenza in materia. Scrivere, nella mente di chi non tiene davvero alla scrittura, è un qualcosa di poco conto e da fare con poco sforzo. Leggere richiede pensiero critico, mente aperta, la capacità di mettere da parte le proprie convinzioni e abbracciarne di altre se necessarie. Mettersi in discussione, insomma. Quanti sanno mettersi davvero in discussione al giorno d'oggi?
Volete dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Scrivete per emozionarvi, per liberarvi, per esprimervi. Caricate le parole delle vostre emozioni. Non scrivete mai per "mestiere", per obbligo o, peggio ancora, spinti dal miraggio di un facile guadagno.
Che cosa pensate delle agenzie letterarie?
Per la mia esperienza, li trovo intermediari inutili: promuovono autori che possono permettersi agenti, non sempre autori che meritano. Di contro, però, ci sono agenti letterari che fanno il loro lavoro in maniera seria. Come in tutte le cose, ci sono due facce della stessa medaglia. Sta a noi cercare di capire la realtà delle diverse situazioni.
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Vi invito caldamente a farvi del bene visitando il sito di Words Edizioni e scegliendo un libro dal catalogo: